Il ritorno dell’Urbanistica. Riflessioni di un viaggiatore del pensiero # 3

ph Tamara Triffez

Entro il 2040, il 60% della popolazione mondiale graviterà e cozzerà come un asteroide intorno alle grandi megalopoli,e già questo impone una rilettura immediata di tutti i dati urbanistici fino ad ora considerati. Si va inevitabilmente verso una Urban evolution.

L’Urbanismo totale, coinvolgerà come un gigantesco magnete tutta la nuova ricerca scientifica ed umanista, dall’economia, alla riorganizzazione e distribuzione delle nuove fonti energetiche, al processo dei rifiuti urbani, all’architettura sociale, alla riqualificazione urbana, alla viabilità…; con una campagna che potrebbe o entrerà in città e viceversa, con un gigantesco dentro-fuori che conserverà in parte la cultura contadina, con orti e campi coltivati, con espressioni individuali e collettive della grande capacità di pensare e fare Arte in questo paese.

Alcuni esempi: Daniel Libeskind parla di “People’s Power” per sottolineare che non ci si può riferire più solo agli edifici perché gli architetti delle nuove “Green Cities” concentrano le loro attenzioni su 4 punti chiave: energia, acqua, rifiuti e trasporti; si tratta di “Averting crisis”, quindi, cioè di come le città stanno affrontando il problema dei cambiamenti climatici. *

Queste ricerche e questi nuovi parametri, serviranno soprattutto nell’importantissima battaglia da condurre in Italia per la salvaguardia delle Città Minori (intorno ai 10-30mila abitanti): serbatoi di vita da non svuotare ma da conservare e fare evolvere come beni preziosi per il nostro futuro. Un’attenzione quindi particolare da riservare a questi luoghi, spesso magie urbanistiche, sentinelle del territorio altrimenti esautorato.

Tra le miriadi di queste micro-città nel territorio italiano, ne emergono due, in Sicilia, contrapposte storicamente. Una è la neo-razionalista Gibellina Nuova, ad occidente, dove le esperienze moderne nazionali si riallacciano ad un’architettura del mezzogiorno, immagine di un Mediterraneo non rovinato da geometri ed architetti analfabeti, ma sulle orme, piuttosto, di una tradizione già cantata ed espressa, nelle città minori, della bonifica pontina, nelle architetture del dodecanneso ed in genere nelle colonie italiane…. L’altra è la tardo-barocca Noto, nella Sicilia orientale, la cui nuova impostazione urbanistica fu affidata, agli inizi del 700, ad un nobile sapiente, l’architetto Giuseppe Lanza, duca di Camastra.

Egli riunì – dalle famose scuole di Napoli – pensatori, scienziati, architetti, ingegneri, artisti, per disegnare, lontano dalla città originale distrutta da un terremoto, un asse viario da est ad ovest che per quasi 2km, allineato sempre sulla stessa quota a metà collina, separa a monte (nord) i maestosi edifici del clero e della nobiltà, e a valle (sud) l’amministrazione pubblica, il teatro, l’habitat popolare. La città è circondata da centinaia di ettari di mandorleto, di vigne, vi cresce il carrubo e si può vivere quel dentro-fuori tanto auspicato dalle filosofie contemporanee. Purtroppo, però, oltre al turismo e all’agricoltura non c’è altro: la gente vede, compra o vende e fugge.

A Gibellina nuova è l’Arte che fa da traino, attraverso progetti suntuosi di tanti artisti contemporanei, dal cretto di Burri, all’aratro di Pomodoro, al teatro di Consagra, opere felicemente sposate alle architetture e alle piazze di Samonà,Venezia, Ungers, Purini e tanti altri. Ma ora i completamenti si sono tragicamente interrotti.

Rivitalizzare questi centri, e non solo con il turismo usa e getta, ma renderle desiderabili, quindi sostenibili ed autosufficienti, anche per chi ci vive, attraverso analisi scientifiche precise e rigorose, è il compito delle amministrazioni pubbliche, del settore privato con i loro investimenti e di questa nuova generazione che incalza irrequieta ma che va dotata di consapevolezza e di nuovo sapere.

Il principio base deve diventare: salvare il Centro Minore per creare nei luoghi stessi quelle premesse di stabilità e benefici equamente ripartiti, armonie per fortuna già raggiunte nel nostro paese da tanti insediamenti; ed insistere nel Mezzogiorno, luogo già così felicemente speziato con ogni ordine di sapori che aggiungervi la parola Urbanistica non dovrebbe rappresentare un problema insuperabile.

* Relativamente a questa visione e a questi dati, si rimanda anche all’inserto del “Financial Times” titolato The Future of Cities del 8/8/2010).

Su Gibellina, leggi anche:  Ludovico Corrao assassinato a Gibellina. Se ne va così un intellettuale di Barbara Martusciello

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L'architetto Giusto Puri Purini inizia come scenografo in alcuni film didattici per la TV, di Roberto Rossellini - tra cui gli Atti degli Apostoli ed il Socrate -, lavora e crea, come project manager per i Vivai Del Sud dal 1972 al 1977 e fonda nel 1978, lo Studio di Architettura. Queste ed altre esperienze lo porteranno a viaggiare nel mondo per promuovere l'immagine del design e dell'architettura italiana. Collabora con il CNR per la Fiera del Levante e la Fiera di Milano - edizioni 1988/89 - realizzando una piramide di cristallo autosufficente dal punto di vista energetico; lavora al MAE ristrutturando la Farnesina e alle Scuderie del Qurinale realizza la mostra Da Giotto a Malevich, 800 anni di rapporti tra l'Italia e la Russia (2004). Collabora dal 2009 in India, nel Tamil Nadu, all'evoluzione della città universale di Auroville, voluta dal grande filosofo indiano Aurobindo.

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