Un possibile Modello di Italia? Lo propone Emilio Isgrò alla Gnam

Dichiaro di essere Emilio Isgrò. Già titolo dell’esposizione al Pecci di Prato nel 2009, quest’idea è il nocciolo degli ultimi lavori realizzati dall’artista siciliano in mostra a fianco di molte opere anche storicizzate esposte nella ricca e interessantissima personale allestita nella GNAM di Roma e in corso fino al 6 ottobre 2013. E non è una contraddizione o un disconoscimento della precedente produzione artistica di Emilio Isgrò (1937, Barcellona Pozzo di Gotto) bensì l’esatto contrario. È il pieno assumersi della responsabilità delle passate realizzazioni e la loro riattualizzazione, gettando volutamente un ideale ponte di congiunzione tra prima e adesso.

Nato come poeta con la pubblicazione di poesie Fiere del Sud, pubblicate nel 1956, e membro del Gruppo 70, è solo circa una decina di anni dopo che Isgrò inizia le cancellature, proprio con Cancellature (1964), enciclopedie e libri completamente cancellati, con i quali contribuisce alla nascita e agli sviluppi della Poesia Visiva e dell’Arte Concettuale, e che gli procurò ben quattro presenze alla Biennale di Venezia (1972, 1978, 1986 e 1993).

E risale al 1971 Dichiaro di non essere Emilio Isgrò. Contrariamente a quanto si era abituati con la censura, con le cancellature di documenti di cui si voleva omettere la divulgazione e la circolazione di passaggi ritenuti scomodi, quelle di Isgrò sono invece l’affermazione di nuovi significati e quindi la trasformazione di un gesto negativo in un gesto positivo per rintracciare, altresì, tutti i possibili testi compresenti all’interno di uno stesso testo. Perché, come l’artista è solito chiarire, “chiunque sceglie, cancella. Cancella delle cose per privilegiarne altre” nell’intento di riportare la “scrittura alle sue origini pittografiche”, muovendosi dapprima con intenzioni semantiche e, in seguito, pure visive, ma anche politiche, come nelle cancellature della Enciclopedia Treccani (1970, di cui infatti alcuni volumi sono in mostra). Atteggiamento politico che permea la mostra capitolina sin dai primi due lavori che aprono il percorso espositivo, che ha un andamento a ritroso, dalle realizzazioni più recenti a quelle, appunto, del suo esordio.

Oltre al già citato Dichiaro di essere Emilio Isgrò, da Modello Italia (2012), quadro di grandi dimensioni della Penisola, rappresentata come il risultato di una termografia che rileva il calore delle diverse regioni italiane e fa da sfondo a un lungo testo cancellato, ribadito da Sbarco a Marsala (2010): con la statua di Giuseppe Garibaldi crollata che, come una montagna di panna, è percorsa da centinaia di formichine, sulle note di Casta Diva suonate da un pianoforte/carillon bianco. Questo lavoro, insieme a Weltanschauung (2007), rimarca non solo le sue origini ma perfino il suo forte legame con la sua terra natia. Ma è soprattutto con Ora italiana (1985) che è quasi gridata la sua denuncia: ispirata al tragico evento della strage di Bologna del 2 agosto 1980, venti orologi inseriti in altrettanti tondi su cui le figure di persone sono in parte sbiadite, scolorite, come dimenticate ma pur sempre presenti, a ricordo dell’Italia dei misteri e delle verità nascoste. Che trova eco ne L’Italia che dorme (2010) in cui una donna con la testa incoronata di torri, personificazione del nostro Paese, è distesa, dormiente, sotto una pesante plumbea coltre, ignara di essere percorsa da numerosissime blatte. E, in questo specifico momento storico, i lavori mostrati in questa personale sono addirittura un chiaro manifesto politico dell’artista, del suo persino accorato richiamo affinché quelle formichine, che percorrono le rovine dei monumenti rappresentativi della Penisola, in una sorta di reazione non violenta, trasformino la loro laboriosità in un’azione costruttiva e collaborativa, per risollevare quelle macerie pressoché abbandonate. Così Isgrò, con una freschezza e un’apparente semplicità che danno atto dei riconoscimenti anche internazionali a lui tributati, propone il suo Modello Italia che necessita di un nuovo inizio e che deve gettare le proprie basi sul potenziale culturale del nostro Paese su cui è possibile costruire un futuro, partendo quindi dall’arte e dall’artista.

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Info mostra

  • Emilio Isgrò – Modello Italia (2013-1964)
  • a cura di Angelandreina Rorro
  • 20 giugno – 6 ottobre 2013
  • Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
  • Viale delle Belle Arti 131 – 00196 Roma
  • Orari: da martedì a domenica ore 10.30 – 19.30
  • Ingresso: intero € 8; ridotto € 4
  • Info: 06 322 98 221 – www.gnam.beniculturali.it
  • Ufficio stampa GNAM: tel. +39 06 32298328 – Maria Mercede Ligozzi: mariamercede.ligozzi@beniculturali.it;
  • Giuseppina Vara, Cecilia Matteucci – s-gnam.uffstampa@beniculturali.it
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Daniela Trincia nasce e vive a Roma. Dopo gli studi in storia dell’arte medievale si lascia conquistare dall’arte contemporanea. Cura mostre e collabora con alcune gallerie d’arte. Scrive, online e offline, su delle riviste di arte contemporanea e, dal 2011, collabora con "art a part of cult(ure)". Ama raccontare le periferie romane in bianco e nero, preferibilmente in 35mm.

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