Williams e il racconto: analisi di solitudini innocenti

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L’innocenza delle caramelle, cover

26 marzo 1911: a Columbus, nel Mississippi, nasce Thomas Lanier Williams, che adotterà lo pseudonimo di Tennesse e diventerà uno dei più importanti drammaturghi del Novecento americano.
Oltre cento anni più tardi, la casa editrice e/o ne ripropone le raccolte di racconti L’Apollo monco (titolo originale One arm and other stories) e Caramelle al croccante (Hard Candy. A Book of Stories), sotto l’unico titolo L’innocenza delle caramelle. La traduzione è a cura, rispettivamente, di Giuliana Beltrami Gadola e di Nora Finzi.

In copertina, un giovane Marlon Brando, star dell’adattamento cinematografico di una delle opere più note di Williams, Un tram che si chiama desiderio, e icona di quegli anni ’50 statunitensi in cui si collocano i racconti in questione. Racconti di cui sono protagonisti, contemporaneamente,  l’America delle contraddizioni e i suoi sperduti abitanti, una galleria di esseri umani simili per un comune senso di solitudine e irrequietezza.
Williams possiede talento analitico e ci restituisce la rappresentazione del lato dimenticato (e spesso degenerato) della floridezza americana, pur non trascurando un esame più intimo e universale del sentimento e dell’emotività, delle dinamiche relazionali e passionali, della fenomenologia dei rapporti umani.

I protagonisti dei racconti non sono solo esemplari di una popolazione (o di un’umanità?) disadattata, ma rincorrono continuamente una realizzazione (nelle relazioni sentimentali, nella professione, nella stabilità economica) pur essendo destinati, sempre e inevitabilmente, al fallimento. E, forse, il racconto iniziale è in parte un allegorico manifesto dell’intera raccolta.

L’Apollo monco è infatti la storia di un ex pugile  costretto, dall’amputazione di un braccio, ad abbandonare la propria attività sportiva. Ciò ne provocherà la caduta in una torbida spirale sociale, che costringerà l’“Apollo”, bello, appunto, come una divinità greca, a prostituirsi, fino al coinvolgimento in un incidente cui conseguirà la condanna a morte sulla sedia elettrica. Più della menomazione fisica, quindi, qui, come in tutte le storie narrate nella raccolta, emerge l’amputazione di quella dimensione non corporea che si potrebbe definire “anima” o “spirito”. Ci sono sempre una distanza da colmare o un vuoto da riempire, i quali provocano nei personaggi una perenne condizione di incompiutezza. Anche dove si manifesta la possibilità di vivere un amore puro (o, quantomeno, felice) c’è un impedimento, un’incapacità ad accogliere la bellezza e una preclusione alla serenità delle relazioni, come testimoniano Myra e Homer ne Il campo dei bambini azzurri, o John e Flora in La cosa importante.
Dove non c’è un’opportunità mancata, invece, la storia d’amore è tormentata, e il rapporto di coppia è ritratto come un inconciliabile scontro tra personalità in lotta, spesso dall’esito tragico, come nel racconto Rubio y Morena.

Alcune categorie umane si presentano con reiterata frequenza. Una è quella dell’affittacamere (La maledizione, Il materasso vicino al campicello, Succede qualcosa alla vedova Holly), ruolo catalizzatore di solitudini, con tutte quelle stanze vuote da riempire di inquilini socialmente ultimi; l’altra è quella dello scrittore (in, tra gli altri, Il poeta e Ritratto di ragazza in vetro), inevitabilmente destinato all’infelicità e, ancora di più, all’insuccesso. E qui emerge forte la componente autobiografica, che attraversa gran parte della produzione di Tennesse Williams restituendoci i segni di una vita non serena, turbata anche da quel rapporto con la malattia della sorella che non manca di
lasciare tracce in alcuni racconti (ancora in Ritratto di ragazza in vetro, oltre che, in maniera più trasversale, ne La rassomiglianza).

L’innocenza delle caramelle raccoglie storie di “ultimi”. Storie spesso trattate con un’impostazione tragicomica, in un avvicendarsi di racconti diversi pur nel comune sostrato di dramma, un’alternanza tra le categorie di leggerezza e pesantezza. Ma è lo stesso Williams, per bocca dei suoi personaggi, a rivelarci che dietro la solitudine, il disadattamento, l’insuccesso, c’è altro. Ed è forse proprio per questo che, sfogliandone i racconti, ci accorgiamo che i vari Lucio, Edith, Alma, Mr Krupper hanno anche qualcosa di noi e che a volte vi ci possiamo riconoscere, che la loro è una singolarità solo apparente, che forse il loro modo di relazionarsi con la vita è più universale e comune di quanto non ci si aspetti.
Quello che Williams riesce a rendere è la complessità del sentimento umano e di tutto ciò che c’è alla base dell’essere soli. E le parole di Billy e Cora, protagonisti del racconto Lega a due, sono quasi un invito a scavare fino al punto più profondo e nascosto del rapporto che abbiamo con la solitudine, la nostra e quella degli altri.

– Perché lo facciamo?
– Siamo gente che si sente sola. Sarà semplicemente questo.
– Ma niente è mai così semplice! Non lo sai?

 

T. Williams, L’innocenza delle caramelle, traduzione Nora Finzi, Giuliana Gadola Beltrami
e/o, Roma, 2014, pp. 336, € 16,50.

 

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Lorenzo Moltedo nasce a Roma nel 1991. Laureato (triennale) in Lettere Moderne presso “Sapienza” Università di Roma con una tesi sull’Orlando Furioso, è davvero curioso di conoscere cosa gli riserva il futuro. Non saprebbe immaginare una vita senza libri (e lo scrive con il rischio di sembrare retorico). Tra gli altri suoi interessi: viaggi, corsa, cinema e, in generale, ogni forma di manifestazione artistica. Quella con artapartofcult(ure) è la sua prima esperienza “ufficiale” di scrittura.

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