Festival della letteratura di viaggio #4. Viaggiatori dell’anima e dei luoghi

Scrittori italiani in viaggio. Viaggiare e scrivere, anche immaginare e testimoniare. Tra Africa, miti greci, micro-universi nei luoghi di scrive. Con Gianni Biondillo, Valerio Millefoglie, Matteo Nucci, Sandra Petrignani. Conduce Tommaso Giartosio.

Viaggiare , scrivere, ricordare. Questo il tema di uno degli incontri pomeridiani a Villa Celimontana, a Roma, nell’ambito del Festival della Letteratura di Viaggio. Quattro affermati scrittori italiani ci hanno raccontato la le loro esperienze di viaggiatori – dell’anima e dei luoghi- in un dialogo arguto e divertente condotto sapientemente dallo scrittore e giornalista Tommaso Giartosio.Qual è il senso della scrittura di viaggio, e in che direzione va ?

Scrittura e viaggio hanno comuni denominatori. La partenza , comunque, verso quella che è una meta sorprendente, verso la scoperta di nuovi modi, toni, confini. La curiosità. La meraviglia. E la memoria. Il viaggio, che può essere immaginario o reale, compiuto geograficamente o in poltrona, è il pretesto per una evocazione, un lampo, qualcosa che può portare ad una più profonda conoscenza dell’altro, di noi stessi, e inevitabilmente trasformarci. Perderci o salvarci. E qui in effetti, sta il suo principale senso.

Sandra Petrignani, scrittrice e giornalista, voce femminile incisiva in materia di letteratura di viaggio, nota come ci siano due tipi di viaggiatori. “C’è chi viaggia per andare e chi per tornare”. Ricorda Bruno Boschin, al quale è intitolato l’omonimo Premio, scomparso e compianto fondatore della romana “Libreria del viaggiatore”. Nel suo “emporio di idee avventurose”, come amava definirlo, trovavi sogni e atmosfere, carte, mappe, libri, ti restituivano luoghi che sentivi vicini senza esserci mai stato. Il viaggio per Petrignani, è un pretesto per scrivere, per raccogliere idee. Nella veste di viaggiatrice-pellegrina, ha visitato le case- museo delle più significative scrittrici del’900, restituendone l’ essenza attraverso le voci degli oggetti ad esse appartenuti, nel libro” La scrittrice abita qui” ( Neri Pozza Ed.). Essenziale la documentazione fotografica per fissare case e oggetti. Marguerite Duras non è entrata nel libro di viaggi relativo alle case-museo perché non ne ha una specifica, ma la Petrignani ha potuto comunque visitare le sue residenze, intatte. Duras è diventata la protagonista del suo bel romanzo, “ Marguerite”. Dopo avere accennato ai viaggi lontani, in India, Paese che da sempre la affascina, la scrittrice ci parla del viaggio a corto raggio, altrettanto emozionante e intenso, nella città di Roma. A Trastevere, il cuore vivo, il suo personale “centro”, che raggiungeva con il 60, contrapposto all’altro centro, al di là del fiume, Campo De’ Fiori. Trastevere delle chitarre, delle notti indimenticabili di luci e musica in strada, del Folkstudio. “ A

volte lo scrittore non è mai partito, non ci si è mossi nemmeno se si è viaggiato. A Trastevere ci sono attori, scrittori, artisti, e vecchi fantastici trasteverini che non troveresti altrove”. Si viaggia allora per tornare, per restare?

Per Matteo Nucci, scrittore, saggista, classicista, autore di reportages (“Il Venerdi di Repubblica”), “il viaggio vero ci trasforma, il motivo per cui viaggiamo è questo. Ci lasciamo cambiare da una realtà diversa. Il viaggiatore non si ferma mai, e l’Odissea lo dimostra. Ulisse a Itaca torna, ma in realtà non torna mai, non ci riesce, è cambiato, i venti anni lontano da casa portano ad una inevitabile trasformazione”. E a proposito di un viaggio in Sicilia, racconta dell’ emozione provata durante una visita a Crotone, dove sbarcò il filosofo Pitagora, e a Lentini, città natale del sofista Gorgia. E di come si possano capire meglio, attraverso i luoghi, le persone, il pensiero, le loro azioni. Anche i libri ci cambiano. Viaggiare tra le righe è fare un viaggio interiore , “un libro può essere un’esperienza stravolgente”.

