Il design italiano incontra il gioiello a Milano

“Un gioiello è un oggetto prezioso, un oggetto raro, qualcosa che ha un valore e non sempre un prezzo”
(Bruno Munari)

La Triennale di Milano dal 2 luglio fino all’8 settembre, ospita la mostra Il design italiano incontra il gioiello, una rassegna storica sul gioiello contemporaneo curata da Alba Cappellieri e Marco Romanelli.
Istantanea preziosa di uno specifico periodo storico – dagli anni Cinquanta ad oggi -, organica ricognizione sul gioiello di design dalla nascita dell’Italian Design fino alle ultime tendenze.
Ai settantadue gioielli storici sono stati affiancati diciotto creazioni disegnate ad hoc da designer rigorosamente italiani, di differenti generazioni e soprattutto progettisti a 360 gradi, “estranei” al settore orafo.
Generazioni e linguaggi, maestri e giovani talenti a confronto: da Roberto Sambonet a Ettore Sottsass e Michele de Lucchi, da Gianfranco Frattini, Sergio Asti, Alessandro Mendini o Gae Aulenti fino a Mario Bellini, Antonio Citterio, Fabio Novembre.

In mostra sono esposti – in maggior misura – gioielli realizzati con materiali tradizionali come i monili dalla valenza plastica della costruzione strutturale che riconosciamo in Bruno Munari, Ettore Sottsass, Morandini, mentre riferimenti iconici e figurativi li ritroviamo in Dalisi, Branzi, Robino, Portoghesi.
Proposizioni in parte articolate e cinetiche si evincono in Formafantasma, Federico Angi con le sue clips dorate e nel mobile e triplice anello di Marco Zito.
Qualche timida presenza di materiali alternativi si riscontra dal progetto del duo IV Design che ha proposto “gustosi” gioielli composti da verdeggianti ortaggi, da Gumdesign con gli anelli anatomici in poliammide e PVC, il cui taglio laser ha evidenziato la loro natura strutturale; dall’ironico spazzolino in resina di Paolo Ulian che strizza l’occhio alla Pop e al riciclo giocoso.

La Triennale di Milano ha sempre dimostrato negli anni un interesse particolare nei confronti del gioiello con la mostra Il Design della Gioia (2004), la sezione dedicata ai jewels designer in The New Italian Design (dal 2007 a oggi), Gioielli di Carta (2009), Gioielli per Milano (2011) fino a Il gioiello sostenibile di Riccardo Dalisi (2012).
La mostra Il design italiano incontra il gioiello pone l’attenzione sulla seconda metà del Novecento, con un particolare fuoco sulla situazione italiana, in ragione di un complesso e fecondo contesto creativo che si è sviluppato in quegli anni.

Il forte scarto d’incremento inventivo che ha reso autorevole la gioielleria d’avanguardia in Italia nei primi decenni della seconda metà del XX secolo è dovuto all’incursione di scultori, pittori, designer nel settore orafo e, nondimeno, un interesse rilevante verso il corpo, elemento fondante di molte sperimentazioni dopo il rigido Razionalismo.
La rottura è stata allora netta. A una prevalente virtuosità tecnica che dominava l’invenzione, si è opposta quest’ultima innescando nuove possibilità, rinnovate intenzioni di ricerca d’avanguardia.

Sin dal passato il design ha esiliato i gioielli nella vaghezza dell’ornamento e nella gratuità del decoro, reputandoli capricci insidiosi, “peccati” che Adolf Loos denunciava in Ornamento e delitto nel 1910. Il divario fra design e il gioiello fu – quindi – accentuato dalla costante ricerca della funzione e di forme seriali, capaci di rispondere alle necessità della produzione industriale e di massa.
I gioielli realizzati nel XX secolo iniziarono a rifuggire i tradizionali canoni estetici e, avvicinandosi a inusitate tecniche, estesero l’idea di oreficeria, differenziandosi per le loro peculiarità artistiche e allontanandosi dalla mera funzione ornamentale.
Un’idea forte e incisiva fu l’avvalersi di materiali non convenzionali, comuni e fugaci per narrare in maniera inusuale la propria storia personale e individuale.
Testimonianze insolite che emergono dalla necessità di stuzzicare la quotidianità con oggetti inconsueti e curiosi capaci di risvegliare la fantasia e l’immaginazione.

