Il primo passo era stato fatto nella primavera scorsa quando Massimo Romeo Piparo, che da 20 anni porta in scena Jesus Christ Superstar, la rock opera di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, è riuscito ad avere nel cast Ted Neeley, il protagonista del film che, con la regia di Norman Jewison, nel 1973 cambiò per sempre il modo di immaginare Gesù Cristo rendendolo umano e spirituale al contempo.
50mila spettatori in due mesi, standing ovation e, soprattutto, qualcosa di quasi impossibile in Italia: la creazione di alcuni fan club, una passione che ha proseguito intatta sul web per tutta l’estate con anteprime sussurrate, gossip fatti serpeggiare fra le pagine ed i gruppi di Facebook, immagini riproposte, novità, vecchie interviste, analisi etnoantropologiche e tanto, tantissimo coinvolgimento.
Tutto questo ha portato al secondo passo, quello che è diventato reale con l’arrivo a Roma di altri due membri del cast originale: Yvonne Elliman (Maria Maddalena) e Barry Dennen (Ponzio Pilato).
Di nuovo insieme dopo quarant’anni i protagonisti del film Jesus Christ Superstar saranno al Teatro Sistina dal 18 al 28 settembre, poi all’Arena di Verona il 12 ottobre ed infine al Teatro Arcimboldi di Milano dal 16 ottobre al 2 novembre, per la gioia di questi fan ultra cinquantenni, mescolati anche a molti giovani che, grazie ai genitori o solo alla potenza del rock, si sono trovati in questo teatro senza età.
Dice proprio così il regista e direttore artistico de Il Sistina Massimo Romeo Piparo parlando della difficoltà incontrata a convincere la produzione inglese a puntare su un cast di settantenni, ma il successo italiano ha dato una spinta a questo progetto che ora viene presentato in anteprima a Roma, come un omaggio a tutti gli spettatori che hanno permesso questo successo e sempre nel ricordo di Carl Anderson, l’indimenticato Giuda che però sembra rivivere nell’interpretazione di Feysal Bonciani ormai non più esordiente, ma solido cantante capace di confrontarsi con i “mostri sacri”.
Si presentano con aneddoti e simpatia in conferenza stampa Yvonne Elliman e Barry Dennen, quest’ultimo racconta che ha la sensazione di conoscere i suoi colleghi da due o tremila anni anche perchè è il membro più anziano della compagnia, ma non nega che, nonostante gli anni che passano facciano cambiare anche i contesti, il legame con Jesus Christ Superstar non ha mai smesso di crescere e diventare più ricco e vissuto.
La Elliman, a sua volta, fa sorridere raccontando che quando fece il provino non aveva idea di chi fosse Maria Maddalena, hawaiana di madre buddhista, era convinta che la Maddalena fosse la madre di Gesù e, quando il regista le fece ascoltare per la prima volta la canzone I don’t know how to love him si domandò stupita se quelle fossero parole che una madre avrebbe usato con suo figlio. Allora Jewison le disse molto direttamente che Maria Maddalena era una prostituta, una puttana. E allora lei capì che avrebbe dovuto cambiare completamente la sua interpretazione.
Ted Neeley, come sempre, infonde pace ed emana saggezza. È un grande comunicatore e racconta, ancora una volta, dell’armonia fra gli interpreti dell’opera, del sostegno reciproco, dell’essere come una sola famiglia, del riunirsi e dell’aver continuato a crescere negli anni, ad aggiungere qualcosa all’interpretazione, ad approfondire la conoscenza dei testi e di loro stessi. Ed omaggia gli spettatori rendendoli artefici dell’energia che si sviluppa sul palcoscenico: “E’ il pubblico che dà energia mentre sta in sala ed attende e quando si sentono le prime note quell’energia arriva sul palco e gli attori la restituiscono e in questo modo alimenta tutto lo spettacolo”
Ogni volta mi domando se mi trovo davanti ad un’abilissima struttura di marketing, ad un Saggio al livello della buddità, o ad un attore dalla professionalità massima. Probabilmente si tratta di tutti questi elementi messi insieme, ma l’effetto che ha su di me è, comunque, di un qualcosa di costruito.
Anche se non è possibile negare che sia molto piacevole ascoltare le sue parole e che è interessante vedere come, con estrema onestà, riesca a destreggiarsi fra domande personali, mitizzazioni e domande politiche, come quando racconta che se chi lavora con lui ne percepisce l’essenza spirituale, è perchè mostra apertamente il suo essere spirituale e, soprattutto, perchè ha un profondo rispetto per la spiritualità.
O come quando, sollecitato da una domanda sul pacifismo di allora e quello di oggi, racconta la sua esperienza ai tempi di Hair, il musical incarnazione di un periodo storico preciso: quello in cui tutti scendevano in piazza per protestare contro la guerra del Vietnam: “Quando recitavo in Hair esprimevo qualcosa che stava avvenendo nella realtà: la richiesta di pacifismo,di pace, della fine della guerra. Oggi le persone che non sono d’accordo con quel che succede nel mondo non lo dicono pubblicamente. In questi quarant’anni non ho visto pace, ma un susseguirsi di guerre e mai più una comunicazione diretta. Le persone credono individualmente nella pace, ma sembra che siano impossibilitate a parlarne con chi sta al potere.”
Ed aggiunge che occorrerebbe imparare ad essere d’accordo sul non essere d’accordo e ad accettarci reciprocamente privilegiando l’ascolto.
E così questo spettacolo simile ad un piccolo paradiso -come dice il direttore d’orchestra Emanuele Friello– questo spettacolo in cui la magia accade forse grazie all’atmosfera, o forse grazie alla potenza del rock torna a stupire e a far sognare che anche oggi sia possibile creare la bellezza e l’armonia.
Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.
In Italia esiste un unico fan club di cui sono la fondatrice e presidente e si chiama The Ted Neeley’s Official European Fan Club. Tutti gli altri sono americani
Certamente, ti ringrazio per averlo precisato. Il mio plurale era un mero “esercizio di stile” per raccontare quanto inaspettato movimento si sia creato attorno a questo straordinario spettacolo. In bocca al lupo per l’attività del fan club.
Please excuse this comment being written in English, but I want it to be clear and my Italian is not perfect. Here is my comment: Ted, as a performer and human being knows no separation There is just one fan base and one circle and we are all world wide fans and have been for years. That is what “Keep the Circle Turning” is all about. Again, Ted does not recognize separation. Thank you for your time.
Dear Boobbie I’m very honored to have you guest in this magazine.
I am aware of what you say (and I’m part of the group that you founded on Facebook).
I also know that there are some serious problems regarding the fan club.
So I have no doubt about what you say and recognize the uniqueness of the fan base and of the circle.
However, if you intend also to point out that the doubts I have expressed are not correct, I think the only person who could answer to my questions and clarify them should be Ted Neeley. Unfortunately the press office denied me the opportunity to interview him.
I thank you for what you do and for the passion with which you live.
(and sorry for my bad english….)
Grazie per questo grande articolo.
Oh my Isabella…your English is amazing. Thank you so much for the response. No, I did not mean anything negative about your article. I thought it was wonderful and very interesting. I was really responding to the other comment. Thank you again, and thank you for this great article. You are very special. I am sorry for not responding in Italian. I am not trying to be rude, just not as good at writing in Italian as translating. Again, thank you….Bobbie