La raccolta dei megadata. Ovvero come rubare e decifrare i segreti.

Server Utah Data Center
Server Utah Data Center
Server Utah Data Center
Server Utah Data Center

In questi giorni, sta per entrare in funzione la più mastodontica macchina mai ideata dall’uomo per carpire i segreti del mondo intero. È il cosiddetto Utah Data Center, creato per proteggere la sicurezza di un solo Paese, gli Stati Uniti, che ha i mezzi finanziari e le risorse tecnologiche per realizzare una mostruosa strategia di sorveglianza e spionaggio. Il cosiddetto Utah Data Center è una data storage facility ossia un mega deposito dati della Intelligence Community degli Stati Uniti, ubicato tra lo Utah Lake e il Grande Lago Salato, nello Stato dello Utah.
Questo stato, incastonato nelle Montagne Rocciose, è noto per aver dato asilo ai Mormoni, i pionieri che 160 anni fa trovarono nella valle di Bluffdale un luogo remoto dove praticare la loro religione. Lo Utah Data Center è in grado di immagazzinare dati dell’ordine di yottabytes, una cifra da capogiro (uno yottabyte equivale a un trilione di terabytes). Può stipare tutte le forme di comunicazioni sulla terra, inclusi i testi di tutti i messaggi e.mail, le telefonate cellulari, le ricerche su Internet, e dati personali, dalle ricevute dei parcheggi agli acquisti in librerie, itinerari di viaggio, insomma tutte le cianfrusaglie digitali dell’esistenza quotidiana. Tutto ciò è reso possibile dal FISA Amendments Act del 2008, che prevede l’autorizzazione della FISA (Foreign Intelligence Surveillance Court) per la raccolta, l’analisi e la disseminazione dei contenuti di comunicazioni dei cittadini degli Stati Uniti, all’interno o all’esterno degli Stati Uniti. Come rivelato di recente, la FISA ha praticamente dato via libera alla NSAper spiare sui cittadini americani, e naturalmente sulle attività di soggetti esteri ovunque essi si trovino.

Si calcola che fino ad oggi lo Utah Data Center sia costato due miliardi di dollari. Lo hardware, il software e la manutenzione costeranno altri due miliardi. Basti pensare che il deposito dati richiederà 65 megawatt di energia ad un costo preventivato di 40 milioni all’anno. Per alimentare i moderni supercomputer occorre la stessa energia consumata da una piccola città. I supercomputer dello Utah sono prodotti da Cray Inc., una azienda di Seattle che lavora a stretto contatto con la NSA (National Security Agency). Fino ad oggi, i supercomputer Cray erano installati nella sede centrale della NSA a Fort Meade, nel Maryland, e nei Laboratori Nazionali di Oak Ridge nel Tennessee. James Bamford, che ha acquisito notevole fama con i suoi libri The Puzzle Palace e The Shadow Factory come la maggior fonte di rivelazioni sull’operato della NSA, ha definito Seattle la “capitale dello spionaggio con supercomputer”. Lo stesso Bamford ha rivelato che la Cray ha clienti fidati anche all’estero, come in Australia, dove i locali servizi segreti si servono dei supercomputer Cray per intercettare tutte le comunicazioni telefoniche e fax, e-mail e altre trasmissioni di dati.

I centri di Oak Ridge e Fort Meade attualmente gestiscono la quasi totalità dei dati, dalla raccolta su scala mondiale fino alla decifrazione. Il centro dello Utah comprenderà un nuovo supercomputer di eccezionale capacità (su parla di oltre 20 petraflops) progettato per decifrare tutte le comunicazioni cifrate raccolte dalle reti di intercettazione della NSA nell’intero globo. Nulla sfuggirà ai nuovi supercomputer dello Utah, dalle comunicazioni militari a quelle di intelligence, da quelle commerciali a quelle personali. Le capacità di decifrazione della NSA e di altri enti governativi sono fortemente aumentate al punto che si calcola che siano 35.000 gli addetti civili e militari del cosiddetto Consolidated Cryptologic Program. Tra l’altro, la NSA ha messo a punto e seminato “sensori” anche in territori ostili allo scopo di intercettare comunicazioni che non passano attraverso le reti globali di comunicazioni. La sorveglianza high-tech riceve ormai la priorità rispetto alla intelligence umana. Due sono i Paesi ai quali si rivolge in modo speciale: Iran e Corea del Nord. La NSA e la CIA insieme spendono 1.7 miliardi di dollari per raccogliere dati con programmi come CLANSIG, del quale è appena stata rivelata l’esistenza, un programma covert ossia occulto che intercetta le comunicazioni via radio o telefono in territori ostili.

