Più libri più liberi. Tra problemi di linguistica, spostamenti spazio temporali, alta finanza e noir dentro universi paralleli.

Più libri più liberi. Tra i variopinti stand editoriali un programma di incontri, vario, scoppiettante, curioso, intelligente. Tanti argomenti e generi da scegliere nelle varie sale e tanta gente interessata a non fare la fine dei clonati di mamma Tv e delle altre (Sky, Crime, Universal ecc.), super corazzate di tante offerte (serie, prediche e dibattiti). Soprattutto a sfruttare incontri con colleghi, gente dell’editoria, del cinema, delle scienze, felici anch’essi di poter parlare, come amici da sempre. Questa la mia impressione!

Il primo incontro era con Massimo Roscia che ha scritto La strage dei congiuntivi. Un autore brillante che mescola giallo e linguistica. Ed era già un divertimento sentirlo, seppure arrivato in ritardo, con il suo fare originale, giocato a confondere le idee su più livelli per difendere poi la preziosità e le proprietà particolari della nostra bella lingua italiana. Ma forse che sia una bella lingua ormai lo vediamo solo noi che ancora scriviamo articoli sui giornali.

Nella sala accanto quattro autori recenti di un’altra lingua o linguistica. Percorsi letterari tra Europa ed America Latina organizzato dall’Istituto Italo Latino Americano. Per sentire da Ricardo Domenecq (Brasile) che l’invasione di Spagna e Portogallo di quel continente ha creato morte, distruzione ed altre forme di neocolonialismo che non aiutano certo ancora a creare ponti anche letterari tra l’Europa e l’America Latina. Anche la lingua usata per scrivere è quella colonialista. David Majano (Guatemala) che parla il romanesco delle borgate romane ha aggiunto che quando con il solito eurocentrismo gli viene chiesto se c’è una identità letteraria latino-americana la sua risposta è sempre: “Ascolta, dagli anni ’30 c’è tanta letteratura e premi Nobel latino-americani che li puoi sentire”. Louis Felipe (Messico) parla delle necessarie distinzioni dei paesi in ogni continente (come in Europa così in A.L.) contro la grossolanità di considerare tutti i paesi uguali, anzi esiste solo il più forte. L’America è solo gli Stati Uniti, gli altri paesi sono favelas. Domenecq ha chiuso considerando che non tutti gli europei conoscono Shakespeare e non ne sono per forza gli eredi. Alla fine Roberta Ronconi, coordinatrice, conveniva con tutti i presenti che per avvicinare Europa ed America Latina c’è ancora molto da fare. Si è parlato dell’omaggio da fare nei prossimi giorni al grande Gabriel Garcia Marquez  con una sua frase evocativa “Vivir para contar”.

Giuseppe Vatinno è uno studioso molto concreto ed il suo Storia naturale del tempo è un libro sulla teoria della relatività più divulgativo che scientifico. “Da circa 10 anni –ha detto – la relatività, sempre applicata da matematici, è stata sdoganata su altri piani ed un fisico, che prima si poteva rovinare la carriera, ne può parlare. Infatti con Paolo Mieli ora stiamo preparando un lavoro in cui si parla di relatività nel suo aspetto sociale, politico e tecnico. Un cambiamento epocale.

Domanda: I viaggi nel tempo?
Risposta. “Se noi sincronizzassimo gli orologi, in un giorno sarebbero tutti desincronizzati. Perché ogni giorno a seconda del mezzo che usiamo viaggiamo a diverse velocità (ad esempio a piedi od in aereo)… Oggi escono articoli sull’argomento su riviste scientifiche –ha aggiunto Vatinno– quello che prima era solo su riviste di fantascienza… Oggi finalmente si dice spazio tempo senza trattino per indicare che sono lo stesso problema.

