Festival delle Letterature. L’impegno e l’allegria. Tre donne al centro del mondo

Festival delle Letterature - Janette Winterson,

Dopo un’altra scarica di temporale estivo, ieri pomeriggio Roma si è rasserenata, e ha consentito l’allestimento in piazza del Campidoglio della nona serata del Festival delle Letterature: L’impegno e l’allegria.    Scrittrici capaci di introspezioni vigorose sono le protagoniste della serata: Valeria Parrella e Jeanette Winterson, introdotta da Chiara Valerio.

L’apertura dell’evento è affidata ai virtuosismi jazz di Rosario Giuliani e Gianluca Figliola: sax e chitarra scaldano l’aria ancora frizzante dei tuoni mattutini. La scenografia è quella ormai collaudata in tutti gli appuntamenti precedenti, e le luci azzurre ondeggiano a ritmo sulla facciata di Palazzo Senatorio.

Entra Valeria Parrella. Finora l’ho sempre vista con i suo ricci vaporosi, in vesti casual che esaltano la freschezza, così mi sorprendo del suo outfit abbozzato sul patrimonio classico della location: un lungo abito verde smeraldo sopra sandali alla greca, una collana importante che ricorda un gioiello romano, i capelli stirati che così fluttuano più armonici nella brezza. Valeria legge il suo racconto inedito 99/99/9999  per interpretare la citazione di Elias Canetti che è il tema del Festival: “Ognuno, ma proprio ognuno è il centro del mondo”. La sua voce si snoda lenta e interpretativa sulle note melanconiche del jazz di Giuliani.

Un uomo ricorda la sua detenzione in un carcere anonimo, in una cella anonima con un ergastolano anonimo. Un tempo lentissimo, scandito da secondi interminabili, smuove nell’animo di quel prigioniero un desiderio di accrescimento culturale, perché il sapere aiuta a comprendere se stessi: “…Al mondo non interessava più conoscerlo: solo a lui interessava davvero e profondamente conoscere se stesso, e si cercava, un uomo nuovo, senza sosta. Perché lui era il centro del mondo, come ognuno, e il mondo è prezioso perché è pieno di tali centri.” Non importa quale sia stato il reato, la pena è stata assegnata a una persona che, ora diversa, non l’avrebbe più commesso.

Il duo jazz stacca con un brano lento.

Sul palco arriva una Chiara Valerio determinata e carica, nel suo completo mascolino in stile arabo (caftano corto e pantaloni larghi). Prepara l’ingresso alla scrittrice inglese con il testo Puzzle Winterson, che declama con energia, appena frettolosa, forse per l’emozione di aprire le danze di un’autrice che ammira con trasporto. Coinvolge il pubblico, lo fa anche ridere, e i brani tratti dall’opera di Jeanette cominciano a far comprendere al pubblico il senso di impegnarsi con allegria.

E infine arriva lei. Jeanette Winterson è una donna con un sorriso rassicurante. È semplice, diretta, non sembra preoccuparsi dell’apparenza; le sue scarpe da ginnastica bianche sotto jeans e camicia neri esprimono la spontaneità e la praticità di chi ha troppo da fare e da dare per rallentarsi con tacchi o gonne strette.

Mi dispiace non aver trovato la trascrizione del suo pezzo inedito: Dov’è il centro del mondo? è un manifesto efficace della nostra società, strutturato in modo originale: vari passi tratti da alcune opere accompagnano la sua ricerca.
Sugli schermi immagini tratte da Così fan tutte, Don Giovanni, Tosca, La fanciulla del West, si alternano alla traduzione italiana del suo inglese incisivo. Da Ponte e Puccini vengono messi sotto inchiesta e si fissano i punto dell’etica Winterson: la donna libera, e soprattutto, la creatività.
E la creatività è qualsiasi cosa, non solo l’arte in sé, ma ciò che è congeniale al nostro universo interiore. Per esprimere questa libertà, però, ci vuole un mondo migliore. Jeanette attacca il sistema economico, culturale, sociale che inibisce la creatività innata del bambino, che costringe i genitori a sprecare la vita lavorando.
Tocca la questione scottante dell’immigrazione, protegge la diaspora dei poveri e invita i potenti a tornarsene a casa loro dal Liechtenstein e dalle Cayman. Parla dell’Italia – e scappano battute d’obbligo (il Don Giovanni è il musical di Berlusconi: basta che abbiano la gonna…) –  e di tutti i Paesi.
Qualcuno dirà che la sua è stata una requisitoria troppo di sinistra, troppo femminista, ma c’erano verità incontestabili, che riguardano ogni singola persona della Terra. Per questo ognuno di noi ne è il fulcro e l’insieme: “Nessuno deve mettersi al centro del mondo. Ma tutti noi dobbiamo farne parte”.

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Appassionata di scrittura, letteratura, arte antica e contemporanea, si è laureata in archeologia per poi volgersi al mondo editoriale. Ha lavorato in una casa editrice romana e pubblicato articoli su riviste cartacee e sul web. Ė autrice di testi critici d'arte indipendente romana, di cui ha curato il progetto comunicativo per le esposizioni. Ama anche altre cose che non c'entrano niente con tutto questo.

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