La rete di raccolta, analisi e decifrazione di dati segreti e non segreti provenienti da tutto il mondo ha la sua genesi nella prima Amministrazione Bush quando sulla scia del settembre 2011 venne messo in cantiere il programma Total Information Awareness ideato dalla DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency, una branca del Pentagono) . Nel 2003 il Congresso sospese lo stanziamento di fondi per il programma a seguito di forti proteste di un gran numero di istituzioni private per quella che venne definita una ingiustificata invasione delle privacy dei cittadini americani. Poco tempo dopo, il programma in questione veniva ripristinato con stanziamenti segreti del Congresso. La finalità non è soltanto quella di carpire i segreti di “potenziali avversari” dell’America, la giustificazione adottata dai comitati di intelligence del Congresso, ma anche per permettere agli enti segreti del governo di passare al setaccio comunicazioni personali che potrebbero celare disegni sospetti di operazioni terroristiche.
Il cittadino medio in America genera un’enorme quantità di dati digitali. Di fatto, questi fanno comodo anche alle grosse corporations che cercano di trarne benefici commerciali.

Il traffico Internet sta aumentando vertiginosamente al punto che si prevede che nel 2015 i navigatori saranno 2 miliardi 700 milioni. Anche questo in parte spiega perchè la NSA abbia bisogno di un contenitore e manipolatore di dati dell’ampiezza dello Utah Data Center. Ma la principale ragione d’essere del centro è la invisible net, vale a dire i dati che non sono accessibili da parte del pubblico. Questi sono i dati che interessano la Intelligence Community, a cominciare dalle comunicazioni di governi stranieri che sono prevalentemente cifrate. Rubare i segreti è la base di tutto. Poi si passa alla decifrazione. Di recente, la rivista WIRED ha pubblicato uno schema che riassume come avviene la raccolta dei megadata, attraverso satelliti, posti di ascolto più o meno segreti (ce ne sono anche in Italia) e i centri di monitoraggio telecom installati negli Stati Uniti.
In aggiunta ai satelliti, la raccolta avviene presso la Aerospace Data Facility della Buckley Air Force Base del Colorado, il centro NSA della Lackland Air Force Base di San Antonio, il centro NSA delle Hawaii (quello dove lavorava il nemico pubblico della NSA, il contractor Edward Snowden), la Research Facility di Oak Ridge nel Tennessee, la centrale NSA di Fort Mead nel Maryland, ed infine una serie di listening posts ossia centri di ascolto negli Stati Uniti e all’estero. Quelli interni ascoltano le comunicazioni di satelliti non americani e quelli esteri si avvalgono di dispositivi ben celati per l’intercettazione dei maggiori collegamenti della rete mondiale di comunicazioni.

Utah Data Center
Utah Data Center

Lo Utah Data Center sarà il tempio della criptanalisi. I governi non sono i soli a praticarla. Le grandi aziende che cercano di tutelare il segreto dei loro prodotti si servono di criptoanalisti per testare le procedure di sicurezza. Gli hackers applicano la criptanalisi per annullare la sicurezza dei websites cercando i punti deboli dei protocolli protettivi. Nessuno al mondo comunque manipola la quantità astronomica di dati raccolti dal grande “orecchio” degli enti segreti americani. C’era un tempo in cui venivano immagazzinati soltanto dati sospetti o comune tali da giustificare un’attenta analisi. Oggi viene intercettato e immagazzinato tutto e di tutti. Una volta intercettate e immagazzinate le comunicazioni, è la volta dal data mining, la ricerca di elementi specifici. Il lavoro di criptanalisi che viene ora svolto dallo Utah Data Center richiede due fondamentali ingredienti: computer super veloci capaci di attaccare i messaggi cifrati con “forza bruta”, come si dice in gergo, ed una quantità indescrivibile di tali messaggi da decifrare e analizzare. La corsa ai computer superveloci ha ormai dischiuso orizzonti un tempo impensabili, con definizioni della velocità di calcolo degne di un film di fantascienza: yottabytes, exaflops, septillions e undecillions. In questo universo di dati ci sono anche i dati personali di un qualsiasi cittadino americano.

Qualcosa eppur si muove. Due senatori hanno chiesto all’Amministrazione Obama di declassificare le decisioni della corte segreta – la cosiddetta FISA – che hanno conferito alle autorità di governo la facoltà di raccogliere dati personali in violazione delle leggi sulla privacy. Si tratta infatti di poteri che il Patriot Act non aveva espressamente conferito. Grazie a Edward Snowden, ma non solo lui, gli americani intanto sono avvertiti.
NSA contiene infatti le iniziali di un consiglio valido per tutti: Never Say Anything, ossia Non Dire Mai Nulla.

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Marino de Medici è romano, giornalista professionista da una vita. E’ stato Corrispondente da Washington dell’Agenzia ANSA e Corrispondente dagli Stati Uniti per il quotidiano Il Tempo. Ha intervistato Presidenti, Segretari di Stato e della Difesa americani, Presidenti di vari Paesi in America Latina e Asia. Ha coperto la guerra nel Vietnam, colpi di stato nel Cile e in Argentina, e quaranta anni di avvenimenti negli Stati Uniti e nel mondo. Ha anche insegnato giornalismo e comunicazioni in Italia e negli Stati Uniti. Non ha ancora finito di viaggiare e di scrivere dei luoghi che visita. Finora è stato in 110 Paesi e conta di vederne altri.

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