Una vita bizzarra. Luce che squarcia il buio

È andato in scena, nell’ambito della terza edizione della  rassegna “Sguardi oltre”, presso l’Aula Magna dell’Ospedale Forlanini, il reading tratto dal romanzo di Elisabetta Villaggio, Una vita bizzarra, con  Gloria Sapio e Paola Sambo.

Affidato alla bravura delle due attrici, il testo ha donato momenti di vero incanto, dove la storia di Benedetta e Rosa, due amiche che crescono sullo sfondo della  Roma infuocata degli anni ’70, ha coinvolto il pubblico in prima persona, con squarci evocativi davvero profondi.

Gloria Sapio è Benedetta, ragazza piena di vita, bella, allegra e disinvolta. Rosa, interpretata da Paola Sambo, è più riflessiva, introversa, non meno seducente. Ha lasciato con la famiglia il suo paese d’origine, per trasferirsi a Roma, dove vive nello stesso stabile abitato da Benedetta, e dove suo padre fa il portiere.

Nel libro è  Rosa che racconta. Di se stessa e di Benedetta. Amiche  dai tempi della scuola, crescono in un’atmosfera movimentata, in ambienti diversi. Benedetta, dal cuore sensibile, in una famiglia ricca e particolare. Rosa, arrivata a Roma dal Nord, apparentemente più fragile e insicura, in una famiglia semplice. Condividono  tutto: giorni, amori, gioia e dolori, idee, viaggi,vestiti, canne.  Poi, come spesso succede, la vita separa. E capovolge le carte. L’evento scatenante è la morte del fratello di Rosa, Davide.  Così diverso da Lorenzo, il fratello di Benedetta.

I due ragazzi sono contrapposti, nel corso della storia, per la loro diversità ideologica: uno di destra, duro, arrabbiato, l’altro di sinistra, seguace di filosofie orientali. Li accomuna l’uso della droga, che risulterà fatale per entrambi.

“Beati quelli che nascono farfalle, o  hanno luce di luna nel  vestito.” (Lorca).

Riescono a volare ancora leggere, a librarsi felici, Benedetta e  Rosa, nonostante tutto, nonostante i tempi, le lotte, i segni dentro. Con una leggerezza particolare nelle ali, che affascina. Ricominciando la vita tutte le volte, pronte a vivere emozioni, sogni, futuri rinnovati.

La loro vita fa pensare ad un quadro di Turner, La tempesta di neve,  un roteare di buio, colori, dove alla fine la cosa che ti rimane impressa è una  vela  di bianco-luce, pronta a navigazioni e stelle nuove per sestante. Riesci a sentire tutto,  persino il rumore pauroso del mare, le grida degli uomini, eppure sai che non ci sarà naufragio.

Elisabetta Villaggio dipinge il quadro vibrante di un’epoca, dove il nero, le ombre, non riescono a trattenere la luce. Gli anni Settanta, gli ideali, le lotte femministe, le diversità di ideologie, destra e sinistra, i modi in cui si manifestavano, dagli abiti agli scontri, verbali e fisici. Pennellate efficaci, in uno stile semplice, incisivo, danno vita ad un processo di profonda identificazione, per chi quegli anni li ha vissuti, e suscitano curiosità e partecipazione, per chi è venuto dopo. I  personaggi ci vengono davanti e ci prendono per mano, ci portano nella Storia,  sentiamo gli slogan dei manifestanti, le ansie, la tensione, la passione, l’amore. I baci che sanno di caramella, il freddo ai piedi che penetrava nei sabot attraverso i calzettoni di lana spessa, il tintinnio dei braccialetti di perline indiane, indoviniamo occhi sotto  i riflessi degli occhiali a specchio… Riusciamo a sentire la nuvola di patchouli di queste due pazzerelle felici quando attraversano Roma senza pensieri, a cavalcioni di un motorino…

Bob Marley che canta un consolatorio No woman no cry.

“Good friends we have had, oh good friends we’ve lost along the way/In this bright future you can’t forget your past/So dry your tears I say…/… Here little darlin’, don’t shed no tears/No woman, no cry” .

Il tempo è passato, le illusioni cadute, ma qualcosa resta, e non te lo scordi. Nei quadri narrati da Elisabetta Villaggio, non ci sono solo Rosa e Benedetta, ci sono gli uomini e le donne, ci  sei tu, la donna di quegli anni. E  tutte quelle che verranno. Con la borsa di Tolfa riposta nell’armadio, e le idee ancora tra le dita. La narrazione procede su un doppio binario, da un lato  le vicende personali di Rosa e Benedetta e delle loro famiglie, dall’altro il racconto “sociale”. Interessantissimo questo procedere, per la possibilità che offre al lettore di avere un’idea chiara del fervore di un’epoca dove i riferimenti generazionali erano libertà, giustizia, un  mondo senza disuguaglianze e possibilità per tutti.  Concetti  che adesso sembrano scontati, ma che allora erano davvero rivoluzionari. E tornano, nella pienezza dei loro significati, ancora attuali. Elisabetta Villaggio ci fa viaggiare nel tempo, e ci consegna al futuro. Con forza e dolcezza. Tornando al paragone con la pittura di Turner, c’è qualcosa di  “romantico” in questo romanzo. Realistico, ma con tratti “ romantici”. La realtà appare così come è, alcuni episodi sono tratti dalla vita vissuta, la descrizione è asciutta,  ma ci sono un movimento, una drammaticità, una forza di rappresentazione trascinanti, che portano ad una dimensione diversa, dilatata, onirica.

Rosa e Benedetta si ritroveranno. Dopo venti anni, in un finale di comprensione e solidarietà amicale inaspettato.

L’adattamento teatrale vede le due raccontare a turno. E il risultato è impressionante, perché Gloria Sapio e Paola Sambo, riescono a calarsi perfettamente nelle personalità delle due protagoniste, sono Benedetta e Rosa, con un’intensità di sensi e accenti davvero unica. La loro fisicità , il modo di stare in scena, la voce. Gloria, con un timbro vocale più squillante, Paola più morbida, in un alternarsi di emozioni, la prima in un vestito dai toni verde-azzurro che accentua il  carattere mosso e il destino randagio del suo personaggio, Paola in un tubino nero, una Rosa ormai donna in carriera, che alla fine di tutto ha le idee chiare, ha perso molto ma non ancora la fantasia, e  l’amore  per i colori della vita, una che non si ferma. In fondo ha seguito la sua passione, disegnare scarpe, è un’artista a suo modo, e sa inventare.

Nella realtà,  le due attrici sono amiche davvero. Hanno diviso una lunga esperienza di lavoro in comune. Questo è certamente un valore aggiunto, nell’affiatamento che dimostrano sul palco. Ma c’è altro. Anche Elisabetta Villaggio e  Gloria Sapio, si conoscono da tempo, come ci hanno raccontato, durante l’introduzione allo spettacolo.  C’è stata una circolazione di energia forte, un incontro di anime non comune, in questo reading  speciale.

Ti rimane dentro un bagliore.  Dietro una nuvola bizzarra.

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Tullia Ranieri ha al suo attivo numerose esperienze artistiche. Scrittrice e attrice, collabora con varie Associazioni culturali. Suoi testi sono pubblicati in Antologie varie e su siti Internet. Si è dedicata a progetti sperimentali di diffusione della poesia nelle scuole e alla scrittura e regia di spettacoli e percorsi poetici. Fa parte del gruppo di Scrittura Collettiva di Fefé Editore. Adora Adonis.

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