Renzo Piano, il Gruppo G124 e Roma Sotto il viadotto

11 e 12 ottobre, Roma. Il gruppo G124 che prende il nome dal numero dell’ufficio a Palazzo Giustiniani dell’Architetto e Senatore a vita Renzo Piano, che ha destinato interamente il proprio compenso alla creazione di questo team di lavoro (http://renzopianog124.com/) come un laboratorio per progettare la riqualificazione delle periferie delle città italiane, presenta l’intervento Sotto il Viadotto, un viaggio romano che potrebbe valere per tante altre città.

Simili convergenze sono nell’aria, se ne discute in Forum, in Stati generali vari, nelle Università e nei tanti comitati di quartieri, segno di un’interesse nuovo verso il Bene pubblico; e troveremo qualcosa di tali temi anche il 30 e il 31 ottobre a ROMA DESIGN LAB» Young talents + Creative Cities (http://www.romadesignlab.it/) alla CAE-Città dell’Altra Economia all’ex Mattatoio di Testaccio: una due-giorni di mostre, itinerari e tavole rotonde dedicati al design, all’architettura e alla creatività promossa dall’Associazione Culturale Opficio della Arti e di cui art a pat of cult(ure) è mediapartner (con “Acciaio” e “Ottagono”). Qui si intende concorrere a riportare i riflettori sulle eccellenze italiane nel campo del Design, della Creatività, dell’Architettura e della Città sostenibile a partire dalle periferie. Ecco la parola e il concetto che più di altre accostano questa iniziativa di prossima inaugurazione, altre simili e Sotto il Viadotto.

Massimo Alvisi, Coordinatore del Gruppo, oltre a essere il Presidente della Giuria del Contest under 35 “Urban Factory” – fare piazza. Concorso di idee per la creazione di sistemi di riqualificazione e valorizzazione di spazi urbani Open Air”, interviene alle Tavole rotonde “Roma e le politiche di rigenerazione urbana: resilienza e ricucitura urbana” e “Creatività e Rigenerazione urbana: scenari nazionali e internazionali, casi di studio”. Questi argomenti accomunano Sotto il Viadotto, progetto che vede la partecipazione dei giovani progettisti Eloisa Susanna e Francesco Lorenzi.

In molte aree  italiane non si realizzano infrastrutture o, quando sono realizzate, violentano il territorio, non sono adeguate ai luoghi e spesso, molto spesso, sono lasciate ammalorare, al degrado. Diventando anche realtà di serio pericolo dal punto di vista della statica.

Nell’ottica della riqualificazione delle periferie che caratterizza il lavoro di G124, di Alvisi e di Piano, e in quella della maggioranza dei professionisti di buon senso e dei cittadini, è fondamentale non cementificare oltre, non costruire ancora cattedrali nel deserto – che restano spesso invendute, deturpano e… non pagano l’ICI (pardon: la TASI) –  e risparmiare (dato che abbattendo per poi ricostruire costa enormemente) riqualificando, restaurando,  modificando, ammodernando e rimettendo complessi e strutture nel circuito virtuoso dell’uso e della cura urbana. Questa pratica da sempre esistita, che attualmente sembra un miraggio, è chiamata  oggi“ricucitura” urbana, “rammendo”. Lemmi, simbolici e poetici allo stesso tempo, che rendono perfettamente l’idea di una mission, di una necessità.

Nel 3° Municipio III a nord est di Roma (oltre  Montesacro), c’è un’area sottostante il Viadotto dei Presidenti che è abbandonata da anni e con la presenza straniante di 1,8 chilometri di linee tranviarie, mai messe in funzione.

Il progetto di G124 è semplice: portare pochi interventi ma sostanziali per mantenere la vocazione di connessione dell’area trasformando il viadotto in percorso ciclabile e pedonalizzato integrato con il verde. Un po’ quello che da anni si discute per la Tangenziale. In attesa di vedere applicato il progetto di G124, lì, proprio sotto il viadotto, che è coperto e protetto dalla sua sopraelevazione, si creerà uno spazio partecipato, socializzazione e di scambio di opinioni cittadine. All’insegna del recupero di un Bene Comune e della Bellezza.

Nulla di complicato né di troppo innovativo: ma innovativi sono il segno peculiare di questi architetti, la loro tenacia nel tessere reti relazionali con il territorio, la loro capacità di farsi ascoltare a livello istituzionale e di vedere realizzato il loro lavoro.

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Paolo Di Pasquale si forma studiando prima Architettura poi Disegno Industriale a Roma, specializzandosi in Lighting design. Nel 2004 è co-fondatore dello STUDIOILLUMINA, dove si occupa principalmente di Architectural Lighting Design e Luce per la Comunicazione: lo Studio progetta e realizza allestimenti espositivi e museali, ideazione della luce, corpi illuminanti, scenografia notturna - nel settore della riqualificazione urbana e in progettazione di arredi (porti turistici, parchi, giardini, piazze etc.)-, piani della luce per alcuni Comuni italiani e spettacoli di luce. Nel 2007 fonda lo Studio BLACKSHEEP per la progettazione di architettura di interni e di supporto alla pianificazione di eventi, meeting e fiere. E' interessato alla divulgazione della cultura della luce e del progetto attraverso corsi, workshop, convegni e articoli. Ha insegnato allo IED e in strutture istituzionali. E’ docente di Illuminotecnica presso l’Istituto Quasar - Design University Roma di nel corso di Habitat Design e in quello di Architettura dei Giardini. E' Redattore di art a part of cult(ure) per cui segue la sezione Architettura, Design e Grafica con incursioni nell'Arte contemporanea. Dal 2011 aderisce a FEED Trasforma Roma, collettivo di architetti romani che si interroga sul valore contemporaneo dello spazio pubblico esistente, suggerendone una nuova lettura e uso con incursioni e azioni dimostrative sul territorio metropolitano.

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