Gianni Biondillo , scrittore e architetto, autore di noir e del recente “ L’Africa non esiste” (ed. Guanda) , si definisce con simpatica autoironia “ forse uno scrittore stupido, perché non so scrivere se non ho visto”. Cita Proust, nel suo assunto che i viaggi più belli sono quelli fatti con l’agenda e un orario dei treni a portata di mano. E non serve andare nemmeno troppo lontano, per fare un viaggio, l’“esotico” ce l’hai sotto casa. Basta solo cambiare strada, per trovare qualcosa che può scavarti dentro, per sempre. Uno dei viaggi di Biondillo, è stato un giro, durato un anno, fatto lungo i margini della tangenziale di Milano, a piedi, con un compagno di avventura. Con lo scopo di fotografare una città inconsueta, diversa, multietnica, un insieme di cose , fatti, volti, altrimenti sconosciuti. Esperienza raccontata nel libro” Tangenziali. Due viandanti ai bordi della città”, scritto con Michele Monina. “L’Africa non esiste” invece, è un particolare insieme di storie e di luoghi africani, che rivelano una realtà opposta a quella tradizionalmente immaginata. L’Africa non è quella di Tarzan né quella delle giraffe. E’ l ‘Africa di nessuno e di tutti, quella di Biondillo, dove i posti perdono l’identità specifica e stereotipata che ci si aspetterebbe, e diventano magma vivo, confuso, inaspettato, di tradizioni, contraddizioni, storia, lingue e culture diverse. Il suo percorso comincia casualmente in Eritrea, ci racconta, poi prosegue: Etiopia, Ciad, Uganda, Egitto. “Posti complicatissimi, socialmente difficili”. Nella progressione dei viaggi, cadono i molti pregiudizi sul Continente nero. “ Ogni viaggio vero è mettersi davanti ai propri pregiudizi”, sottolinea lo scrittore nel dibattito. Così Asmara ai nostri giorni, dopo il colonialismo, è una città italiana, con le case in stile umbertino ancora lì, con abitudini italiane e ragazzi che fanno le vasche in centro su e giù come in un qualsiasi corso italiano; e ad Addis Abeba, una strada costruita settanta anni fa dagli italiani, viene ristrutturata da un’impresa cinese, sudcoreana e turca, e in questo mix di esseri e linguaggi, l’ingegnere sudcoreano ti canta in italiano “ L’Immensità” di Don Backy… Nel libro in realtà , a dispetto di quanto affermato all’inizio, di non saper descrivere quello che non si è visto, c’è anche la descrizione fantasiosa di luoghi mai visitati.

