Più libri più liberi 2014. Alla fine della Fiera

chiusura_plpCinquantaseimila visitatori sono cinquantaseimila fiere nella Fiera. Chiude così la 13a edizione di Più libri più liberi  (4-8 dicembre 2014),  con una cospicua partecipazione ma non lontana dai numeri dello scorso anno (54mila) pur essendo durata un giorno in più e con i doverosi “di cui” da sbirciare appena i dati saranno disponibili. Il programma non è stato tra i più frizzanti (ma delle perle ci son state: Zerocalcare, Gazebo, Andrea Camilleri…), gli espositori erano di meno, i visitatori normali e folli come sempre.

Ci sono stati molti incontri sold-out e i pochi ai quali ho assistito personalmente erano pieni. In mezzo agli stand però non si respirava la solita ressa e il solito caldo. Forse allora il pubblico sta scegliendo di ascoltare anziché leggere… pardon, comprare? Non è così per il gruppo di lettura di Bassiano (LT), che mensilmente si riunisce alla Biblioteca “Aldo Manuzio” e che ha razziato un titolo di Las Vegas edizioni per farne oggetto di lettura e confronti. O per quei tre ragazzi, solari e rock, che si sono fatti un giro in Fiera, sono usciti a ritirare contante al bancomat e poi hanno fatto i loro acquisti da NEO Edizioni. O per la signora che non ha proprio saputo resistere a un titolo di CaratteriMobili ed è rimasta a parlare, estasiata tra estasiate, di serie TV. We Love You All.

Fare la Fiera dalla parte degli editori, vuol dire stare nella fossa e nell’olimpo. Essere crocevia di novità, patti, amicizie. Brutte storie, belle storie. Le chiacchiere sono un brusio dolce che si mescola a quello più prepotente della gente fuori, un brusio con cui si raccontano aspettative (anche di vendita), perplessità (sull’EAP, tipo) e sciocchezze (ingenue, divertenti, amabili faranno il grosso dei ricordi).

Un giorno avevo perso il mio pass: sono le 20, la Voce ha già annunciato la chiusura, e io mi trascino all’uscita dove chiedo a uno dei ragazzi dello staff come fare per rifarlo. Lui, ancora allegro, mi fa: “O paghi a me 300 euro oppure te lo rifà gratis la biglietteria”. Questa cosa, avendo avuto a pochi metri una casa editrice a pagamento, mi ha fatto molto ridere. Ma molto dopo. Il giorno dopo, dopo aver dormito e aver ritrovato il tesserino in borsa.

Non è mancata nemmeno quella parola: Amazon. Con Amazon bisogna parlare e di Amazon bisogna infischiarsene. Tocca fare entrambe le cose, insieme. Anche perché, forse, se ad esempio non si fosse iniziato a parlare di Kindle Unlimited (sulle cui condizioni per gli editori ci sarebbe molto da discutere)nessuno avrebbe fatto caso all’affine Bookolico, «la prima piattaforma in Italia per la lettura di ebook in streaming on-demand». E invece se ne parla e ne riparleremo. Di Amazon non bisogna aver paura, o poi si soffoca di leggi Levi.

Più libri più liberi è arrivato alla sua 13a edizione, ma è ancora in stato di agitazione. Non ha una formula stabile, come dimostra il piccolo incidente degli accrediti ai Professionali risolto in zona Cesarini. Sta crescendo, cambiando e, ci auguriamo, dialogando per fare meglio.

All’ultima ora dell’ultimo giorno si stira lo scotch per pacchi, si corre a salutare l’ultimo amico, si vende l’ultimo libro. Si voltano le spalle al Palazzo dei Congressi sapendo che sta per mancarti, e sapendo che vuol dire solo “ci vediamo presto”. Dal 4 all’8 dicembre 2015.

(Grazie).

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Giornalista pubblicista dal 2012, scrive da quando, bambina, le è stato regalato il suo primo diario. Ha scritto a lungo su InStoria.it e ha aiutato manoscritti a diventare libri lavorando in una casa editrice romana, esperienza che ha definito i contorni dei suoi interessi influendo, inevitabilmente, sul suo percorso nel giornalismo. Nel 2013 ha collaborato con il mensile Leggere:tutti ma è scrivendo per art a part of cult(ure) che ha potuto trovare il suo posto fra libri, festival e arti. Essere nata nel 1989 le ha sempre dato la strana sensazione di essere “in tempo”, chissà poi per cosa...

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