L’utopia mas grande del Talent Prize che sceglie per il podio il dato statistico

A giudizio del filosofo Michelle Serres, quando si vive una crisi, nessun ritorno indietro è possibile. Bisogna inventare qualcosa di nuovo e avere il coraggio di voltare pagina; è su questo sfondo che la scelta viene ad assumere un significato ben più pregnante rispetto a quanto si vuole far credere.

Da pochi giorni ha inaugurato a Roma la mostra dedicata alla settima edizione del Talent Prize. Il premio organizzato dall’editore della rivista “Inside Art” Guido Talarico, viene istituito allo scopo di determinare un vincitore e nove finalisti. I finalisti, nonché il vincitore eletto dall’imponente giuria in seno al concorso, sono presenti alla Casa di Architettura (dal 16 al 26 novembre) di Roma.

Una delle proprietà che anima il Talent Prize è la capacità di proiettare nell’art system una nuova selezione di giovani artisti, grazie a sponsor e partner coinvolti in prima linea nell’assegnazione di premi speciali.

Come preferenza del web è stato votato, dai lettori della rivista d’arte, Simone Masetto Maghe per l’opera Nascita, evoluzione, morte in cui l’uno e il trino rimane imprigionato nell’oscurità dell’esistenza.

I problemi esistenziali si trasformano con la scelta di Lottomatica che indirizza il suo interesse all’opera Toeletta di Anna Caruso, un improbabile ciclo vitale in cui l’Operatore prima ancora dell’inizio o della fine, vede ciò che è nel mezzo: la possibilità di costruire.

L’impresa di assicurazioni AXA intende proteggere il futuro ed elegge il lavoro ad olio Mantua Landscape di Andrea Savazzi. Entrambi impegnati nel dialogo sulla tutela dell’ambiante: il gruppo racconta la nuova sede del gruppo a Milano, uno dei pochi edifici con certificazione Leed Gold, con il sostegno alla ricerca sui rischi ambientali tramite l’Axa research fund; l’artista narra con vertigine l’organicità industriale, indifferente alla natura stessa, tracciando l’orizzonte come unica via di fuga.

Per White Noise gallery, invece, l’unico cammino è nella scultura Appello di Roberto Fanari. Nell’evoluzione dei materiali si acquista la coscienza dell’immortalità mentre nell’involuzione della forma si diventa consapevoli della nostra incompiutezza.

L’apporto di premi esterni sono l’approccio meccanico per l’avvio ad un dialogo con possibili finanziamenti privati. Naturalmente, non possono mancare i patrocini della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero degli affari Esteri, dell’Assessorato alla Cultura e se questo non dovesse bastare a legittimare e coadiuvare l’approssimarsi delle Istituzioni, aggiungiamo un tocco di esotico in vista della mostra Format à l’italienne VI prevista a Lille nel 2015 che ospiterà l’opera del vincitore, con l’Ambasciata di Francia. In conclusione quello che sorregge l’impianto del Talent Prize ci appare come un’attività variegata di business estero e territoriale, finanziario e culturale, temi molto cari al premio delle arti. Infine complici i 10.000 euro in palio non c’è da stupirsi se anche quest’anno Il premio delle arti visive dedicato ai giovani artisti ha mantenuto la media di mille iscrizioni, forse anche troppo poche dato la pullulante proposta a cui si può accedere gratuitamente.
L’accessibilità sembra essere la risposta illuminata per i tanti artisti desiderosi di mettersi in gioco. In questo senso nulla è più efficace della competizione per creare un punto di partenza per creare occasioni di riconoscibilità e confronto. Del resto quando mancano i luoghi dove identificare valori di scambio e non esiste un mercato capace di delineare una domanda, l’unica occasione che rimane è quella di seminare l’offerta. Quegli stessi semi che fanno crescere l’opera pittorica di Matteo Fato (Bush with flash), dove tra rappresentazione artificiale conservata nella fotografia e la suggestione della rievocazione affidata al pensiero, l’immagine si divide dall’archivio di memoria per rinascere in rappresentazione intima.

