Festival della Letteratura #1. Evento 5 Translation Slam su Il giovane Holden ritradotto per Einaudi da Matteo Colombo

Festival della Letteratura - Mantova

The Catcher in the Rye, il celebre romanzo di J.D. Salinger del 1951, fu tradotto in italiano nel 1961 con il titolo Il giovane Holden per la casa editrice Einaudi.
A cinquant’anni di distanza l’editore ha deciso di ritradurre il testo e lo ha affidato a Matteo Colombo, giovane traduttore italiano, con un compito ben definito e poco impegnativo: rendere eterna questa nuova traduzione.

Nella sua versione, Colombo ha potuto naturalmente osare molto di più rispetto alla traduzione di Adriana Motti, che risentiva sicuramente del pudore linguistico dell’italiano scritto rispetto alla rottura e alla novità che il testo americano proponeva.
Con quella tipica puntualizzazione che caratterizza i traduttori, che perderebbero ore e ore per tradurre una singola parola, e si divertirebbero pure da matti, nel farlo, si sono confrontati Matteo Colombo e Anna Rusconi (in difesa della vecchia traduttrice, scomparsa ormai da anni), mediati da Isabella Zani. Un bel trio di traduttori, con opinioni diverse ma con un rispetto raro nei confronti del lavoro dei colleghi.

Il problema di ritradurre i libri che nell’immaginario del lettore sono dei classici (alla domanda chi avesse letto il libro si sono alzate una foresta di mani) è naturalmente il confronto, che nasce dal suono che una lettura produce in chi legge. Infatti sono convinta che molto spesso noi non ricordiamo solo delle parole, ma ricordiamo anche l’onda sonora che le parole che leggiamo provocano nel nostro cervello. Me ne sono accorta leggendo la nuova traduzione di Anna Karenina: non riconoscevo più il “mio” romanzo. Riprendendo la vetusta traduzione di Ginzburg, sicuramente piena di errori, mi sono, invece, sentita a casa.
Dunque, nel leggere oggi Il giovane Holden, sicuramente potrei apprezzarne la novità e la freschezza linguistica, ma non sarò turbata dallo scoprire la quantità di parolacce dette da questo giovanotto, che nel mio immaginario è sì uno svitato, ma dal linguaggio forbito e vagamente ottocentesco?

Naturalmente, l’idea di Einaudi è quella di avvicinare i più giovani a questa storia che narra la vita tormentata di un adolescente.
Matteo Colombo ha cercato di essere il più fedele possibile all’originale, sempre che si possa riuscire a essere fedeli nel tradurre o non piuttosto aspirare a quella lealtà di cui parla Bruno Osimo nei suoi libri sulla traduzione.

Sarà eterna questa nuova traduzione? Naturalmente solo i posteri ce lo diranno.
La cosa curiosa e che dà un certo gusto in prospettiva è scoprire che The Catcher in The Rey è considerato un classico ed è studiato come tale nelle scuole americane…

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Angela Catrani vive a Bologna e si occupa di libri da quando aveva sei anni. Alla classica domanda su quale lavoro avrebbe fatto da grande rispose che avrebbe lavorato con i libri. Tutti pensarono al mestiere (meraviglioso) di libraia, solo sua madre pensò al mestiere di editor e in un qualche modo, con qualche parentesi per mettere al mondo due figli, a fare l'editor Angela ci è arrivata. Lavora per la Cooperativa sociale Il Mosaico, che tra le altre sue attività produce libri per bambini per conto di Bacchilega editore di Imola.

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