Freedom Fighters e I have a dream. Diritti, democrazia, libertà lungo un filo indivisibile

AIDAN Out of the shadows

“La storia dell’umanità è il prodotto di innumerevoli atti di coraggio e di fede. Ogni qual volta un uomo si batte per un ideale o opera per migliorare la condizione degli altri o lotta contro l’ingiustizia, invia un minuscolo impulso di speranza e tutti questi impulsi provenienti da milioni di centri di energia e intersecandosi gli uni agli altri possono dar vita ad una corrente capace di travolgere i più possenti muri dell’oppressione e dell’ostilità”.

Robert F. Kennedy

Due le mostre, due le tematiche a Palazzo Reale di Milano: le battaglie per le conquiste civili, per la democrazia e l’uguaglianza. Argomenti legati da un filo invisibile e al contempo indivisibile. Due occasioni per parlare un solo linguaggio: quello della forza di difendere i diritti inalienabili di ogni uomo e il sogno, la speranza di equità tra gli esseri umani. La lucida carrellata di fotografie e di documenti storici in FREEDOM FIGHTERS –I Kennedy e la battaglia per i diritti civili ha permesso di capire il peso e l’importanza di una lotta condotta con coraggio e fermezza per dichiarare un principio fondamentale: la parità tra gli esseri umani. Valori sostenuti da John F. Kennedy, Robert F. Kennedy e Martin Luther King e al centro delle attività del Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights. Argomenti che trovano massima espressione nella fotografia, linguaggio che in mostra ha permesso una chiave di lettura del difficile cammino per i diritti civili negli Stati Uniti. Un percorso cronologico ha condotto il pubblico all’interno delle tappe principali, grazie a uno scorrere incessante e cadenzato di testi, documenti e immagini fotografiche di grande impatto emotivo e di carica simbolica, che raccontano la storia americana dal 1776 (Dichiarazione d’Indipendenza) al 1964 (Martin Luther King insignito del Premio Nobel per la Pace).

Icone, simboli, ormai entrati nell’immaginario collettivo come la fotografia di Martin Luther King acclamato dalla folla al suo rientro negli Stati Uniti dopo aver ricevuto il Nobel.
Celebri gli scatti di Elliott Erwitt Eve Arnod sulla segregazione razziale negli anni Cinquanta e le fotografie degli scontri di Birmingham. Di interesse storico e narrativo, altresì, troviamo in esposizione gli scatti di quotidiana attività politica dei fratelli Kennedy, ripresi nelle loro riunioni o nei comizi pubblici.

Alle fotografie di suggestivo impatto e di grande rilievo storicodi questa mostra possiamo idealmente affiancare le opere dell’inedita I HAVE A DREAM, suddivisa in undici sessioni che raccoglie lavori realizzati ad hoc e donati a RFK Center da 51 artisti contemporanei che hanno interpretato il tema, titolo della mostra.

Nonostante siano passati quarant’anni dalla storica conquista dei diritti, “l’opera di John e Robert Kennedy e Martin Luther King è tutt’altro che conclusa” – come asserisce Kerry Kennedy – e l’esposizione I HAVE A DREAM si pone proprio come emblema di una lotta che non è ancora finita.

I HAVE A DREAM nasce – spiegano le curatrici Melissa Proietti e Raffaella A. Caruso “come breve ed intensa ricognizione, su come il sogno della democrazia, la battaglia per uguaglianza e diritti condotta da John e Robert Kennedy e da Martin Luther King sia ancora viva nel ricordo ma anche nell’attualità degli intenti ed abbia profondamente inciso su più generazioni di artisti”.

Una mostra, dunque, che ha avuto l’intento di porre a confronto due generazioni di artisti a cui si è richiesto di interpretare il tema in senso metaforico, mediante la loro personale cifra stilistica. 51 artisti, 51 opere eterogenee si sono alternate nelle sale di Palazzo Reale a Milano, rappresentanti di diversi linguaggi espressivi: dall’astrattismo al figurativo, passando per la pop e il medialismo. Cinquanta artisti più uno testimoniano gli anni che ci dividono dal Premio Nobel per la pace conferito a Martin Luther King. Generi differenti – fotografia, scultura, pittura – si susseguono dimostrando come la diversità, la disomogeneità possa invece arricchire e produrre conoscenza, in cui diversi registri, tra cui quello formale e generazionale, abbiano la capacità di coinvolgere emotivamente il pubblico in un percorso del tutto personale.

