Street Art. Il IV Festival delle arti di strada al Rione Borgo

Street Art - Elena Malù

Una fresca immersione nella fantasia, semplice e surreale, nelle strade e piazzette di un borgo antico, a Roma. Il Municipio  XVII, con gli accorpamenti effettuati dal Comune diventato anch’esso Municipio I°, ha organizzato attraverso Argillateatri, due giorni di “Street Art” nel quadrilatero di Borgo: Borgo Vittorio, Piazza delle Vaschette, Via degli Ombrellari, Borgo Pio, Piazza del Catalone.

Necessario ritrovare la sana curiosità infantile a scoprire nei punti teatrali, movimentati a rotazione, le continue performances di una ventina di artisti di strada con le loro pedane, i tappeti colorati ed i loro attrezzi di scena. Ma soprattutto quella loro estroversa e fantasiosa comunicativa che accorcia le distanze con chi li guarda, li segue e prova ancora emozioni. Quello che la fredda e convenzionale televisione, il passivo e stanco teatro, l’elucubrato e tecnicizzato cinema non danno più.

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Rione Borgo, con le sue strade ormai turistiche, piene di souvenirs, ristoranti, alberghi, sfogo naturale dei pellegrini delle adunate di Piazza San Pietro, è diventato ormai un luogo globalizzato. Non emergono più le sue botteghe artigiane, i suoi portoni aperti sui cortili e la verace gente romana. La colonizzazione internazionale lo ha privato delle sue caratteristiche peculiari e gli abitanti sono ormai rintanati dietro le loro persiane chiuse al rumore ed alla vista dei forestieri. Una manifestazione popolare ed antica come i giochi circensi uniti al teatro di strada ha rivitalizzato per due giorni il suo passato. Quando l’attore Bombolo ancora passava per quelle strade a vendere stoffe e lenzuola, gli arrotini, i pescivendoli ed i vignaroli animavano queste vie, facendo affacciare, scendere in strada gli abitanti, con le loro chiamate pubblicitarie a voce alta.

La sfilata della corte dei miracoli degli artisti di strada, con le donne sui trampoli, le biciclette, le maschere, i giocolieri hanno ridato eco per un attimo alla vita, ai giochi festaioli ed alle antiche abitudini del quartiere. Dietro come in processione tanti genitori con i bambini al collo, in carrozzina, per mano. Perché il circo è stato ed è ancora per i bambini. I quali hanno avuto laboratori di più discipline nelle due mattinate e giochi di lanciatori di coltello, mimi, clown, mangiatori di fuoco, danzatori, musicisti a gettone, funamboli, burattini, ecc. nei pomeriggi.

Fino ad arrivare la sera della domenica al Gran Galà finale per i più appassionati e di palato fine, quando gli artisti, pieni di impegno personale e fantasia sfrenata, hanno dato il meglio di se, in un crescendo di arte pura e genuina. Dopo le parole sentite sulla difesa della cultura da parte della Presidente del Municipio, Antonella De Giusti, condotto dall’irreprensibile affabulatore Ivan Cozzi, è iniziato un caleidoscopico spettacolo di oltre due ore di Artisti (con la A maiuscola), grandi professionisti della mimica, del corpo, della parola, della musica.

Inizia con Ivan Cozzi che fa da spalla ai burattini di Roberto Negri. Un lupo cattivo addestrato da Pulcinella, ironico ed irriverente che omaggia con rose e salsicce e strappa applausi per la sua vivacità.

E’ la volta di Pepino Sosofone e Fedele Ukulele, che vendono musica a getto continuo come un juke-box, da quella dei cartoni animati, a quella degli anni ’40, passando per il dixieland, il valzer, il boogie, il tango, il rock, fino alle loro divertentissime canzoni. Con gran senso di satira garbata e battute intelligenti nello spirito della festa.

