La mostra che non ho visto #32. Raffaele De Martino

Raffaele De Martino, ritratto fotografico di Sonia Di Gennaro
Raffaele De Martino
ritratto fotografico di Sonia Di Gennaro

Si tratta di desiderio. La mostra che avrei voluto vedere, ma non ricordo per quale circostanza non ho visto, è collocata in un tempo che si può dire passato. Il 2004.
Eppure..

Si tratta di Hiroshi Sugimoto a Capodimonte, a Napoli.
Affascinato dalle immagini di un fotografo, di cui conoscevo appena il nome sussurrato, avevo costruito un proposito, un appuntamento, un momento in cui mi sarei dedicato alla contemplazione delle opere fotografiche di questo grande maestro giapponese.

E sognavo questi scenari fatti solo di mare e cielo, cielo e mare, oceano, acqua, cielo, aria, solo quello.
Eppure.
Immagini di immensità, di infinito rappresentato in forma bidimensionale e toni di grigio, formati quadrati e grandi dimensioni. Forse un sogno sognato una mostra che ho visto lo stesso.
Ma quello che non ho visto è l’immagine che sa procedere senza spiegare, suscitare senza raccontare. Quasi si trattasse sempre della stessa foto sempre diversa.
L’orizzonte.

Forse non ho voluto vederla, forse quei lavori, quelle immagini quel sentire l’ho percepito così vicino alla mia volontà di fare che ho preferito mancare all’appuntamento e coltivare una mia personale visione dell’orizzonte, di un quadrato fatto solo di cielo e di mare, acqua e aria.

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Nato mezzo secolo fa a Roma e morto nel futuro, non attraversa di buongrado la strada senza motivo. Impiegato prima in un forno in cui faceva arte bianca poi del terziario avanzato, da mancino dedica alle arti maggiori la sola mano sinistra. Allestisce, installa, fa deperire, dimostra, si confonde, è uno scadente imbonitore, intelligentissimo ma con l’anima piuttosto ingenua. Ha fondato in acqua gli artisti§innocenti, gruppo di artisti e gente comune, che improvvisa inutilmente operette morali. Tra suoi progetti: la Partita Bianca (incontro di calcio uguale), una partita notturna tra due squadre vestite di bianco, a cura di ViaIndustriae, Stadio di Foligno 2010 e, in versione indoor, Reload, Roma 2011 e Carnibali (per farla finita con i tagliatori di carne), Galleria Gallerati, Roma 2012.
Ha contribuito alla performance collettiva TAXXI (Movimento di corpi e mezzi al riparo dalle piogge acide contemporanee) prodotto dal Dipartimento Educazione del Maxxi nel 2012. Sua la cura del Premio città etica (per l’anno duemilae...) e del Premio Retina per le arti visive.

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