All’Accademia Americana di Roma appare il Fantasma Concreto. Cinque mostre per un visionario viaggio verso la realtà

Concrete Ghost - Thomas Kelley

Sono cinque le mostre inaugurate all’American Academy di Roma e aperte al pubblico fino al 2 marzo, in un suggestivo percorso dal titolo Concrete Ghost/ Fantasma Concreto, a cura di Christian Caliandro. Dimostrando ancora una volta il suo costante supporto ad artisti, scrittori e studiosi innovativi, l’accademia punta l’attenzione delle sinergie, sui dinamismi della comunità artistico-creativa internazionale che si caratterizza da un intenso dialogo interdisciplinare. Nanni Balestrini, Anna Betbeze, Hamlett Dobbins, Tony Fiorentino, Dan Hurlin, Thomas Kelley, Catie Newell, Reynold Reynolds, Giuseppe Stampone, Marco Strappato, Catherine Wagner i nomi degli artisti che hanno partecipato a questa collettiva che racchiude opere realizzate da italiani e americani impegnati a interrogarsi sulle modalità in cui l’arte contemporanea immagina il passato, celebra nuovi inizi, evoca un’esperienza viva della storia, e chiama in causa sistemi di conoscenza irrigiditi e cronologie convenzionali

“L’arte degna di questo nome non rende il visibile: ma dissuggella gli occhi sull’invisibile” affermava Paul Klee (Confessioni sulla creatività 1920), e gli artisti riuniti in Concrete Ghost sembrano seuirlo, condensando, ognuno a modo suo, la sensazione diffusa di sospensione che attraversa questo presente. L’idea della mostra, come spiega anche il curatore nelle sue note, è liberamente tratta da un testo di Giorgio Vasta, Italian Affiliated Fellow in Letteratura all’American Academyin Rome. È qualcosa di molto preciso e, al tempo stesso inafferrabile, ineffabile, evanescente. E se notoriamente l’idea dello spettro richiama l’evanescenza, questa volta si vuole evidenziare l’esatto opposto, ovvero che il fantasma corporeo sia il contrario di un corpo che svanisce: quindi se il fantasma evoca incorporeità e immaterialità, il fantasma concreto tende, invece, alla concretezza, appunto, alla fisicità e, soprattutto, suggerisce dinamismo, movimento, una tensione visionaria verso il raggiungimento di qualcosa di reale.

Questo il principio che ha stimolato Peter Bognanni, Thomas Kelley e Catie Newell per Found realities, una serie di oggetti bizzarri, dalle descrizioni grafiche del loro uso previsto e della loro sistemazione nonsense e da elaborate note narrative sul campo che espongono queste verità presunte. Ogni cosa, a prima vista, appare fuori e anormale secondo le nostre tendenze attuali, sospesa tra associazioni familiari e un apparato documentario che sembra al tempo stesso meticoloso e irreale. Allestiti all’interno di un laboratorio archeologico, gli oggetti misteriosi, i disegni elaborati e le note traggono spunto da oggetti, documenti e sistemi di annotazioni di siti archeologici, ponendo Found Realities a metà tra equilibrio e verità presunta.

Oppure History recast, fotografia e scultura romana nell’arte contemporanea a cura di Lindsay Harris, Antonio Biasiucci, Marco Delogu, Milton Gendel, Leonora Hamill, Mimmo Jodice, David Maisel, Catie Newell, Sara Van Der Beek, Catherine Wagner. Si tratta di un’indagine ravvicinata delle relazioni tra fotografia e la scultura romana nell’arte contemporanea. E ancora Lumen, un’installazione immersiva multidisciplinare di Catherine Wagner, Thomas Kelley, Eric Nathan e Loretta Gargan che trae ispirazione dalla concezione più volte esplicata dal Pontefice, Francesco I, che vede la luce come metafora del cambiamento. L’installazione rappresenta un inginocchiatoio fuori dal suo luogo deputato (ovvero una chiesa) e lo avvolge di elementi audiovisivi e piante di timo che dissociano nettamente l’oggetto dalla sua identificazione iconica, dimostrandone tuttavia un indiscusso valore sacrale.

E c’è molto di più. C’è la suggestiva sede dell’Accademia, in via Angelo Masina, sopra il Gianicolo, una delle principali istituzioni americane all’estero per lo studio e per la ricerca avanzata nelle arti e nelle discipline umanistiche. Da più di cento anni è un punto di riferimento per studenti e artisti, offrendo ai più promettenti sostegno economico e tempo a disposizione. A partire dagli ampi spazi delle sue stanze e passando per il cortile con una fontana disegnata dallo scultore Paul Manship, l’Accademia è effettivamente stata progettata per essere una “casa”, un ambiente familiare capace di ispirare la riflessione intellettuale perché si avvii un virtuoso scambio culturale. Qui inizia e finisce il viaggio immaginifico e vero di Concrete Ghost, lo spettatore ha la possibilità di indagare e visitare gratuitamente questi luoghi abitualmente nascosti al grande pubblico come lo è, del resto, l’invisibile, come lo è un fantasma.

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Se dovessi pensare a me, mi immaginerei in una sala bianca, col pavimento di legno, circondata di libri, pile di riviste e giornali sul tavolo e un portatile aperto davanti agli occhi, intenta a seguire il filo del discorso di un articolo che non vuole riuscire. Sarebbe un’immagine perfetta, che camufferebbe le folli corse di una giornalista trentenne prestata agli uffici stampa - per esigenza o per passione? - da sempre appassionata di letteratura, teatro, cinema, moda e arte. Se non avessi saputo scrivere non so chi sarei oggi, ma ripensando a ciò che scrisse Marinetti, dopotutto “l'arte è per noi inseparabile dalla vita”.

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