55a Biennale di Venezia, alla Fondazione La Masa c’è il Giappone. Unattained Landscape – Paesaggio Incompiuto

Alla Fondazione Bevilacqua La Masa, durante il periodo della 55esima Biennale di Venezia, si svolge Unattained Landscape – Paesaggio Incompiuto, una mostra che si incentra sulla cultura del Giappone, realizzata dalla Japan Foundation insieme alla Fondazione Bevilacqua La Masa. Artisti giapponesi e internazionali, attraverso vari linguaggi – arti visive, film, audio, performance, letteratura, manga e design -, si ispirano alla contemporaneità del Paese sottolineando, ognuno a suo modo, la relazione con la tradizione e l’attualità di questa nazione, con incursioni anche in altre culture. L’approccio con cui gli artisti si accostano a varie tematiche, è totalmente libero e si sviluppa tramite i talenti individuali che creano un mosaico di espressioni ed espressività che si completano. Il progresso continuo e il succedersi veloce di scienza e arte, che si attuano in Giappone, portano i creativi coinvolti a analizzare da punti di vista diversi la complessità della società.

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La mostra è concepita come un percorso aperto in cui si passa da una stanza all’altra immergendosi nelle opere più disparate a sottolineare le diverse personalità degli artisti che riescono, attraverso i diversi medium utilizzati, a restituire un messaggio articolato con sguardi altri e particolareggiati. Aspetto dominante è il contatto con il territorio in una società globale dove i confini fra le nazioni sono labili: ciò porta ad una concezione temporale dilatata nella strutturazione delle culture. Il Giappone in questa esposizione si percepisce nel suo immaginario più diversificato, e in continuo mutamento.

Appena entrati nella prima sala si incontra un’installazione di Jim O’Rourke in cui monitor proiettano sei opere di videoarte diverse, che si possono vedere in loop in una stanza a parte. I temi di questi lavori toccano vari concetti e forme di comunicazione: i confini fra il mondo umano e quello naturale, l’amore visto dall’occhio di uno studente imbranato, la confluenza fra ciò che si vede e ciò che l’orecchio percepisce, la spiritualità che si esprime in un tempio affollato di persone che pregano per l’arrivo dell’anno nuovo il giorno di capodanno, spiritualità goduta tramite la visione di un personaggio che lì suona la chitarra, poi la trasformazione di un manga in opera audiovisiva, e ancora una storia d’amore bizzarra di una donna che conduce un autobus. Di fronte all’installazione è esposta TP #0116 di Maurizio Cattelan & Pierpaolo Ferrari che consiste in lavori in cui si alternano volti di uomini e teste d’animali. Accanto dieci disegni senza titolo di Keren Cytter ci portano in una dimensione immaginifica. Rirkrit Tiravanija presenta Untitled (Scent from the Unknown of the Unknown) in cui centrale è la misura di ciò che è sconosciuto. Di Marina Abramović è esposto un disegno delicato dal nome Dream. Tacita Dean con Prototypes for Kyogi Postcard Edition 1-6 riproduce un’onda, che è considerata il simbolo del Giappone, attraverso opere pittoriche. Nella sala ancora una installazione, questa volta di fumetti, dal nome GANTZ realizzata da Hiroya Oku: pannelli che si possono comporre sono suddivisi in parti che raccontano storie provenienti dalla cultura giapponese, ma la vera particolarità è che le scritte accostate alle immagini sono espressione dei rumori che si possono visualizzare nel fumetto. Un’intera stanza è dedicata a Shuji Terayama: l’artista ricopre tutta la sala di manga ed espone un video in cui i bambini sembrano appartenere al mondo degli adulti, e gli adulti sembrano ritornare bambini; commovente il finale: un bambino con un fucile costringe una donna discinta a spogliarsi e si attacca al suo seno. Tomoko Yoneda realizza fotografie di interni abitativi con un’estetica pulita e un occhio quasi voyeuristico. Mentre Simon Fujiwara con Letters from Mexico crea installazioni complesse in cui si sviluppano luoghi comuni che ci accompagnano quando pensiamo alla cultura messicana. Nell’ultima sala si può vedere la proiezione audiovisiva di Meiro Koizumi dal titolo Death Poems for the Living Mouth of Tokyo, in cui la capitale del Giappone è indagata sotto vari aspetti: culturali, architettonici, sociali, di relazione fra le persone.

La mostra è a cura di Didier Faustino, Akiko Miyake e Angela Vettese. Gli assistenti curatori sono Sumi Hayashi e Sachiko Namba, mentre il design è stato affidato al Bureau des Mésarchitectures. Il Catalogo e il design grafico sono di Zak Kyes/Zak Group.

Fino 20 ottobre 2013 Fondazione Bevilacqua la Masa Palazzetto Tito Fondamenta di Rio San Barnaba. Info: 0081353696063; www.bevilacqualamasa.it

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Claudia Quintieri, classe ’75, è nata a Roma, dove vive e lavora. Si è laureata in Lettere indirizzo Storia dell’arte. È giornalista, scrittrice e videoartista. Collabora ed ha collaborato con riviste e giornali in qualità di giornalista specializzata in arte contemporanea. Nel 2012 è stato pubblicato il suo libro "La voglia di urlare". Ha partecipato a numerose mostre con i suoi video, in varie città. Ha collaborato con l’Associazione culturale Futuro di Ludovico Pratesi. Ha partecipato allo spettacolo teatrale Crimini del cuore.

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