La Città della Scienza a Napoli: ennesima storia infinita italiana

Napoli città della scienza incendiata
Napoli città della scienza incendiata
Napoli città della scienza incendiata
Ne abbiamo dato conto ormai già un anno fa: ma a quanto pare anche il fuoco “amico” si abbatte sulla Città della Scienza e la sua ricostruzione sembra diventare una  farsa, stavolta capitanata da Italia Nostra, una delle più note  ONLUS e delle più antiche associazioni ambientaliste italiane (nata a Roma nel 1955 e riconosciuta con decreto presidenziale nel 1958). L’organismo, certamente uno dei più prestigiosi del settore e indubbiamente protagonista di strepitose iniziative positive e propositive per la  salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali italiani ma, anche, con preoccupanti palesamenti di chiusure mentali, partito preso e forse necessità di ricambio generazionale per via, ad esempio, della sua posizione retriva verso il magnifico Auditorium di Oscar Niemayer a Ravello, torna a manifestarsi. Come? Stavolta il presidente della sezione Napoli di Italia Nostra, Guido Donatone, ha annunciato sul “Mattino” la sua intenzione di denunciare alla Procura della Repubblica il fatto che la Città della Scienza sarebbe un’opera “manifestatamente illegittima”, per cui non potrebbe usufruire dei 34,2 milioni di euro stanziati dalla Regione Campania per la sua ricostruzione.

Puntuale, arriva la reazione sdegnata dei tanti napoletani assetati di rivedere in vita il proprio centro di eccellenza e di altrettanti addetti-ai-lavori, architetti etc. e arriva anche il chiarimento dell’Arch. Gaetano Troncone, Consigliere Comunale Napoli Presidente Commissione Affari Istituzionali.

Qual è la reale situazione urbanistica della Città della Scienza e si può definire un’opera illegittima e abusiva?

Napoli città della scienza
Napoli città della scienza
Parrebbe proprio di no, ci assicura Troncone, dal momento che si tratta di immobili costruiti nel 1853, cioè antecedentemente l’Unità d’Italia: è, cioè, una delle prime testimonianze di archeologia industriale.

“Va sottolineato, inoltre, che molte opere colpite dall’incendio sono sopravvissute come parti delle mura perimetrali, segnatamente limitate zone della copertura, la ciminiera, la sala Galileo, tutte le fondazioni, le strutture dei locali impianti presenti nel sottosuolo, le vasche di raccolta acque piovane di 4000 mc, tutte parti scampate all’incendio devastante che sarebbe impossibile demolire. Solo ¼ di Città della Scienza è stata colpita dall’incendio visto che tutti gli immobili a valle di Coroglio sono ancora intatti.

Un altro motivo per il quale non è possibile definire quegli immobili abusivi è che nel 1993 sono stati restaurati sulla base di un progetto in linea con il PRG allora in vigore, approvato dalla Soprintendenza. BB.AA.AA. nel 1994.

Mi chiedo come si possa definire illegittima un’opera che rientra nell’elenco delle Opere di rilevante interesse storico-artistico 1945-2005, Ministero BBAAAA-DARC / Soprintendenza BBAAAA Napoli e Provincia, un’opera costruita con capitali pubblico privato a seguito di accordi di programma, stipulati nel 1996-1997 e 2007 tra Fondazione IDIS, Regione Campania e Comune di Napoli, accordo di programma che non scadrà prima della metà di questo secolo.

Probabilmente Donatone vuole fare riferimento al vigente PUE che scade l’anno prossimo, il quale prevedeva la delocalizzazione di quella parte di Città della Scienza a valle di Coroglio, al limite della spiaggia demaniale, senza tenere conto che la soluzione più praticabile, invece, è quella di ricostruire in tempi brevi 75.000 mc danneggiati, mentre come si potrebbe realizzare la delocalizzazione dell’intero comprensorio che conta 120.000 mc, per i quali non esiste ancora una sede alternativa? …per non parlare poi dei centinaia di posti di lavoro che andrebbero inevitabilmente persi!

Alcuni comitati del posto lamentano il fatto che città della scienza preclude la discesa a mare, ma vorrei ricordare che nell’area della Fondazione (area privata – non demaniale) è possibile realizzare 2 accessi liberi (distanti fra loro oltre 200 m., al limite nord ed al limite sud dell’area stessa), varchi che nessuno fino ad ora ha reclamato forse perché condurrebbero ad una porzione di spiaggia da decenni deperita ed in stato di abbandono, mai bonificata, pulita e resa agibile”.

Restiamo in attesa di ulteriori sviluppi sperando che non nasca un nuovo caso infinito ma il capoluogo campano, cuore partenopeo, torni a vedere concretizzarsi una rinascita; nel nostro precedente articolo appena successe il fattaccio (l’incendio della cosiddetta “Città nella Città”) scrivemmo:

“(…) Napoli, la Città della Scienza-Fondazione Idis brucia e con essa il simbolo della rinascita culturale di una città, posti di lavoro (più di centocinquanta dipendenti che già non percepivano lo stipendio da circa un anno) e una resistenza tangibile alla deriva presa da una realtà – non certo solo campana – genericamente arresa al malaffare, alle camorre, agli intrighi di potere e alle strategie della politica. (…)”; inaugurata con “bei programmi e progetti, via via ha rivelato lati deboli, derive meno trasparenti e tante difficoltà , ma questa fine è sconcertante, drammatica. “.

Ci aspettiamo che questa non sia un’ennesima “resa”, non una “fine”: né di “quel” tipo né per eccesso di zelo… Staremo a vedere, vigilando…

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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