Ricerca di cose tranquille e piccole quella di Valerio Millefoglie, scrittore, musicista e performer. Ricerca, attraverso una meticolosa e “ossessiva”documentazione, di luoghi veri, reali e originalissimi, descritti nel suo “Mondo piccolo” (ed. Laterza). Uno svolgersi leggero, ha inizio in Croazia, sull’isolotto di Nona, nei pressi di Zara. Lì c’è la cattedrale più piccola del mondo. Ci si entra uno alla volta. Immaginate al suo interno un matrimonio “ da separati”, il “sì” è pronunciato solo davanti a se stessi! L’ottica del viaggio qui è particolare, intima, i luoghi sono ridotti a dimensioni minime, ma grandi sono le anime che li abitano. I loro custodi infatti, incontrati dall’autore, “ hanno conservato un modo visionario di vedere le cose”. Il ristorante più piccolo (due soli posti), la libreria più piccola, il carcere più piccolo (viaggio alle Sei-celle). Un’attenzione a ciò che è nascosto, ripiegato su se stesso, ma non per questo meno forte o significativo. Ci parla di un curioso reportage su una famiglia milanese, di cui racconta venti anni di vacanze, paragonandole ai viaggi attuali. Anche il precedente libro di Millefoglie, “ L’attimo in cui siamo felici” (Einaudi), è un libro di viaggio, un personalissimo e originale viaggio nel dolore , utile alla rielaborazione di un lutto. L’autore definisce “cartelle cliniche della felicità” questionari distribuiti tra sconosciuti, con domande relative ai loro momenti di felicità durante la settimana. Da qui nascono incontri e interviste delle persone che hanno compilato il questionario iniziale, ritratti unici e delicati di una particolare, sofferta avventura di vita moderna. E a proposito di modernità, in rapporto al mondo classico, interviene Matteo Nucci. Il “bello” classico, rarefatto, lieve e perfetto, non è concepibile nel brusio e nella concitazione di un turismo superficiale e rumoroso. Bisogna avere giuste antenne per captare l’eco indefinibile del tempo, viaggiarci dentro con tutta l’anima, “ sentire” nel viaggio attraverso la bellezza del mondo, saper perdersi … Ricercare e scoprire, nel silenzio, nel pensiero, o trovare la storia eterna al tavolo di una vecchia osteria, nei racconti dei vecchi, davanti a un boccale di vino. Riconoscere le parole di Socrate e Platone, in una valletta vicino ad Atene, consegnate ad un vento leggero, a passi nuovi, Eros e Afrodite negli stessi luoghi dove Amore e Piacere vengono dispensati oggi da moderne peripatetiche. E sapere andare, nel viaggio della vita, oltre le curve, senza frontiere o garanzie di ritorno. Con l’amore per la conoscenza, la consapevolezza della propria fragilità, piangendo, “ Le lacrime degli eroi”, parafrasando il titolo del saggio –romanzo di Nucci, edito da Einaudi. Con una disposizione alla meraviglia e “allo stupore, quello con cui nasce la filosofia, l’amore per il sapere”. “ Solo il luogo dove non è stato, concilia un uomo con il suo paesaggio/egli non ha/altrimenti residuo, non ha luogo/L’esatta fotografia del sogno è necessaria. Quello che è stato non basta mai”. (Natan Zach). Dunque andare. Allontanarsi in se stessi, nelle cose , nei luoghi, nello scrivere. La parola, un divenire, un ‘errare, una digressione “Un dovere perdersi nelle città, ogni percorso è un racconto. Sapremo tornare? Nei libri ci sono digressioni straordinarie, che deragliano dalla storia, e forse questa deriva è il bello della vita.”, sostiene Biondillo. Sandra Petrignani osserva che in realtà fingiamo di perderci. Almeno nella scrittura, dove il controllo della pagina resta fermo, e la digressione diventa una figura retorica che serve, in un apparente allontanamento, a riportare invece al centro delle cose. “ E’ pane necessario”. E tornando ai luoghi visitati, alle case-museo delle scrittrici di cui si parlava prima: “ Una casa dice la verità su chi la abita, in queste case ho trovato delle sorprese”. Cita in particolare la casa di Yourcenar, dove Marguerite viveva con la sua compagna. “ La sua casa era semplice, non così monumentale come era invece la scrittrice”. La sua attenzione per i luoghi si sposta subito sulle persone. “ Mi interessa cercare l’altro. E’ uno scendere dentro il corpo e l’anima. Scoprire in questo tappeto colorato che è la vita, nei suoi enigmatici intrecci, il suo segreto più profondo”. Perché il viaggio è questo. Una luce nel tempo, che ci ricorda la nostra appartenenza, la nostra essenza. Un trascorrere di cose e anime, un trascorrere nell’anima.

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Tullia Ranieri ha al suo attivo numerose esperienze artistiche. Scrittrice e attrice, collabora con varie Associazioni culturali. Suoi testi sono pubblicati in Antologie varie e su siti Internet. Si è dedicata a progetti sperimentali di diffusione della poesia nelle scuole e alla scrittura e regia di spettacoli e percorsi poetici. Fa parte del gruppo di Scrittura Collettiva di Fefé Editore. Adora Adonis.

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