Da Umberto Croppi un appello per la Cultura (non solo) a Roma

immagine per Umberto CroppiRiceviamo e volentieri pubblichiamo, anche in relazione a un nostro precedente articolo sulla questione [Umberto Croppi e la questione (non solo) romana] e sui tanti che abbiamo scritto sul tema della Cultura e della Formazione in Italia.

Questo contributo si collega direttamente all’incontro: lunedì 7 febbraio 2011, ore 18, Teatro Quirino: PARLIAMO DI ROMA ma contiene tanti spunti di riflessione che vanno oltre la singola iniziativa e l’autorevole testo qui firmato. Per questo motivo l’accogliamo, come ulteriore spunto per un confronto su un argomento che ci preme e ci coinvolge tutti.

“Per quasi tre anni ho ricoperto l’incarico di assessore alla cultura e alla comunicazione del Comune di Roma. Seppure interrotta è stata un’esperienza importante che mi ha consentito di conoscere a fondo le esigenze, gli elementi critici, le potenzialità dell’intero sistema culturale della città.

Roma non è una città come le altre e la cultura, in tutte le sue espressioni, rappresenta la struttura stessa della sua vita sociale, del tessuto economico, del suo immaginario.

Roma, più di ogni altro luogo al mondo, ha bisogno di una visione culturale che ne disegni le prospettive: urbanistica, decoro, infrastrutture, servizi non possono essere pensati come fattori slegati da una capacità progettuale completa e unitaria.

Ma c’è un’altra cultura che per Roma è necessario ripristinare, una cultura che è al tempo stesso civica e giuridica, quella della definizione delle regole e del loro rispetto, a partire da chi la governa.

In questi tre anni ho lavorato insieme alla città, con le migliaia di operatori che della cultura fanno la propria professione o la propria passione. Ho ascoltato, imparato, mi sono rimboccato le maniche e, insieme a loro – insieme a voi – ho cominciato a disegnare, a costruire un progetto, a dimostrare, spesso, che le cose si possono fare. Ho contribuito a realizzare una rete importante di competenze, di esperienze, di volontà.

La mole e la qualità degli attestati che ho ricevuto, una volta costretto a lasciare, mi caricano di una responsabilità cui non intendo sottrarmi. Si tratta di centinaia di frammenti che compongono una storia complessiva, una società diversa da quella rappresentata dalla politica nelle istituzioni. E’ una società migliore e più consapevole.

Intendo quindi continuare la mia azione offrendomi come strumento di aggregazione, contribuire alla creazione di un movimento che abbia come fondamento quel senso civico ormai estraneo alla classe politica e che si proponga come nuova classe dirigente.

Chiedo quindi a tutti coloro che ritengono sia possibile tracciare percorsi nuovi e rivendicare un ruolo attivo nella costruzione del nostro futuro di accettare questo mio primo invito: racconterò una storia edificante della politica italiana (meglio di quanto abbia potuto fare in conferenze stampa e interviste) e condividerò, ancora una volta, le linee di un progetto, verificando insieme a chi ci sarà la forza di un possibile pensiero nuovo nella politica cittadina. Ché, in fondo, parlare di Roma è un modo per parlare dell’Italia”.

Umberto Croppi

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