Oggigiorno, il lusso di godere un oggetto inestimabile è dato dall’estetica, da un’idea, da un concetto in cui ogni elemento è in sinergia continua. Il materiale, più che altro, ha valore per l’espressività della materia del gioiello, che si situa come interfaccia con il nostro corpo.
Il consumatore moderno connota al gioiello una salienza differente rispetto al passato, nell’odierno – infatti – il valore aggiunto lo fa lo studio, l’impegno, l’idea.

È fondamentale come il gioiello fa sentire ognuno di noi, cosa racconta di noi, come ci caratterizza a dispetto della massa. L’accessorio ci permette di distinguerci, di “indossare” personalità straordinarie e, di identificarci nella nostra individualità, di renderci indimenticabili e riconoscibili agli occhi degli altri.

Il gioiello serve a definire l’identità di chi lo indossa, di quel corpo che trova proprio nei monili certi lemmi, certe parole per comporre un discorso con cui descriverci, apparire, essere.
Il gioiello diventa un’opera d’arte in miniatura, in cui si concentrano tutte le invenzioni legate al colore, alla materia e alla forma; ove è soprattutto la filosofia stilistica di ogni artista che ne connota la sua singolarità e unicità nel genere.

È affascinante l’emergenza, talvolta sotterranea talora appassionata, degli spunti suggeriti dal mondo naturale, geologico, industriale; fonti di costante ispirazione e nobilitati in soluzioni immaginarie. La creatività al servizio delle persone per realizzarne i desideri, interpretarne le inclinazioni, con l’obiettivo di stupire, traendo spunto dalla semplicità del quotidiano e della realtà.

Lo sconfinamento in vari campi e settori artistici accelera il ritmo del cambiamento immaginifico.
La libertà operativa dei designer ha comportato una particolare sperimentazione, confluita nell’arricchimento di nuove prospettive e soluzioni non condizionate da debiti preziosismi.
Una forte espressività di accento individuale, dal criterio distintivo e unico, preludio di rivoluzionarie visioni e sollecitazioni inventive, laddove l’oggetto è decostruito, decontestualizzato e coinvolto in un nuovo e inatteso impiego, in un’incessante indagine valoriale e di status.

Cose, elementi, oggetti, portatori di specifici significati culturali e appartenenti a un determinato contesto, sono decontestualizzati per creare un corto circuito ed essere ri-definiti. Si avvicinano, in tal modo, a un altro livello interpretativo ed esperienziale, sovvertendo i valori gerarchici e minando le convenzioni sociali di preziosità e di estetica.

Il cursore diretto sulle immagini visualizzerà le didascalie; cliccare sulle stesse per ingrandire.

Info mostra

  • Il design italiano incontra il gioiello
  • a cura di Alba Cappellieri e Marco Romanelli
  • 2 luglio 2013 – 8 settembre 2013
  • Ingresso gratuito
  • Triennale di Milano
  • via Alemagna 6, Milano
  • www.triennale.org
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Sonia Patrizia Catena si laurea in Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università di Bologna con una tesi in semiotica dell’arte. Ha collaborato con enti e associazioni culturali in ambito artistico e teatrale. Ha contribuito alla formazione e all’inaugurazione della Biblioteca Dürrenmatt, prima biblioteca teatrale specializzata del nord Italia. Collabora con un gruppo di comunicazione e semiotica presso lo IULM di Milano e, parallelamente, segue l’immagine e la comunicazione per un’importante azienda orafa. Coordina la programmazione artistica presso gli spazi dell’Associazione Circuiti Dinamici, segue dei progetti curatoriali alla Sassetti Cultura di Milano. Esperienze preziose e stimolanti che le permettono di entrare in contatto con realtà sempre nuove, senza mai rinunciare alla sua grande passione: la scrittura. Da sempre appassionata di arte, moda, design, architettura e scultura.

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