Santarcangelo 14. Art you lost. L’anima della città si scopre attraverso i ricordi

Santarcangelo dei Teatri - Art you lost?

Santarcangelo, giovedì 10 luglio, serata di inaugurazione

Un festival che è al suo 44esimo appuntamento non può che suscitare un grande rispetto in chi vi assista, soprattutto se durante l’inaugurazione la nuova sindaca di Santarcangelo, Alice Parma, e i due direttori artistici, Silvia Bottiroli e Rodolfo Sacchettini, parlano di percorsi, di sguardi, di dono, di fatica, di variabilità: temi questi che dipingono anche la realtà italiana e internazionale.
Ma un festival che si dichiara internazionale (e un terzo degli artisti viene effettivamente da tutto il mondo) è soprattutto una festa: per una cittadina che negli anni si è saputa rigenerare e ha saputo accogliere tante giovani famiglie, per gli artisti e per le persone interessate all’arte e alla cultura.
Saranno dieci giorni ricchi e belli: il programma del Festival è vario, interessante e stimolante.

La serata si è aperta con l’inaugurazione di un progetto, Art you lost, partito lo scorso anno, quando 369 persone hanno lasciato qualcosa di sè, pensieri, fotografie, oggetti significativi, che durante l’anno gli artisti coinvolti in questo progetto (Lacasadargilla, Muta Imago, L. Brinchi R. Zanardo (Santasangre), Matteo Angius) hanno rielaborato, assemblato, e riproposto sotto forma di percorso artistico e biografico, dal forte impatto emotivo in chi partecipa.

L’utilizzo di una scuola pubblica in cui si reinventano spazi e percorsi ha un effetto straniante: si entra in una fitta foresta con voci e suoni, nuovi Pollicini alla ricerca del senso di sè (chi sono? Cosa ci faccio qui?), la sensazione di perdersi è immediata e blocca il respiro. L’uscita nel cortile ha il forte impatto delle gigantesche fotografie che incombono dall’alto, intervallate dall’ultimo sms che i partecipanti dello scorso anno hanno ricevuto prima di partecipare. “Ricordati di chiudere bene la porta” “Per la cena accordati con Maria” “Ho lasciato il motorino senza benzina“; a terra la mappa di Santarcangelo con i pensieri che i partecipanti hanno rivelato rispetto alla cittadina romagnola: l’idea era di segnare con una frase il punto della città più importante per la persona coinvolta.

Mi sono venute le lacrime agli occhi leggendo quanto amore si possa nascondere dietro alle porte di casa “qui è dove sono venuta a vivere con mio marito e dove ho avuto le doglie per due volte“, “io amo Santarcangelo, qui ho capito che persona sono“, ma anche “qui (nelle adiacenze dell’ospedale) è dove sono venuta a trovare per l’ultima volta la mia amica Anna“.
Il tema dell’amore e della morte ritorna costantemente in questa installazione. Sempre nel cortile una bellissima installazione di tubi che partono da una finestra del secondo piano e giungono fino a terra permettono di riascoltare il ricordo del momento di abbandono che due persone al telefono, sconosciute tra loro, si sono confidate durante l’esperienza dello scorso anno.
Proseguendo nel percorso, in un lunghissimo corridoio del primo piano troviamo delle enormi bocce con una finestrella illuminata: qui sono conservati i 369 oggetti raccolti. Alle pareti, invece, ci sono i biglietti che le persone hanno scritto per raccontare il loro oggetto.

Amore, morte, amicizia sono i temi dominanti. Lasciare un oggetto significativo è stato anche un modo di liberare angosce e chiusure: alcune persone hanno utilizzato questa esperienza per sciogliere dei nodi, per rompere il cerchio di dolore e di fatica in cui stavano vivendo. Mettendosi in gioco totalmente.
Infine la musica: lo scorso anno è stata fornita una cuffia per ascoltare musica chiedendo ai partecipanti di lasciare solo la data di nascita e fornendo un cartoncino bianco con un pennarello. E, mentre si diffondevano le note delle canzoni dell’adolescenza, il fruitore liberamente poteva scrivere o disegnare. Il ritorno ai mitici anni della libertà assoluta ha prodotto nostalgia e dolci ricordi.

Un percorso emotivamente importante: scandagliare nell’animo e nei ricordi di 369 persone è come leggere un libro collettivo intessuto di biografia che da personale diventa generale.

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Angela Catrani vive a Bologna e si occupa di libri da quando aveva sei anni. Alla classica domanda su quale lavoro avrebbe fatto da grande rispose che avrebbe lavorato con i libri. Tutti pensarono al mestiere (meraviglioso) di libraia, solo sua madre pensò al mestiere di editor e in un qualche modo, con qualche parentesi per mettere al mondo due figli, a fare l'editor Angela ci è arrivata. Lavora per la Cooperativa sociale Il Mosaico, che tra le altre sue attività produce libri per bambini per conto di Bacchilega editore di Imola.

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