Il dubbio che sorge nel vedere questo orizzonte è come sia possibile scegliere attraverso un regolamento snello di particolari condizioni, un solo vincitore in grado di collimare l’attendibilità di un valore di mercato con il valore aggiunto dell’arte. Secondo il bando del premio infatti la partecipazione è rivolta ad artisti residenti e non, nati a partire dal 1974, che operano nei campi della pittura, scultura, installazione e video. Dopo aver inviato la domanda corredata dalle attività espositive degli ultimi tre anni, rispettivamente avvallate dai nomi dei curatori coinvolti, si può essere sicuri della valutazione. Pena d’esclusione i partecipanti membri effettivi della Giuria di selezione e ovviamente i dipendenti e o i collaboratori dei membri della giuria, della Segreteria Organizzativa, e degli enti coinvolti.
A risolvere il bandolo della matassa una giuria delle più prestigiose nel campo dell’arte contemporanea, così composta: oltre che dallo stesso Guido Talarico, da personalità di spicco come Marie Fernandez, direttore arti visive e attività espositive della città di Lille; Alberto Fiz, direttore artistico Marca; Anna Mattirolo, direttore Maxxi arte; Ludovico Pratesi, direttore artistico Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro; Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della fondazione Sandretto Re Rebaudengo; Micol Forti, curatrice della collezione di arte contemporanea dei musei Vaticani .
Tutto ricade sulla scelta. Separare la parte migliore di una cosa dalla peggiore porta con sé la gioia di riconoscerci o di essere riconosciuti, ma prima di ogni cosa porta con sé la responsabilità di preservare il cammino di chi ci accompagna. Vivere legati all’indecisione contribuisce alla percezione di un tempo invisibile, sconfinato, esaudisce un desiderio che non lascia intravedere altre condizioni legate all’imprevedibilità. Così, l’opera video di Filippo Berta Sulla retta via (on the straight and narrow) decanta un passo che si nutre dell’andamento dell’altro. La tensione del cambiamento cresce per osmosi durante il pellegrinare di individui che si muovono sulla frequenza del bagnoasciuga.
Il cordolo umano sembra aver raggiunto il suo equilibrio solo in seno alla comunità di appartenenza, fatta di un unico modo di pensare e di essere, senza mai conoscere la possibilità di entrare in contatto con le proprie emozioni, soprattutto la paura. Quella stessa paura nel riconoscere il mare quale entità naturale, immensa che sovrasta l’uomo, che lo rende infinito e lo confronta con la propria fine.
Decidere vuol dire superare, trasformare una condizione preesistente, creare nuovi luoghi per delineare nuove linee di confine, questa la volontà tradita che diviene purgatorio nelle opere di Berta.

Riguardo la scelta del giovane artista vincitore fatta per il Talent Prize invece, sempre puntuale e indiscutibile, non si ha possibilità di essere delusi. Se si pensa che alcuni dei candidati da anni sono presenti nel panorama artistico dell’arte contemporanea, sostenendo di fatto una preferenza riconoscibile e documentata. Mostre personali in prestigiosi musei e fondazioni, vittoriosi in ambitissimi premi e addirittura direttori editoriali, lasciando la competizione dell’artista al dato statistico curriculare, mentre al giovane il solo riconoscimento nel dato anagrafico. Sarebbe come chiedere di rimuovere una norma per conformarsi a una norma di rango superiore.

1980 è la classe dell’attuale vincitore del Talent Prize Gian Maria Tosatti, con l’opera 2_Estate. Un’istallazione che non racconta né ascolta, che non parla o dialoga ma che è semplicemente quello che rappresenta. Tosatti è anche curatore d’avanguardia del progetto RELOAD, da poco vincitore ex aequo del concorso Un’opera per il castello, arguto giornalista e direttore del mensile di cultura “La Differenza”, ospite d’eccezione ad appuntamenti e tavole rotonde in luoghi di eccellenza – tra i tanti il Palladium, Roma  – per parlare di cultura ed economia; in qualità di artista al MAXXI per il ciclo Intorno all’Arte contemporanea italiana, promosso dal Museo e da La Quadriennale di Roma e chi più ne ha più ne metta. Già menzione speciale al Talent Prize 2011, nel suo passato annovera numerose e invidiabili mostre personali in Fondazioni, Gallerie e Musei, senza tralasciare festival impegnati come Popsophia a Pesaro dove interviene nella mostra Tra storia e memoria in collaborazione con il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro . Seguito da curatori di enorme rilievo e spessore, il talento di Gian Maria Tosatti è stato premiato più e più volte.
Dato le premesse, non ci sarebbe nulla di male ad immaginare un Dario D’Aronco o, ancora, un’irraggiungibile Nico Vascellari , entrambi talenti indiscussi nel firmamento dell’arte contemporanea, quali possibili vincitori del Premio 2015.
Preferenze assolutamente coerenti con le promesse del premio. Del resto, davanti ad una crisi di sostenibilità dell’arte a caratteristiche particolare, dove esistono collezionisti privati e oggetti individuali, le scelte e le quotazioni devono essere estremamente precise e garantite, affinché sia possibile una loro collocazione sul mercato. In tal senso, Tallarico fa storia, trasformando il connubio editoria e web in un movimento di capitali. Una volta entrato nel mercato di Internet come socio di Eugenius.it che è di Ya.com, poi passata sotto il controllo di Deutsche Telekom, nel 2004 fonda e dirige Aste Infoappalti, piattaforma multi cast dedicata agli appalti e alle aste giudiziarie e nel 2012 trasforma il “Domani dello Sport”, di cui è azionista, in una piattaforma multicast specializzata in scommesse sportive, giochi e politica dello sport. Dunque, come indicato poco prima, si potrebbe facilmente immaginare un Nico (Vasellari, N.d.R.) come futuro vincitore di un prossimo Talent Prize…

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Roberto D’Onorio (1979) vive e lavora a Roma. Inizia la sua carriera artistica collaborando con la cattedra di Fenomenologia delle Arti Contemporanee di Cecilia Casorati all’Accademia di Belle Arti di Roma e nel 2010 con Cecilia Canziani e Ilaria Gianni per la NOMAS Foundation. Nello stesso anno affianca Anna Cestelli Guidi in occasione della Biennale Fluxus (Auditorium Parco della Musica, Roma). Nel 2012 lavora presso la Galleria Marino di Giuseppe Marino, Roma. Dal 2013 collabora con la Galleria 291est, Roma, rivestendo i ruoli professionali di Curatore e Responsabile Management.

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