Matriarchè. Il rispetto delle origini per un futuro diverso. Intervista con Orfeo Pagnani

Cop_MATRIARCHEMatriarché è un libro curato da Francesca Colombini e Monica Di Bernardo edito da Exorma Edizioni ed è anche documentario con la regia di Aldo Silvestri.  Il progetto si ispira alle parole della filosofa tedesca Heide Göttner-Abendroth che definisce il termine “matriarcato” non come contrario di patriarcato, cioè dominio, sopraffazione del femminile sul maschile, ma come “matri/arché” cioè “origine dalle madri”.

Matriarché: ovvero riscoprire le società a struttura matriarcale e prendere spunto da queste culture indigene di pace per iniziare un cambiamento all’interno della nostra società in crisi, sia nel suo modello di sviluppo, sia nell’organizzazione sociale.
Le culture matriarcali sono fondate sulla collaborazione tra i generi, sui valori del materno, sulla cura, la compassione, il rispetto per gli altri ed inoltre sono basate su un’economia mutuale in cui le decisioni si prendono collettivamente, utilizzando il metodo del consenso e che vivono nel rispetto della natura e delle risorse limitate che essa ci mette a disposizione.

Matriarché è stato sostenuto da un’iniziativa di crowdfunding e in poco tempo ha riscontrato l’interesse e l’attenzione di un gran numero di sostenitori, attenti alle tematiche sottese al libro.
Ne parliamo con  l’editore Orfeo Pagnani. 

Come nasce questo libro? Cosa racconta e dove vuole condurre i lettori?

È un libro che ha l’ambizione di intervenire nel dibattito sulle prospettive della sostenibilità nel tempo della crisi manifesta dei modelli del capitalismo neoliberista predatorio e corporativista.
Nasce quindi da un’urgenza che pare essere diventata emergenza: quella di riflettere sull’ecologia dei comportamenti, di farsi delle domande sulla propria condotta di vita, sulla imprescindibilità delle relazioni, sui diritti dell’altro.
È un invito a interrogarsi sui valori femminili del principio materno come risorsa per la progettazione di un futuro sostenibile, come spinta per agire un cambiamento. Il libro lo spiega molto bene.

Come sono state scelte le voci che hanno offerto i loro contributi al progetto?

Abbiamo intercettato, grazie alle curatrici del volume, Francesca Colombini e Monica Di Bernardo, ricercatrici, attiviste, donne e uomini che si occupano da tempo di temi legati agli attuali studi matriarcali, alla comunicazione e al linguaggio, all’economia sostenibile, all’ecofemminismo, all’ambiente e all’arte. Voci autorevoli che abbiamo raccolto attorno al progetto Matriarché e che nel libro hanno intrecciato un confronto denso di spunti e indicazioni sulla possibilità di perseguire concretamente modelli sociali ispirati ai principi della cura e della nonviolenza.

Il rispetto delle origini è un concetto in grado di passare le mentalità e le coscienze di chi in quest’epoca ha imparato la logica dello sfruttamento?

Come dicevo, è necessario in primo luogo interrogarsi sui comportamenti assunti individualmente nei contesti su cui agiamo nella quotidianità. Cercare di rappresentarsi correttamente i meccanismi a cui soggiaciamo più o meno consapevolmente e fare delle scelte. È ormai luogo comune che lo sfruttamento indiscriminato delle risorse e l’attacco indiscriminato alla “Madre Terra” ha prodotto e produce danni insanabili al patrimonio originario, vedi la rapida sparizione delle specie e la riduzione della biodiversità a causa delle attività umane che modificano gli ecosistemi e, a livello sociale, la divaricazione della forbice tra l’accumulo e lo spreco nelle zone ricche e l’indigenza totale delle zone povere del mondo o devastate dai conflitti.
Insomma, vista l’evidenza delle criticità, non dovrebbe essere tanto difficile per noi tutti recuperare un’attenzione adeguata per le questioni fondamentali e cercare indicazioni proprio nel recupero delle origini. Ci auguriamo che i contenuti di questo libro ci spingano a farlo.

