La pazzia di Orlando. L’incanto del cunto all’ombra di Palladio

Tradizione e innovazione, tradire o sperimentare, creare commistioni o stridenti dissonanze: tanti i possibili accostamenti  -e discostamenti- critici pronti a scatenarsi di fronte alla visione, assolutamente inedita, de La pazzia di Orlando, ovvero il meraviglioso viaggio di Astolfo sulla luna, in scena al Teatro Olimpico di Vicenza nell’ambito del 67° Ciclo di Spettacoli Classici. Quest’ultimo aggettivo diventerebbe ulteriore spunto per una deriva interpretativa lunga e tormentata: cosa significa oggi proporre il classico a teatro?

E soprattutto cosa succede quando un classico che è parte del patrimonio popolare e oggetto di studi antropologici diventa parte della sperimentazione teatrale contemporanea e si allestisce in un contesto così fortemente caratterizzato come quel Teatro Olimpico progettato da Andrea Palladio?

A dare vita alle gesta dei Paladini di Carlo Magno è Mimmo Cuticchio, che fonde nella sua personalità artistica la tradizione dei pupari siciliani e quella dei cuntisti, artigiani della parola e della materia, in grado di costruire e animare sapientemente le figure finemente vestite che assumono le sembianze dei grandi eroi dell’epopea carolingia.

Angelica e Medoro, Astolfo che per magia viene trasportato sulla Luna per recuperare il senno del cugino Orlando impazzito per amore, e ancora Agramante e Carlo Magno: l’epica si fa materia narrante e figurativa creata estemporaneamente dal cuntista.

La scelta registica è quella di mostrare a scena aperta il meccanismo che trasforma i pupi in personaggi pieni di carica drammaturgica, armonicamente plasmati e agiti dalle mani di Cuticchio e delle sue maestranze sincronicamente in accordo, in un turbine d’incanto immerso nell’ensemble di archi e fiati che fa da appendice alla scena.

Il racconto, interamente affidato all’erede del cunto – che nelle piazze, all’incedere di una spada, affabula il pubblico con le favolose gesta epiche – si fa a sua volta melodia, in un crescendo possibile da afferrare solo per incanto e incantamento.

Introdotta con leggiadria il cuore della vicenda, il resto è pura ammirazione per percorsi vocali e ritmici unici e poco avvezzi a possibili paragoni, in grado di spezzare, fondere e ricomporre gesto e suono con vorticosa sintonia.

La maestria, la fruizione semplice e immediata per i più piccoli e aperta insieme all’approfondimento su un mondo incantato che contamina il teatro e lo oltrepassa, carico di una storia difficile da racchiudere nel confine di uno spettacolo, tra passato mitico ed eterno presente scenico.

La pazzia di Orlando OVVERO IL MERAVIGLIOSO VIAGGIO DI ASTOLFO SULLA LUNA. Adattamento scenico e regia di Mimmo Cuticchio. Pupari: Mimmo e Giacomo Cuticchio, Fulvio Verna, Tania Giordano. Musicisti: Nicola Mogavero, Marco Badami, Mauro Vivona, Alessio Pianelli e Francesco Biscari. Luci di Marcello D’Agostino. Organizzazione di Elisa Puleo.

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La Sicilia non solo terra d'origine ma luogo dell'anima, culla del teatro e fonte di ispirazione dove nasce l'amore per la scrittura. Dopo una laurea in Comunicazione e una specializzazione in Discipline dello spettacolo, scelgo di diventare giornalista e continuare ad appassionarmi alla realtà e ai suoi riflessi teatrali e cinematografici.

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