Monumento della décadence europea e, insieme ad Aida di Verdi, opera da grande boutique, il Parsifal di Richard Wagner, rappresentato a Bayreuth nel 1882 nel teatro che il musicista volle erigere ad imperitura memoria di se stesso, non ha mai smesso di essere al centro di lunghe controversie a partire dagli strali acuminati di Nietzsche contro la presunta “sottomissione” ai piedi della Croce fino alle roboanti invettive dei Futuristi intenzionati a seppellire l’opera insieme alla Venezia passatista.
Frutto della stagione estrema della creatività wagneriana impregnata di sontuosi colori mediterranei, l’opera incarna alla perfezione lo spericolato sincretismo culturale a cui il musicista era giunto negli ultimi decenni della sua carriera. E se le prove a cui si deve sottoporre Parsifal prima di giungere all’agognata Redenzione assumono i contorni del Bildungsroman di goethiana memoria, gli efebici cavalieri del Graal, le lussuriose fanciulle-fiore, la torbida e sensuale Kundry (vero e proprio alter ego del protagonista), il tormentato Amfortas e il demoniaco Klingsor sono tra i personaggi più affascinanti apparsi sulla scena del teatro d’opera.
Teatro d’opera che abbandona i sicuri lidi del successo commerciale e diventa “sacro”, anche se al limite del blasfemo, e dove il Cristianesimo si sposa con il Buddismo ed entrambi finiscono per esaltare la via “religiosa” all’arte. Con Parsifal il miscredente Wagner celebra il suo ultimo rito teatrale, inoculando nello spirito europeo il virus letale della “degenerazione” orientale.
L’opera di Wagner è oggetto della conferenza di Fabrizio Florian, in collaborazione con Il giardino culturale di Annie e Il cenacolo dei Viaggiatori, che si terrà il 22 marzo alle ore 19.30 presso il Centro Congressi Frentani, Via dei Frentani 4.
La cultura della contemporaneità nelle sue molteplici declinazioni
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