Questa visione dello sviluppo sostenibile, della decrescita e del “rappacificamento” con la natura passa sempre attraverso il concetto di madre, della riscoperta della femminilità come accoglienza, pace e produttività. Ma pur essendo concetti simbolici che quindi appartengono all’immaginario collettivo, sappiamo perfettamente che ai giorni nostri, soprattutto in Occidente, non sono realmente praticabili: le donne sono lasciate sole a gestire il loro ruolo (diversamente da altre culture dove esistono reti e relazioni di genere): il marketing sfrutta la loro confusione, da un lato sono indirizzate verso una realizzazione contemporanea e dall’altra a un ritorno “alle origini” di cui non sanno altro che quanto viene loro raccontato dall’imperversante storytelling commerciale.
Questo progetto tenta di affrontare questo problema? Come si pone? Quali indicazioni offre?

Non si tratta di replicare modelli e trasferirli dal passato o da una parte all’altra del mondo. Nonostante esistano nel mondo contemporaneo culture tutte al femminile come quella dei Moso in Cina o esperienze di economia di sussistenza fondate sulla parità di genere (nel libro, tra le altre Vandana Shiva, Riane Eisler e Francesca Rosati Freeman), dal punto di vista valoriale in realtà tutte le società globalizzate sono omologate a guardar bene. Bisogna tener conto di questo.
Il libro ci ricorda che nel sacro femminile trovano posto la gratuità, il dono, la cura e soprattutto un atteggiamento di rispetto per la natura e di integrazione sociale.
I valori della matrifocalità possono ispirare o innescare processi di cambiamento nelle società occidentali a patto che ci si impegni a capire e a divulgare correttamente il senso dell’approccio “femminile” cooperante e orientato alla cura e alla nonviolenza. Si può agire nonostante le difficoltà, la scarsa disponibilità individuale, le barriere della comunicazione mainstream, le induzioni dei modelli radicati. Lo scopo del libro è proprio dimostrare che una dimensione diversa della società nel presente è possibile, a condizione di una rinnovata consapevolezza. Bisogna “decostruire lo stereotipo” come dice ad esempio Lorella Zanardo, andare oltre i confini di genere e soprattutto scommettere sul cambiamento dell’immaginario, come testimoniano Marco Deriu, Roberto Tecchio e gli altri.
Quando cerchiamo di immaginare il futuro e uno sviluppo sostenibile, o meglio la sostenibilità e, forse prima ancora, la sopravvivenza, dobbiamo fare i conti con due cose: la prima, la dittatura del capitalismo monetario predatorio; la seconda, la mancanza di visione. E le due cose generano parecchie mostruosità.
La dimensione del capitalismo attuale è incentrata sul debito; l’indebitamento collettivo è il motore del profitto, il capitale improduttivo è alimentato dal consumo fine a se stesso senza nessun obiettivo di felicità o benessere. E noi ci caliamo in questa dimensione senza prospettive e nessuna lungimiranza. Accettiamo e subiamo la deprivazione del confronto con l’altro e la negazione della condivisione.
La sfida vera è invece investire nel cambiamento dell’immaginario, come dicevamo prima, e “coltivare visioni feconde” come dice Emilio Vergani nel suo libro Costruire visioni.

Perché avete scelto di utilizzare il crowdfunding, cosa significa nell’economia generale del progetto la proposta di un finanziamento dal basso?

Il crowdfunding, ancora poco conosciuto in Italia, è un finanziamento “dal basso” e consente al pubblico di sostenere economicamente i progetti nei quali si sente coinvolto.
I finanziatori sono i mecenati del nostro tempo ma lo sono in quanto comunità e non come singoli, condividendo un progetto.
Per noi, i progetti sostenibili diventano uno strumento nelle mani delle persone che vogliono poter trovare i libri che cercano, quei libri che un editore indipendente come Exorma riesce a fare ma che faticano a farsi vedere. Gli spazi a loro destinati nelle librerie sono marginali, spesso addirittura azzerati dalle aggressive politiche commerciali e distributive dei grandi editori dalle grandi risorse.
Questo tipo di finanziamento dal basso assume un valore sociale perché contribuisce a preservare la bibliodiversità, cioè la varietà dell’offerta libraria.
Ecco perché ci è sembrato opportuno coinvolgere i lettori su una iniziativa come Matriarché: perché il valore e i contenuti del libro riguardano proprio le dimensioni della partecipazione, della condivisione di progetti culturali e del diritto alla scelta consapevole.
È stata un’importante conferma l’entusiasmo con il quale le persone hanno aderito. Siamo riusciti nei tempi prestabiliti a mettere assieme le risorse necessarie.

Matriarché – Il principio materno per una società egualitaria e solidale

  • AA. VV.
  • A cura di Francesca Colombini e Monica Di Bernardo
  • €12,75

 

 

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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