Domanda. I paradossi spazio temporali?
Risposta. Alcuni ad esempio. Come uccidere il nonno (tornando indietro nel tempo), L’effetto farfalla (ciò che avviene in Brasile si ripercuote in Europa), I due gemelli (uno viaggia verso Sirio l’altro no, quando il primo torna il secondo è più vecchio) sono entrati nel linguaggio corrente. Ma attenzione ci sono modi diversi di interpretazione. C’è una spiegazione fisica, una matematica ed una logica.

Domanda. Si può andare nel futuro?
Risposta. Si può andare infinitamente nel futuro accelerando la velocità della luce. Ma è difficile spiegare i fotoni ed il tempo fermo nello spazio.

Tutto molto interessante ma per capirci qualcosa ho comprato il suo libro.

Un incontro a partire dalla riedizione del  libro I soldi degli altri e come i banchieri li usano dei primi del ‘900 di Louis D. Brandeis, che già metteva in guardia dalla piccola oligarchia finanziaria dell’epoca, esplosa oggi inesorabilmente. Lapo Berti ha ricordato che con l’era Reagan una campagna delle Banche di Affari nelle maggiori università ha creato cervelli finanziari capaci di condizionare il Congresso e tutta l’economia mondiale. Una egemonia culturale organizzata sulla finanza creata per pilotare gli Stati sovrani. Un castello di carte (derivati ed altri strumenti finanziari) che hanno avvolto il sistema economico mondiale. Giacinto Palladino ha parlato di una Governance, un vertice che decide tutto su tutti, come un potere sopranazionale. A danno dei risparmiatori si stabilizzano interessi privati su interessi pubblici. Per contrastare lo strapotere delle finanziarie per Brandeis l’alternativa erano i piccoli imprenditori pionieri appoggiati dalle piccole banche locali che hanno creato le industrie americane. Altra alternativa erano le cooperative. Ma ormai dopo 100 anni i giochi sono fatti. L’assioma attuale è che le grandi finanziarie (e lo abbiamo visto nel 2008) non potranno mai fallire. Per non far crollare tutto il sistema i Presidenti Bush ed Obama hanno dato loro soldi pubblici perché “To big to fail” (troppo grandi per fallire).
Ma si può aggiungere “Troppo grandi per poterle ormai fermare”.

La sorpresa finale con il bel libro Blood & Breakfast di Riccardo De Torrebruna, attore, drammaturgo, e sceneggiatore passato alla regia teatrale e cinematografica.
Per chi sa leggere c’è una storia già sceneggiata in questo gotico moderno da cui si potrebbe trarre un film. De Torrebruna in un italiano d’antan, usa lo stile scorrevole del racconto intimista, illuminato di immagini reali e di memorie esistenziali. Con originalità ma mai fuori misura. E soprattutto con una ambientazione studiata e realizzata come nei grandi noir americani.
Lo scrittore Fabio Bussotti ha parlato di una storia complessa, giocata su diversi piani: realistico, reale e sognato. Con molti indizi e molti depistaggi. Con una familiarità con i racconti di Schnitzel. Il regista Marco Risi ha detto che Blood & Breakfast è uno di quei libri che non ti aspetti, uno di quei libri che avresti tanta voglia di leggere e che invece non ti capitano mai o quasi.
Con Marco Risi, Riccardo de Torrebruna ha scritto la sceneggiatura di “Tre tocchi”, in programmazione al Filmstudio, un film indipendente che a detta di entrambi ha sfatato il mito dell’attore sempre rincorso dai fans e dai media e sempre impegnato in scena. La crisi dell’immagine è arrivata anche nel cinema.
Riccardo De Torrebruna ha parlato di un libro divertente, nel senso che diverte dai soliti canoni, che diverte dalla materia di cui siamo fatti. Nella vita arriva sempre il momento di chiedersi chi siamo veramente e spesso avviene cambiando interessi, vita, universi…

Alla fine di un pomeriggio così intenso, nella notte leggendo La storia naturale del tempo e Blood &Breakfast mi sono chiesto perché mi interessavano così tanto gli spostamenti spazio temporali e gli universi paralleli…

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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