La mostra, così come il catalogo, è suddiviso in undici sezioni tematiche: Il pop e l’icona etica (Francesca Leone, Francesca Romana di Nunzio, Alessandro Sansoni, Fabio Ferrone Viola, Aidan), Il pop e il sociale ( Paolo Baratella, Ernesto Tatafiore, Marcello Reboani, Michael Gambino, Marco Veronese), Fiori e germinazioni (Davide Benati, Giovanni Lombardini, Alessandro Twombly, Antonio Ciarallo, Claudio Palmieri), I visionari (Bruno Ceccobelli, Omar Galliani, Walter di Giusto, Jacopo Cascella), Il gioco come libertà (Lucio del Pezzo, Enzo Guaricci, Wal, Dario Brevi, Pablo Echaurren, Angelo Cortese), La parola come libertà (Marco Nereo Rotelli, Vittorio Messina, Giuliano Menegon, Umberto Mariani, Gola & Teso, Blue and Joy), La sospensione del tempo e del giudizio (Betty Bee, Pietro Iori, Arash Radpour, Reale F. Frangi), Il viaggio come libertà (Gabriella Benedini, Ferdinando Brachetti Peretti, Maurizio Gabbana, Stefano Esposito), La pluralità della visione (Chiara Dynys, Gian Marco Montesano, Cristiano Pintaldi, Patrizia Molinari), La fotografia come possibilità di relazione (Alessandro Pianca, Angelo Cricchi, Matteo Basilè), La tradizione come educazione e monito (Shinya Sakuray, Florencia Martinez, Matteo Peretti, Giorgio Tentolini).

Undici tematiche che hanno un unico comune denominatore: la libertà e il sogno. Un itinerario quello della mostra meditativo ed emozionale al medesimo tempo, ove il messaggio politico, sociale, etico e di lotta è condotto con il linguaggio sottile e aulico dell’arte. Libere associazioni, libere poetiche artistiche hanno interpretato una tematica comune, in cui i riferimenti generazionali, culturali e stilistici hanno valorizzato l’esposizione, contro un’unità interpretativa che avrebbe schiacciato il messaggio sotteso di ogni artista.
Conquiste ideali di spazi, di luoghi, laddove il sogno (I HAVE A DREAM) comporta un senso di vertigine, una ricomposizione frammentata di singoli individui che per il bene comune combattono sperando in un futuro migliore, grazie a un passato storico caratterizzato da persone coraggiose, come lo ricorda la mostra capofila: FREEDOM FIGHTERS. Allora il cerchio si chiude, ma non la speranza e la lotta.

  • La mostra FREEDOM FIGHTERS-I Kennedy e la battaglia per i diritti civili a cura di Alessandra Mauro e Sara Antonelli, è stata promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e dal Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights Europe in collaborazione con l’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia e curata da Contrasto e Fondazione FORMA per la Fotografia.
  • La tappa milanese dedicata ai diritti civili si è conclusa con una mostra evento inedita I HAVE A DREAM curata da Melissa Proietti e Raffaella A. Caruso ed è stata caratterizzata da un’asta benefica battuta da Artcurial con la partecipazione della presidente onoraria Kerry Kennedy.
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Sonia Patrizia Catena si laurea in Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università di Bologna con una tesi in semiotica dell’arte. Ha collaborato con enti e associazioni culturali in ambito artistico e teatrale. Ha contribuito alla formazione e all’inaugurazione della Biblioteca Dürrenmatt, prima biblioteca teatrale specializzata del nord Italia. Collabora con un gruppo di comunicazione e semiotica presso lo IULM di Milano e, parallelamente, segue l’immagine e la comunicazione per un’importante azienda orafa. Coordina la programmazione artistica presso gli spazi dell’Associazione Circuiti Dinamici, segue dei progetti curatoriali alla Sassetti Cultura di Milano. Esperienze preziose e stimolanti che le permettono di entrare in contatto con realtà sempre nuove, senza mai rinunciare alla sua grande passione: la scrittura. Da sempre appassionata di arte, moda, design, architettura e scultura.

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