Talvolta, pensando alla regia teatrale, si ha l’impressione che la messa in scena appartenga più a un concetto astratto e speculativo, piuttosto che ad un’operazione artigianale.
Beatrice Baruffini, segnalazione speciale per il Premio Scenario 2013, ospite dell’ottava edizione di Short Theatre, fissa negli occhi di chi guarda, la convinzione che si possa partire ancora da presupposti semplici, officinali, per, appunto, approdare alla messa in scena di un’idea.
W (prova di resistenza) è il tentativo di ricostruire lo spirito di un popolo in un’epoca che tentò di schiacciarlo a tutti i costi. Più che sulla vicenda infatti, la sottolineatura è sulla coscienza di classe, capace di sovvertire un ordine precostituito.
Se da una parte, lo spunto narrativo rischia di morire su se stesso nonostante la valenza storica e memorialistica che interessò Parma e il suo stoico atteggiamento di resistere al fascismo, dall’altra, questo stesso, viene vivificato proprio attraverso una costruzione scenica in fieri, che eleggendo a simbolo il mattone (per antonomasia la base metaforica d’ogni partenza) si costruisce atto dopo atto.
Riempire perciò il palco non solo di teoria, ma di pratica visibile agli occhi di chi scruta è possibile che possa restituire al teatro di ricerca un lasciapassare d’onestà.
Maria Rita Di Bari è un acquario del 1986. Si laurea in lingue con una tesi sulla giustizia letteraria dedicata a Sophia de Mello Breyner Andresen e scrive di critica teatrale e cinematografica per testate quali Repubblica.it, “O”, “Point Blank” e “InsideArt”. Ha pubblicato con Flanerì un racconto dal titolo “La fuga di Polonio”.
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