La musica tradizionale dell’India (West Bengal) arriva con Kalipada Adhikari Pakhi, cantante Baul e maestro di percussioni (Sri Khol, Tabla). Ritmi e suoni colorati, a tratti coinvolgenti. Pakhi collabora con alcuni gruppi italiani di musica folcloristica e si sente.

Floriana Rocca, a sua volta, incanta con le sue mirabolanti manipolazioni di oggetti (conctat juggling) arrivando a far vivere, a contatto con le sue braccia, anche sei sfere traslucide insieme. Una luminosa e divertente giocoleria.

La Compagnia Circolì con i bravi  Germano‘Fulminato’ Coli (rolabola e monociclo) ed i suoi spettacoli di fuoco nel buio, di forte impatto visivo, ed Elena ‘Malù’ Cornacchia e le sue performances sui cerchi e sui tessuti aerei.

Laura Piergiacomi e Roberto Pacifici propongono in atmosfera esotica latino- americana, con eleganza ed intensità, un Tango Classico di Riccardo Malerba (1930) ed un Tango Nuevo di Natalia Clavier del 2009.

Nino Mallia (Ninomimoninò) che ha studiato a Parigi presso l’Ecole de Mime Corporal diretta da Etienne Decroux e quella di Steve Wasson e Corinne Soum, propone un ‘risveglio di primavera’ in cui in una atmosfera fantastica tutta la natura prende vita.

Danilo Muscarà ci fa vedere la spettacolarità dei passi delle nuove tendenze dell’hip hop. Sembra un meraviglioso pupazzo animato che si incanta in uno strano movimento ad orologeria, vivace e moderno.

Scott Fair, in nero come un cavaliere del deserto, è fuoco di luce che si fa spettacolo. L’americano acrobata, giocoliere si immerge in una atmosfera di fuoco, in un crescendo pirotecnico nel buio.

Sasha Aleksovski, mimo, usa un movimento ciclico, che attraverso un cerchio orizzontale ed uno verticale chiude un otto. Apre una porta e si tuffa, si specchia e diventa bambino. Un filosofo che narra una nuova storia sui mimi.

Marzia Feraudo sui suoi trampoli muove l’aria con un nastro che disegna grandi geometrie. La intensa ‘Zizì’ racconta poi la storia di una stupenda enorme farfalla scivolando con grazia infinita tra palco e spettatori. Grazie Marzia per le tue aeree immaginifiche figurazioni.

Il Blue Red Trio con Valerio Rodelli (organetto), Massimiliano Felice (organetto)  e Matteo Giuliani (chitarra) ci rallegra e ci sazia nella nostra voglia di musica. Un pot-pourri di raffinata musica folk, balli francesi, mazurche, polske, borre che coinvolgono. Un vero e proprio laboratorio musicale.

Silvia Martini (Pisykopatika) ci incanta con le sue giocherie con i tanti cerchi colorati che fa roteare intorno a se. Sembrano animazioni e movimenti facili ma poi ci si accorge delle importanti dissociazioni e della sua bravura costante e continua.

Giuseppe Luciani, cuntastorie, ci racconta la nascita e la morte dell’isola Ferdinandea nel 1836 e del grottesco Re Ferdinando di Borbone. Tra un serio racconto teatrale, un pezzo da giullare, una scena guitta ed un pezzo vernacolare ci narra dell’isola di plastica dei nostri oceani…

E poi lo spettacolo dei Tandava (Marilù Nardelli ed Edoardo Sartorio Costas) con la loro arte marziale (Kalaripayyattu), la più antica esistente,  dove c’è coordinazione, forza, potenza ed agilità. Esercitata anche con un fuoco, accompagnato dal ritmo di un tamburo, così veloce ed allo stesso tempo così enorme da far trattenere il respiro per la grande partecipazione.

Infine il piacere di vedere gli artisti di strada che si affratellano per aver fatto vivere la loro passione ancora una volta, soddisfatti che la loro ‘Arte’ ha potuto mostrarsi tutta, in questo Festival di “Street art” in due giorni, per tutti da ricordare.

 

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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