Una Scuola Civica d’Arte Contemporanea? Succede ad Iglesias. Con Intervista

Scuola Civica d'Arte Contemporanea - Iglesias - ph. Giuseppefrau Gallery

La Scuola Civica d’Arte Contemporanea, nata dalla collaborazione tra il Comune di Iglesias e il Collettivo Giuseppefraugallery, ha come missione qualcosa di enorme, ciclopico, persino, eppure fattibilissimo: informare, formare e aggiornare la comunità – “non solo degli addetti-ai-lavori”, ci tengono a precisare Eleonora Di Marino e Pino Giampà – sui linguaggi, i codici espressivi, le opere, gli artisti e le dinamiche proprie dell’arte contemporanea. Insomma: un luogo per avere a portata di mano dal vademecum all’approfondimento di quello che è oggi non solo il Sistema dell’Arte ma la sua produzione e i suoi protagonisti.

Come vi siete organizzati?, chiediamo a Di Marino e Giampà; soprattutto: come vi finanziate?

“Nessuno. E’ completamente autofinanziata: non riceve, raccoglie, utilizza, finanziamenti in denaro, cerchiamo semmai di privilegiare le pratiche della donazione e del baratto.”

La Giuseppefrau è, del resto, abituata a queste scelte a tale pratica resistenziale sin da quando è nata, in forma di artist run space e di collettivo…
Faticoso?

“Enormemente. Ma ne vale la pena. Almeno siamo liberi.”

Quindi: come è strutturata, questa insolita Scuola?

“E’ articolata in due azioni formative: i Corsi, riservati agli iscritti, e gli Incontri, aperti al pubblico.
Sia i corsi che gli incontri sono stati progettati per permettere a tutti di poter conoscere e comprendere le opere, gli artisti, i linguaggi, i codici espressivi dell’arte contemporanea. I corsi sono completamente gratuiti e aperti a tutte le persone (artisti, curatori, casalinghe, lavoratori, disoccupati, laureati, studenti, pensionati, ecc.) che intendono avvicinarsi, anche solo per curiosità, ai linguaggi, alle pratiche, ai codici dell’arte contemporanea; infatti, non richiedono (ad esclusione del 3.0) nessuna preparazione specifica o un particolare curriculum di studi, ma solo tanta volontà nel volersi confrontare, attraverso l’arte, con le dinamiche, le problematiche e le prospettive del nostro tempo e del territorio.”

Ma non c’è il rischio che dopo tutto questo, dopo l’esperienza, qualcosa si perda, dato che questa Scuola è a tempo determinato?

“No perché la Scuola Civica d’Arte Contemporanea sarà caratterizzata anche da un’attività di ricerca, documentazione ed archivio…”

Su cosa? E quanto legame c’è, se c’è, con il territorio?

“Sugli sviluppi dell’arte pubblica e sociale, in particolare nei territori in crisi. Quindi anche nel nostro, il quale non è solo il più povero d’Italia, ma anche il più inquinato, depresso e, in virtù di ciò, particolarmente ostile. Non è semplice lavorare qui, ma abbiamo deciso di restare e di resistere, la Scuola Civica è un’occasione importante per far uscire la comunità dalle gabbie di una eccessiva autoreferenzialità, diffidenza e soprattutto dalla cattiva informazione, e non solo sull’arte contemporanea.
Poi, sempre per rispondere alla tua domanda sul rischio della perdita, noi cercheremmo di far durare questa esperienza il più possibile, magari per sempre, non siamo temporanei, aggiungiamo che la nostra attività è costantemente resa pubblica attraverso gli incontri mensili, il sito e l’attivazione di momenti conviviali e di altre iniziative aperte a tutta la popolazione.”

Avete pensato, dato che come Giuseppefrau avete già avuto questo tipo di coinvolgimento, a organizzare delle Residenze? In questo periodo di crisi, di poco danaro ma necessità di fare Rete e condividere, mi sembra una scelta virtuosa..

“Certo! Sono già previste una serie di residenze per giovani artisti e curatori.”

Solo giovani?

“Ci stiamo lavorando…”

Ma perché una Scuola Civica di Arte Contemporanea, un’area che è percepita da moltissimi come la più ermetica? Addirittura incomprensibile quindi inutile?

“Mah… è vero, e questo errore grossolano di valutazione, questo giudizio negativo è spesso dovuto alla mancanza di un’esperienza diretta, nonché ad una errata informazione basata su stereotipi che mirano a crearne un’idea sbagliata e un’immagine negativa. Quindi noi serviamo a questo…”

Pensate di servire anche a livello piccolo, locale, ovvero, di aprire possibilità di valorizzazione e sviluppo territoriale?

” Tutta la Cultura, e l’Arte Contemporanea rivestono un importante ruolo come matrice dei processi dell’innovazione e dello sviluppo: non a caso la sua presenza è direttamente proporzionale al grado di progresso di un determinato territorio. Siamo abituati a vedere e pensare l’arte contemporanea nelle capitali economiche e politiche del pianeta, mentre nelle realtà provinciali e periferiche ci si accontenta facilmente di posizioni di retroguardia, più spesso ancora dettate dalle dinamiche di un quieto vivere e dalla necessaria distanza dalle problematiche delle realtà metropolitane. Questo atteggiamento può essere adatto in territori che attraversano un periodo di stabilità economica e sociale, ma diventa deleterio, per non dire controproducente, in quelli che, come il nostro, versano in un una condizione di grave crisi, soprattutto se per uscire da quella situazione è obbligatorio passare per una riconversione economica e produttiva.”

