Immersi nell’Oltrenero. Soulages a Villa Medici

Pierre Soulages è considerato uno dei più importanti artisti francesi, pietra miliare dell’arte del Novecento e seguace di un astrattismo ancora in grado di comunicare lirismo e profondità nella fragilità dell’epoca contemporanea, sopravvivendo alle crisi e ai rivoluzionamenti dell’arte, dal periodo Informale fino ad oggi.
Villa Medici rende omaggio all’artista, in Italia per la prima volta, con una mostra realizzata attraverso la collaborazione di Éric de Chassey, direttore dell’Accademia di Francia, e Sylvie Ramond, direttrice del Musée des Beaux-Arts di Lione.

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Soulages nasce a Rozes, nel sud della Francia, nel 1919. Il suo interesse per il mezzo pittorico e in alcuni casi scultoreo, non viene scalfito dagli sconvolgimenti artistici del ‘900 e le sue indagini continuano a proseguire fino a oggi, nonostante i 93 anni d’età. Riconosciuta universalmente sin dalla seconda metà degli anni ’40, l’esperienza artistica di Soulages si evolve tra Parigi e il luminoso atelier di Séte, acquistando un prestigio sempre maggiore attraverso le numerose esposizioni collettive e personali, culminate nella grande retrospettiva che nel 2009 ha avuto luogo al Centre Pompidou.

Fedele nel perseguire una linea di astrattismo poetico e personale, la sua opera si sviluppa attraverso la sperimentazione di diverse tecniche. Mutano i materiali, dalla china, al carboncino, all’olio fino all’acrilico, e mutano i supporti: tela, legno, carta e vetro. Ciò che rimane invariato nella quasi totalità dei suoi lavori è la tinta, inesorabilmente e oltremodo nera.

Outrenoirs sono i lavori a cui l’artista si dedica quasi esclusivamente a partire dalla fine degli ’70, opere che dimostrano come la scelta dell’oscurità scaturisca in realtà da un forte interesse per la luce. È il riflesso della luce che rende vive le creazioni di Soulages e che permette a chi le guarda di andare al di là di superficie e colore.

L’intero processo di realizzazione, come egli stesso afferma nella video intervista di Agnés Varda presente in mostra, è concepito come un’immersione. Il supporto, steso per terra, viene fronteggiato dall’alto, mediante un sistema di travi che permettono a Soulages di rimanere all’interno del quadro, in una dimensione che acquisisce la sua autonomia e si completa lentamente attraverso l’interazione con il suo creatore. Quando sembra aver preso forma, l’opera viene appoggiata al muro per alcuni giorni. È qui che ha la possibilità di compiersi autonomamente, attraverso l’interazione con la luce. Alcuni dei lavori si finiscono da soli, alcuni reclamano un ulteriore intervento, mentre altri non possono che rimanere incompiuti, per cui l’unica soluzione è cremarli e confinarli nel cimitero delle tele, in un angolo del giardino, nella dimora dell’artista.

L’ampia selezione delle opere presenti in mostra predilige gli acrilici su tela, realizzati tra il 2000 e il 2012, organizzati spesso in polittici che alternano superfici lisce e a rilievo, ora in contrasto e ora in continuità, alimentando nello spettatore una percezione tattile che si fonde a quella visiva, resa cangiante dai mutamenti della luce.

Le onde, gli incavi, i rilievi seguono i loro percorsi, tra perfezione e imperfezione, materia e segno. Tutto contrassegnato da una forte e riconoscibile personalità. Ogni creazione gode di vita propria, etichettata da un titolo che si riferisce al formato e che riporta la data di compimento, completa di mese e giorno. Alcune di esse, le più grandi, si divincolano dalle pareti prendendo posto all’interno dello spazio, appese al soffitto nel mezzo delle sale, con telaio a vista. La sperimentazione di questo tipo di allestimento è dovuta alla voglia dell’artista di eliminare le cornici dei suoi quadri, che in questo modo smettono di essere considerate finestre e raggiungono lo status di cose, allo stesso modo delle sculture, che possono essere messe a confronto in profondità, all’interno dello stesso spazio tridimensionale. Pecora nera della mostra è Peinture 102 x 130 cm, 20 mars 2012, l’unico dipinto bianco, esposto per la prima volta in questa sede.

La valenza plastica che assumono le opere attraverso le mani dell’artista conferisce loro una resa scenica che sembra essere stata allestita in funzione dell’incontro con lo spettatore. Anch’egli come il creatore, raggiunto lentamente il contatto con la loro dimensione, vi si ritrova dentro e, ancora una volta, vi si immerge.

 Info mostra

  • Soulages XXI secolo
  • Villa Medici, Accademia di Francia, Roma
  • Dal 2 marzo al 16 giugno 2013
  • Telefono per informazioni: +39 348 7460312/ 335 5380932
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Giulia Conti nasce a Roma nel 1986. Nel gennaio 2012 si laurea in storia dell'arte contemporanea all'Università di Roma La Sapienza con il professor Claudio Zambianchi. Durante gli anni di studio lavora in ambito museale ed effettua esperienze nel campo della didattica dell'arte. Prima di terminare la carriera universitaria collabora all'allestimento della mostra di Carlos Amorales al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Trascorre in seguito due mesi a Città del Messico, dove lavora nello studio dell'artista messicano, sul quale scrive la sua tesi di laurea magistrale. L'esperienza vissuta le permette di pubblicare due articoli su una prestigiosa rivista di settore.

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