Donatella Spaziani a Napoli. Era di maggio

Nel lavoro di Donatella Spaziani la narrazione irrompe con urgenza all’interno della cornice fotografica. La mostra 15 maggio curata da Maria Savarese alla galleria Dafna di Napoli presenta un corpus di dodici lavori realizzati tra il 2005 e il 2011 che documenta le diverse tecniche che l’artista adopera in funzione della miglior resa espressiva: alcuni autoscatti a colori, una serie di disegni a china e acrilici su carta da parati, un gruppo di piccoli disegni a matita e acquarello su carta raffiguranti le sagome di due amanti e un intervento site-specific, ovvero un disegno che viene definito dalla forma creata dalla luce riflessa sulla parete centrale della galleria. Gli autoscatti fanno riferimento a diverse città che sono altrettanti paesaggi segreti dell’anima e in cui l’artista gioca con il tempo e la luce del luogo. La tensione visiva è estrema, il volto dell’artista è coperto o invisibile e c’è un senso di disagio che deriva dall’importanza dello spazio come luogo di condizionamento e di dipendenza: di coercizione e di claustrofobia. L’assenza di ogni riferimento personale induce a una riflessione non individuale ma universale sulla relazione del corpo con il tempo e lo spazio. C’è un senso di fragilità e insieme di forza che emana da questo personaggio femminile dall’aria desolata, ripiegata su se stessa e dallo sguardo rivolto verso un altrove non definito. Qualcosa ci inquieta oltre ogni dire, qualcosa continua a sfuggirci rendendo le immagini inattingibili in modo quasi allarmante, così prossime al perturbante freudiano.

Con Donatella Spaziani partiamo per un viaggio oltre la lontananza, in un luogo disabitato dal tempo, in una solitudine ancora più intatta e completa. “Parigi”, “San Paolo”, “Venezia” sono i titoli degli autoscatti che evocano in chi guarda la rappresentazione di un luogo preciso ma allo stesso tempo una scissione tra il mondo e le proprie immagini, tra quelle immagini che hanno il potere misterioso di illuderci di rappresentarlo. Le immagini si somigliano tutte, hanno lo stesso taglio e composizione, le stanze sono anonime e il volto dell’artista non si vede mai: tra noi e queste immagini c’è una voluta distanza. Possiamo allargarci, possiamo entrare dentro queste stanze, abitare questi corpi ma c’è sempre qualcosa che l’immagine non esaurisce, e che l’immagine non è solo dentro il mondo ma è anche un’uscita, un fuori dal mondo. Un mondo che da questo punto di vista ci fa capire come esso sia totalmente virtuale, nel senso che la vita stessa è virtuale anche se ci illudiamo di muoverci in uno spazio reale. La stessa situazione sospesa caratterizza l’intervento disegnato con rapidi tratti di grafite sulla parete della galleria: l’ora passa, trascorre e scivola silenziosa con la sua luce che l’artista cattura e segna come un orologio della memoria: un mondo che è come percorso da un fiume che è il mondo stesso, e assiste al suo scorrere dentro di sé. Un mondo che non può esistere se non ci fermiamo a raccogliere un’immagine di esso, è immagine-luce concentrata in materia.

L’approccio e lo stile che caratterizzano i disegni rivelano un’anima femminile frantumata che si esprime non con un senso di nostalgia ma con uno sguardo lucido, penetrante, che non si ferma di fronte alle apparenze ma scava fino all’inquietudine di fondo. Una figura di donna ricurva su sé stessa che palpita nell’ansia, nel dubbio, nell’incertezza che esprime angoscia e paura. La percezione che la donna ha del suo corpo che è da sempre quella propria della dimensione organica, il rapporto tra il dentro e il fuori che può essere effettivamente praticato senza nessuna remora e al di là di ogni confine, innescando tutti i processi logici ed emotivi.

Le immagini di Donatella Spaziani sono al tempo stesso fragili e poetiche ma anche violente: non perché mostrino della violenza ma perché ogni volta riempiono con forza la vista, e perché niente in esse può sottrarsi e neppure trasformarsi.

Il cursore diretto sulle immagini visualizzerà le didascalie; cliccare sulle stesse per ingrandire.

Info mostra

  • Donatella Spaziani
  • a cura di Maria Savarese
  • fino al 20 settembre 2013
  • DAFNA HOME GALLERY
  • Via Santa Teresa degli Scalzi 76, Napoli
  • contatti: 081 5447699, info@dafna.it
  • www.dafna.it
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Maya Pacifico è un critico d’arte, vive e lavora a Napoli

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