Quindi combattete anche voi l’infelice, scandalosa affermazione di un tale ministro della Repubblica italiana secondo il quale “con la cultura non si mangia”?

“Ovviamente. Baggianata, quell’affermazione. Infelice, sì, e anche dannosa. Da irresponsabili e incompetenti.
Abbiamo bisogno di nuove energie e di competenze adeguate anche a livello politico; ma in generale, in campo civile, della società, delle persone, oltre che degli addetti di settore; persone, dicevo, che siano capaci di intercettare le nuove prospettive e le contraddizioni del prossimo futuro, di attivare dei processi ad alta energia creativa e culturale in grado di essere di supporto nel pensare nuove ed inedite soluzioni: acquisire cioè il livello culturale necessario per essere protagonisti della propria rinascita culturale ed economica.”

Quanta partecipazione avete avuto, sino ad ora?

“Nonostante il nobudget possiamo dire ottima sia per quantità che per qualità…”

E adesioni di professionisti di settore, di artisti etc?

“Fantastica e generosa. Fino ad oggi sono stati nostri visiting professor Simeone Crispino (Vedovamazzei), Efisio Carbone, Silvia Hell, Domenico Antonio Mancini, Alessandro Biggio… Micaela Deiana, Giorgio Viganò (che poi sarebbe anche il nostro special guests curator)… Venite anche voi di art a part of cult(ure)?!”

Si può fare… vedremo. Intanto diteci meglio qui come si fa per partecipare…

“Per partecipare ai corsi (completamente gratuiti) è sufficiente compilare il modulo di iscrizione scaricabile dal sito: http://scuolacivicaartecontemporanea.blogspot.it/ o scrivere alla e-mail scuolacivicaartecontemporanea@gmail.com.”

Posti disponibili ce ne sono ancora?

“I posti disponibili per ogni corso sono 10 e vengono messe in graduatoria le domande seguendo l’ordine cronologico di invio.”

Più forestieri o più locali?

“Dei posti disponibili, almeno 1/3 sono riservati ai residenti ad Iglesias e nella provincia!”

Che succederà a settembre?

“Nella prima settimana avremo Ettore Favini con il suo ultimo lavoro, un video (inedito) dal titolo Upside Down, girato in occasione di Manifesta con i minatori del Belgio: un’azione sociale e un monumento pubblico, dono alla miniera e ai minatori. L’opera/azione consiste nella scalata del Terril: la pancia della terra ribaltata fuori… Di notte come nel buio della miniera, come per un giovane minatore la prima discesa nei tunnel, l’artista salirà per piantare in cima a questa collina artificiale un ciliegio, albero simbolico del “miracolo di Santa Barbara”. L’azione di per se è invisibile, come invisibili erano i minatori nel loro calarsi nella terra, uomini venduti dal loro Stato nella folle corsa all’energia. Un’energia cattiva che ha distrutto l’ambiente e le vite delle persone.”

Info

  • Docenti, Relatori, Visiting Professor, Special Guests: Collettivo Giuseppefraugallery + Silvia Argiolas – Simone Berti – Alessandro Biggio – Efisio Carbone – Roberto Cascone – Gianluca Concialdi – Dario Lino Costa – Micaela Deiana – Carla Deplano – Francesca Di Nardo – Ettore Favini – Luca Francesconi – Silvia Hell – Helena Hladilova – Renato Leotta – Domenico Antonio Mancini – Davide Mariani – Barbara Martusciello – Giuliano Sale – Namsal Siedlecki – Patrick Tuttofuoco – Roberta Vanali – Simeone Crispino (Vedovamazzei)
  • Special guests curator: Giorgio Viganò
  • Environmental mediator: Gabriele Vargiu
  • Sound engineer: Giacomo Tronci
  • Sede dei corsi: via Oristano, ingresso giardino biblioteca comunale, 09016 Iglesias.
  • Contatti: 3473696005; scuolacivicaartecontemporanea@gmail.com.
  • Sito http://scuolacivicaartecontemporanea.blogspot.it/
  • Altro qui: http://scuolacivicaartecontemporanea.blogspot.it/ o scrivere alla e-mail scuolacivicaartecontemporanea@gmail.com
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Paolo Di Pasquale si forma studiando prima Architettura poi Disegno Industriale a Roma, specializzandosi in Lighting design. Nel 2004 è co-fondatore dello STUDIOILLUMINA, dove si occupa principalmente di Architectural Lighting Design e Luce per la Comunicazione: lo Studio progetta e realizza allestimenti espositivi e museali, ideazione della luce, corpi illuminanti, scenografia notturna - nel settore della riqualificazione urbana e in progettazione di arredi (porti turistici, parchi, giardini, piazze etc.)-, piani della luce per alcuni Comuni italiani e spettacoli di luce. Nel 2007 fonda lo Studio BLACKSHEEP per la progettazione di architettura di interni e di supporto alla pianificazione di eventi, meeting e fiere. E' interessato alla divulgazione della cultura della luce e del progetto attraverso corsi, workshop, convegni e articoli. Ha insegnato allo IED e in strutture istituzionali. E’ docente di Illuminotecnica presso l’Istituto Quasar - Design University Roma di nel corso di Habitat Design e in quello di Architettura dei Giardini. E' Redattore di art a part of cult(ure) per cui segue la sezione Architettura, Design e Grafica con incursioni nell'Arte contemporanea. Dal 2011 aderisce a FEED Trasforma Roma, collettivo di architetti romani che si interroga sul valore contemporaneo dello spazio pubblico esistente, suggerendone una nuova lettura e uso con incursioni e azioni dimostrative sul territorio metropolitano.

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