Addio a Gabriel Garcia Marquez. Un infinito racconto fra mondi e tempi

Gabriel Garcia-Marquez
Gabriel Garcia Marquez

Gabriel Garcia Marquez ci ha lasciati.

Ho sempre pensato che anche per lui ci sarebbe stato un libro di Melquiades, che anche lui avrebbe trovato, “tra le piante preistoriche e le pozze fumanti e gli insetti luminosi” la pergamena vergata cent’anni prima nella quale leggere, a voce alta, la vita che è stata e quella che ancora sarà.

Chissà se ha fatto in tempo a trovarlo, a leggerlo fino alla fine, o se già lo aveva letto.

A noi restano le sue parole: tante, bellissime, le sue inchieste poetiche,  il suo impegno politico, la sua capacità di essere entusiasta delle cose più diverse e, comunque, della sua terra che sempre appare sotto nuove forme, nelle sue parole, nelle sue critiche e nel suo immaginario.

Si dice che i lettori amino oppure detestino senza vie di mezzo Gabriel Garcia Marquez; sembra che ci siano persone incapaci di entrare nelle storie magiche, negli intricati percorsi dell’anima che Gabo ha raccontato per oltre sessant’anni, in quel mondo fantastico scaturito dai racconti del fiume che attraversava Aracataca o dalle favole della nonna Tranquillina, cantastorie guajira che raccontava gli antichi saperi caraibici.
Non so come sia possibile non amare la scrittura e le narrazioni di Marquez, non so come sia possibile non nutrirsene, non abbracciarle, non assorbirle con gli occhi, le mani, l’anima e con la pelle tutta.

Per noi che abbiamo bevuto le sue parole l’addio è doloroso, è l’esaurirsi di una fonte meravigliosa, è lo smarrire l’anello magico.

Anche se a dire il vero lo sapevamo, lo sapevamo da quando, assieme all’ultimo Aureliano  della stirpe Buendia, siamo arrivati all’ultima pagina di Cent’anni di solitudine ed abbiamo scoperto che  tutto quello che è scritto della vita è “irripetibile da sempre e per sempre, perchè le stirpi condannate a cent’anni di solitudine non avranno una seconda opportunità sulla terra“.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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