Bruno Canova e l’Arte della guerra contro la barbarie

La cosa immonda - 1974, collage, acrilico e tecnica mista su tela
La cosa immonda - 1974, collage, acrilico e tecnica mista su tela

Al Casino dei Principi a Villa Torlonia è in corso la mostra Bruno Canova La memoria di chi non dimentica, che si pone come un significativo e doveroso tributo all’artista bolognese. Tema centrale dell’esposizione è L’Arte della Guerra, un progetto sullo sterminio nazifascista e contro la guerra che impegnò l’artista per oltre un cinquantennio, dalla fine degli anni sessanta alla sua morte, sopraggiunta nell’estate 2012.

Inspiegabilmente sottovalutato come artista nel corso degli anni, Bruno Canova è stato anche uno degli ormai rari testimoni dell’orrore nazifascista. Grande il suo impegno nel voler testimoniare quella dolorosissima pagina, ormai rappresentativa della crudeltà umana, con il suo sguardo attentissimo, e nello stesso tempo innocente, come quello di un bambino. I dettagli degli strumenti di morte, la sottile grafia nel restituirci un commosso e pietoso ricordo di quei corpi dilaniati e straziati fa tornare a riflettere sulla banalità del male, tema che la Arendt seppe saggiamente cogliere: senza la normalità e la solerzia impiegatizia di tanti aguzzini nelle fabbriche della morte, i freddi teorici dell’odio non avrebbero potuto porre in essere l’orribile gigantesca macchina dello sterminio.

Canova volle raccogliere documenti originali, fitti di odiosi proclami, teorie farneticanti, resoconti di retate, disposizioni burocratiche deliranti che diventano un collage filologicamente chiuso e sigillato, che non consente dubbi. Un monito, quello dell’artista, che è anche una preziosa testimonianza per le giovani generazioni affinché non dimentichino: alcune opere appartenenti a questo ciclo intenso e drammatico si trovano tuttora in comodato d’uso presso alcuni istituti scolastici. Grazie alla continua, ostinata ricerca dell’artista, permane quindi un’antologia polimaterica che documenta e fissa, non soltanto sulla carta o sulla tela, i dolorosi ricordi personali che si fanno storia, raccontando l’odio e il lato peggiore dell’uomo.

La biografia artistica di Bruno Canova, ricca di esperienze curiose e interessanti, come il disegno satirico, prende le mosse da quel viaggio di ritorno dal campo di concentramento di Brüx, nel Sudetenland (dove fu internato per motivi politici) a Bologna, sua città natale; un viaggio faticosissimo, a piedi, reso ancora più lungo dalla necessità di aggirare il territorio jugoslavo. Deve essere stata proprio questa feroce volontà di vivere e raccontare in modo asciutto e inequivocabile ciò che era stato, perché nessuno potesse negarlo, o, addirittura, reiterarne l’orrore, a spingere l’artista a farne il progetto di una vita. A questo afflato di impegno etico e creativo si è affiancata un’indiscussa maestria, d’altri tempi, che lo ha spinto ad esplorare svariate tecniche, su tutte, l’incisione, che ha coperto gran parte della sua produzione.

“La messa a valore su scala industriale, all’interno di rapporti sociali capitalistici, della morte: questo furono, tra le altre cose, fascismo e nazismo. Canova lo esprime artisticamente in modo toccante e sublime, come memoria, testimonianza e monito.”

È, questa, una riflessione che è stata espressa da un amico di chi scrive e sollecitata dalla visione della mostra nel corso dell’inaugurazione; dimostra quanto il lavoro di Canova possa essere sicuramente considerato un lavoro politico, nel senso migliore del termine: quello della necessità di partecipare, denunciare, ricordare ciò che è stato, utilizzando ciascuno il proprio linguaggio. L’arte visiva può rivelarsi così un invito a tenere gli occhi aperti: negazionismo, intolleranza, odio, diseguaglianza, sfruttamento economico, controllo sociale e totalitarismo politico sono ancora presenti e nemmeno troppo lontani. Nelle nostre città ci sono lager, dove non si va a morire, ma si resta reclusi senza aver fatto nulla.

“Il grembo che partorì la cosa immonda è ancora fecondo”, la frase di Bertolt Brecht ispirò nel 1974 a Canova una delle sue opere più significative (La cosa immonda, 1974, collage, acrilico e tecnica mista su tela ); è lì che il grido di attenzione, quell’Achtung Achtung che precede la frase stessa, ci chiama ancora oggi a raccolta contro il pericolo dell’oblio, dell’indifferenza e del silenzio.

Docente di arte contemporanea all’università del Molise, critico d’arte e curatore, il figlio di Bruno Canova, Lorenzo, è stato in passato talvolta eccessivamente cauto nell’occuparsi professionalmente del padre, forse per non rischiare di essere considerato una sorta di promotore del lavoro paterno; in questa occasione ha voluto seguire passo dopo passo la mostra, curata da Maurizio Calvesi, selezionando opere di grande poesia e tutte di elevatissima qualità tecnica.

Sul catalogo della mostra (con testi di Calvesi, Carmine Siniscalco, Paolo Coen, Sonia Gentili, Angela Compagnone e Lorenzo Canova ) proprio Calvesi definisce così le opere di Bruno Canova:

“degne assolutamente di costituire il nucleo artistico (insieme a pochissimi altri esempi) di un museo dedicato alla memoria della Shoah e agli orrori della guerra”.

Facciamo nostro questo auspicio, nel ricordo di un uomo silenzioso e riservato, ma mai cupo, che, da artista, non ebbe paura di guardare nuovamente negli occhi l’incubo che si trovò costretto a vivere sulla propria pelle; ridiscese all’inferno per raccontarcelo, facendo di questa responsabilità una ragione di vita.

Info mostra

  • Bruno Canova La memoria di chi non dimentica
  • A cura di Maurizio Calvesi
  • Roma – Casino dei Principi, Villa Torlonia
  • Dal martedì alla domenica ore 9,00 – 19,00
  • Fino al 26 gennaio 2014

Alle ore 16.30 di mercoledì 22 gennaio 2014 avrà luogo presso la Biblioteca dell’Accademia delle Scienze a Villa Torlonia la presentazione dei tre volumi della collana dell’Università della Calabria dedicata alla memoria della Shoah, editi da Rubbettino:
La Memoria e la Storia, a cura di P. Coen e G. Violini, con una prefazione di L. Violante, 2010; Vedere l’Altro, vedere la Shoah, a cura di P. Coen, 2012; Vedere, sentire, comprendere l’Altro, a cura di P. Coen, A. Gaudio e G. Violini, 2013.
Al termine della presentazione si terrà una visita con ingresso gratuito alla mostra “Bruno Canova. La memoria di chi non dimentica”, nell’attiguo Casino dei Principi, sempre a Villa Torlonia.
Per ragioni tecniche è necessario l’accredito individuale, per partecipare occorre comunicare il nominativo a lorenzocanova@gmail.com o spedire una mail alla Dott.ssa Paola Amici (paola.amici@comune.roma.it)

 

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Maria Arcidiacono Archeologa e storica dell'arte, collabora con quotidiani e riviste. Attualmente si occupa, presso una casa editrice, di un progetto editoriale riguardante il patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno.

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