La mostra che non abbiamo visto #46. Cuoghi Corsello

Monica Cuoghi e Claudio Corsello in un ritratto fotografico di Luca Gemma
Monica Cuoghi e Claudio Corsello
in un ritratto fotografico di Luca Gemma

La mostra che non abbiamo visto e che ha influenzato fin dall’inizio la nostra arte è del 1985, ce ne parlò Aldo Grazzi. Era una mostra curata da Corrado Levi alla ex fabbrica Brown, Boveri & Cie di Milano.

Dopo il ritorno all’ordine della pittura degli anni 80 ecco che si apre una finestra su un’arte più eclettica, profonda, concettuale-sentimentale.

Aldo segue la traccia curando l’anno dopo la mostra Rapido Fine all’ex calzaturificio Zenith di Ferrara e nel 1987 chiede a me Monica Cuoghi e ad Anna Chiavelli di curare insieme a lui un’altra mostra che segue le caratteristiche delle precedenti. Scegliamo un’isola del Po come tavolo di gioco, l’isola Boschina di Ostiglia, regalata da Onassis a Maria Callas, ed è per questo che la chiamammo Traviata.

Grazzi chiamò vari artisti tra i quali anche i primi ad esordire nella mostra di Corrado Levi (tra essi Stefano Arienti), io e Anna invitammo i nostri amici artisti, ed ecco che chiamai anche Claudio Corsello, con il quale rimasi sull’isola a sperimentare per più di un mese e poi per tutta la vita.

Dobbiamo alla mostra di Corrado Levi la fiducia di essere liberi sperimentatori intenzionati a confrontarsi con qualsiasi spazio. La sua è stata la prima mostra coraggiosa che ha aperto “la porta” dopo tanto, riagganciando gli anni settanta e sessanta con ancora più libertà perché l’arte è entrata dentro a se stessa senza scuse, condizionamenti ideologici o questioni sociali. Arte per l’arte, per poter cambiare i punti di vista, le energie, i paradigmi del bello, del brutto, del comodo, del potere, della negligenza, della perdita, della rinascita con la sua stessa “immacolata” forza, tanto pura che, chiunque sappia aprire a lei la sua anima, può intervenire.

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Nato mezzo secolo fa a Roma e morto nel futuro, non attraversa di buongrado la strada senza motivo. Impiegato prima in un forno in cui faceva arte bianca poi del terziario avanzato, da mancino dedica alle arti maggiori la sola mano sinistra. Allestisce, installa, fa deperire, dimostra, si confonde, è uno scadente imbonitore, intelligentissimo ma con l’anima piuttosto ingenua. Ha fondato in acqua gli artisti§innocenti, gruppo di artisti e gente comune, che improvvisa inutilmente operette morali. Tra suoi progetti: la Partita Bianca (incontro di calcio uguale), una partita notturna tra due squadre vestite di bianco, a cura di ViaIndustriae, Stadio di Foligno 2010 e, in versione indoor, Reload, Roma 2011 e Carnibali (per farla finita con i tagliatori di carne), Galleria Gallerati, Roma 2012.
Ha contribuito alla performance collettiva TAXXI (Movimento di corpi e mezzi al riparo dalle piogge acide contemporanee) prodotto dal Dipartimento Educazione del Maxxi nel 2012. Sua la cura del Premio città etica (per l’anno duemilae...) e del Premio Retina per le arti visive.

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