Santarcangelo 14. Cristallino, edificare nella vertigine. Le stanze dei pensieri

edificare-1-copia-460x307Il Festival di Santarcangelo quest’anno, con l’estate così ballerina e fresca, si caratterizza per il work in progress. L’inaspettata pioggia costringe gli artisti a rivedere le loro installazioni, a ripensare spazi e oggetti. E così in Piazza Ganganelli, fulcro della cittadina e centro nevralgico dell’organizzazione, i mobili in legno di pino costruiti da Maël Veisse, giovane architetto francese, vengono spostati e ricostruiti, usati e modificati. L’arredo urbano cambia fisionomia e crea spazi aperti e chiusi, luogo di riflessione e di scrittura, o solo un posto dove riposarsi e osservare.

Anche gli artisti che in Piazzetta Nicoletti hanno posizionato la loro installazione si sono dovuti adeguare agli acquazzoni ricorrenti, sgomenti di fronte alla possibilità di veder rovinata la loro arte.
Il progetto Cristallino. Edificare nella vertigine, ha permesso a nove artisti (Francesco Bocchini, Claudio Balestracci, Mattia Vernocchi, Stefano Ronconi, Verter Turroni, Erich Turroni, Mariano Marini, Rudi Mazzoni e Fabrizio Zannucoli) di costruire la loro stanza, il loro luogo privato e nascosto, luogo dell’anima e luogo fisico.
Ne è risultata una installazione con sei ambienti incuneati e adiacenti, in cui si entra dovendo stare attenti a non inciampare e a non sbattere la testa. Trovo sempre molta empatia nel ripercorrere le fatiche anche fisiche dell’artista, il dovere chinarmi e osservare da altre angolazioni il mondo che mi circonda. Queste sei piccole stanze racchiudono oggetti o sensazioni o pensieri degli artisti coinvolti. A volte si è accolti da sedie, altre volte si è quasi schiacciati verso la parete da enormi installazioni che occupano tutto lo spazio fisico, altre volte si è colpiti dal colore delle pareti, altre volte ancora l’uso sapiente e misterioso di cartone, argilla e colla lascia il fruitore, che esce da una comoda e accogliente stanza, straniato rispetto alla incomunicabilità che Alveoli di Mattia Vernocchi trasmette.
Cosa può aver voluto dirci l’artista, invitato a costruire il suo spazio privato, con una opera potente ma anche respingente? Mi sono fermata davanti a questa opera, proseguendo oltre e tornando indietro, incapace di dare un senso, attratta e scossa. La struttura prevede la sovrapposizione di tante camerette, un grosso alveare, ma come rovinato dalle avversità del tempo. È dunque, forse, un ricordo dei terremoti dell’Aquila e dell’Emilia dove la sicurezza di un tetto sulla testa è stata completamente sradicata e messa a nudo.
Anche questo, in fondo, è Edificare nella vertigine.
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Angela Catrani vive a Bologna e si occupa di libri da quando aveva sei anni. Alla classica domanda su quale lavoro avrebbe fatto da grande rispose che avrebbe lavorato con i libri. Tutti pensarono al mestiere (meraviglioso) di libraia, solo sua madre pensò al mestiere di editor e in un qualche modo, con qualche parentesi per mettere al mondo due figli, a fare l'editor Angela ci è arrivata. Lavora per la Cooperativa sociale Il Mosaico, che tra le altre sue attività produce libri per bambini per conto di Bacchilega editore di Imola.

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