Dora Maar nonostante Picasso fu Dora Maar. Grandissima

Dora Maar - Ritratti - Museo Fortuny, Venezia - ph. Cristina Villani

Dora Maar nonostante Picasso, Meret Oppenheim nonostante Marcel Duchamp o Man Ray o Max Ernst, Charlotte Perriand nonostante Le Corbusier, Lilly Reich nonostante Mies Van Der Rohe, Gerda Taro nonostante Robert Capa.

Può diventare incredibilmente lungo, l’elenco delle donne obbligate a ricavarsi uno spazio, un proprio rettangolo di luce e di riconoscimenti, dovuti e meritati, ma faticosissimi, avendo lavorato, vissuto e anche amato, uomini che nella cultura, nell’arte, nel design, godono universalmente del massimo grado di notorietà. Difficile, in alcuni casi, dire i confini del genio dell’uno e dell’altro, chi tra i due componenti di queste straordinarie coppie influenzasse l’altro. Di certo si può affermare che l’uomo, nelle diadi qui presentate, abbia avuto la meglio. Alcune di queste donne hanno sicuramente sofferto e meriterebbero il giusto riconoscimento, come Charlotte Perriand, probabilmente la vera madre della chaise longue firmata da Le Corbusier.

Proprio questo l’intento della mostra inaugurata (e non è un caso) l’8 Marzo a Venezia a Palazzo Fortuny, promossa dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, la prima dedicata in Italia alla grande fotografa, su progetto di Daniela Ferretti e a cura di Victoria Combalía che da lungo tempo ne studia le opere e la personalità: vuole appunto rivelare il singolare talento di Dora Maar. Nonostante Picasso.

La vita di Dora Maar (nata Henriette Theodora Markovitch, Parigi 1907-1997) potrebbe essere perfetta per la sceneggiatura di un film noire degli anni ‘30, dove l’amour fou segna l’esistenza. Vive tra l’Argentina e la Francia, si forma all’École et Ateliers d’Arts Décoratif, all’Accademia di André Lhot e prosegue studiando fotografia all’École de Photographie de la Ville de Paris. Conosce Brassaï, Henri Cartier-Bresson, frequenta il gruppo degli artisti surrealisti e il mondo di Montparnasse con Paul Éluard, Jacques Prévert, Luis Buñuel.

Sensibile alla causa sociale, si impegna con la sinistra francese nella lotta politica in favore delle classi umili ed entra a far parte nel 1933 del gruppo Masses, dove conosce il filosofo e rivoluzionario Georges Bataille, con il quale ha una breve relazione ma un’amicizia che dura molto più a lungo.

E’ molto legata ad André Breton e alla moglie Jacqueline Lamba, che ritrae spesso. Come l’amica Meret Oppenheim, posa per alcune famosissime foto di Man Ray. Ma l’incontro che segnerà la sua vita avviene nel 1936, al cafè Deux Magot con Picasso, il Minotauro, colui che affermò “le donne sono macchine fatte apposta per soffrire”, quell’artista forte, violento, geniale, che proprio da Dora viene fotografato mentre realizza Guernica, un inno contro la violenza della guerra, dipinto da un uomo che proprio della violenza ha fatto largo uso, con le sue numerose amanti, le mogli, le compagne. Pare che ad affascinarlo sia stato lo spagnolo fluente e il gioco che lei faceva al tavolo del bar, con il coltellino che piantava velocemente tra un dito e l’altro della mano, non fermandosi quando si tagliava (precedendo di quasi quarant’anni la famosa performance di Marina Abramovic). Da questo momento la vita dell’artista francese viene stravolta dal grande amore, dalla lunga sofferenza durante la loro relazione e dopo la separazione, da una crisi che la porterà ad allontanarsi dalla fotografia, dalla politica, salvata dalla fede che prende il posto della ribellione, dalla pittura e dall’analisi con Lacan. Solo tra gli anni sessanta e gli ottanta, riprende e rielabora alcuni suoi negativi. Il suo padrone, come lei definisce Picasso, porta al suicidio alcune delle sue compagne, ma Dora non arriva a tanto:

“Tutti pensarono che mi sarei suicidata dopo che Picasso mi aveva lasciata, ma non lo feci per non dargli questa soddisfazione”.

Nonostante Picasso, vive a lungo.

E’ stata una grande fotografa, come si avrà modo di apprezzare vedendo l’esposizione delle oltre 100 opere, a Venezia, alcune delle quali inedite. Ha precorso i tempi, ha sperimentato le tecniche con gli artisti più famosi, ha documentato tutta la lavorazione di Guernica, lasciandoci una preziosa testimonianza, ha lavorato per la pubblicità, senza tralasciare una propria ricerca sulla società del periodo in cui ha vissuto, ritraendo con grande delicatezza la miseria degli abitanti della bidonville parigina, la “Zone”, o compiendo da sola un lungo viaggio in Spagna, in Costa Brava e Barcellona. Il suo sguardo è rispettoso, a volte ironico, mai crudo o distaccato. E’ affascinata dal mondo surrealista, delineato dal sogno, dall’inconscio, dal mistero, perfettamente in linea con la propria natura tormentata.

Lascia un archivio di circa duemilacinquecento immagini del proprio tempo, scaturite dalla propria sensibilità e dalla personalità complessa, impegnata in una profonda ricerca di sè e del mondo. Un mondo che, nonostante tutto, non è riuscito a domarla.

Info mostra

  • Dora Maar. Nonostante Picasso
  • Venezia, Palazzo Fortuny
  • San Marco, 3958
  • Campo San Beneto
  • 30124 Venezia
  • Tel. +39 041 5200995
 – Fax +39 041 5223088 – Email fortuny@fmcvenezia.it
  • 8 marzo – 14 luglio 2014
  • dalle ore 10 alle 18 (biglietteria ore 10 -17) chiuso il martedì e il 1° maggio.
  • Catalogo Skira – Milano, 2014

Primavera a Palazzo Fortuny: in contemporanea a Palazzo anche le mostre

  • Le Amazzoni della fotografia dalla collezione di Mario Trevisan
  • Anne-Karin Furunes – Shadows
  • Ritsue Mishima – Tras Forma
  • Barbara Paganin – Memoria aperta

 

 

 

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Vive a Bologna, dove lavora come logopedista al Servizio di Neuropsichiatria Infantile occupandosi prevalentemente di disturbi della comunicazione, del linguaggio e dell'apprendimento, è appassionata da sempre di Arte, in qualunque forma si presenti. Da alcuni anni ha iniziato un percorso nel campo della fotografia

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