Il magico teatro dei suoni.

S.Sciarrino, J.Blüher. Concerto Auditorium 2014 (c) VillaMassimo. Foto Alberto Novelli

Consueto appuntamento, ma la routine qui non è di casa, con il concerto di fine anno organizzato dall’Accademia Tedesca di Roma all’Auditorium Parco della Musica.

Chi segue questo webmagazine sa che il nostro peregrinare per tendenze e nuove proposte dell’arte musicale attuale si sofferma spesso su alcuni punti fermi che non sono frutto di calcolo utilitaristico, ma rappresentano, secondo l’opinione, lontana dall’insindacabilità, di chi scrive, momenti felicemente densi di stimoli per gli appassionati di musica.

L’infaticabile direttore dell’Accademia, Joachim Blüher, lancia, come sempre, le sue parole d’ordine, «innovazione e progresso» a cui noi non possiamo che rispondere con simpatia e riconoscenza, augurandoci lo stesso coraggio da parte di istituzioni nostrane spesso con il fiato corto.

Il concerto, ormai giunto alla sua decima edizione e reso prezioso dallo straordinario Ensemble Modern di Francoforte, continua a proporre mostri sacri del passato (in questa occasione Bach e Mozart) in dialogo con maestri indiscussi della contemporaneità (ospiti quest’anno Sciarrino e Platz) visti come punti di riferimento, in senso bouleziano, delle nuove leve della scuola tedesca, i borsisti di Villa Massimo (un plauso ai musicisti del 2014, Hanna Eimermacher e Vito Žuraj).

Una concezione della continuità musicale che potrebbe far storcere il naso a molti, soprattutto a quanti considerano la musica d’arte (evitiamo una volte per tutte di definirla «classica») soltanto una bella pagina del passato da rileggere con nostalgia.

Ma le secche degli sterili dibattiti sono qui evitati in favore di un rapporto dinamico e creativo con una tradizione che ha ancora molto da raccontare e che gioca le sue carte migliori nell’intreccio fondamentale fra timbrica, gesto, spazio sonoro e fisico.

Lo splendido Adagio della Sonata BWV 1029 di Johann Sebastian Bach per viola da gamba e continuo, qui proposto nella versione, del 2009, di Sciarrino per flauto, viola e fagotto, un inno al libero fantasticare con i suoi temi diversi, distesi e cantabili e le sue imitazioni più ritmiche che melodiche compone un curioso dittico con l’Adagio di Wolfgang Amadeus Mozart, adattamento sciarriniano del 2010 per 6 strumenti, composizione per Glassharmonica (strumento costruito da B. Franklin nel 1761, e nei decenni successivi perfezionato, che permette di emettere suoni con lo sfregamento delle dita bagnate sul bordo di bicchieri di cristallo) dedicata a Marianne Kirchgässer, famosa musicista cieca, concertista di fama europea. Un lavoro, quello mozartiano, raffinato e delicato come un merletto, semplice nella sua architettura e nel suo perfetto mélange di inquietudine, malinconia e sorriso.

Delicatezza della costruzione e libero fantasticare che ritornano in una composizione, del 1981 di Salvatore Sciarrino, Introduzione all’oscuro per ensemble: l’inesausta ricerca timbrica del compositore italiano affronta il problema della percezione del timbro qui unito al massimo sfruttamento della sensazione di familiarità che eventi fortemente connotati (battito cardiaco, respiro, eventi zoomorfi) suscitano nell’ascoltatore. Eventi sonori all’interno di peripezie enigmatiche, che fanno riaffiorare raffinate epifanie a cui risponde Robert Hp Platz con il suo Wunderblock (2008), nato da una sovrapposizione e compenetrazione di tre composizioni precendenti (Next per flauto, Kiefer per clarinetto basso e percussioni e Sekundenstücke per violino, viola e violoncello), che esalta il carattere rituale, più che drammatico, della musica e dove l’obiettivo principale è l’abbandonarsi ad una gestualità, priva di apparenti contrasti, che agisce in modo quasi magico sull’attività dell’ascolto.  Ma scrittura e ascolto, ci ricorda Platz, non sono mai tabula rasa e, come nella lavagna magica (Wunderblock) conosciuta dai bambini di tutto il mondo a cui Freud dedicò un saggio pieno di curiosità, anche nell’attività musicale rimangono sempre tracce preesistenti che non possono essere cancellate.

In Überall ist Wunderland (2014) per ensemble di Hanna Eimermacher, la stupefazione che l’ascoltatore prova nei confronti di eventi sonori fortemente connotati si colora di ironia dalle forti tinte espressioniste. Una composizione perfetta, di una perfezione che è prerogativa esclusiva dei musicisti di talento, che ci regala una piccola commedia di suoni/rumori della quotidianità in puro stile Neue Sachlichkeit (e il titolo non è forse un omaggio ad un grande protagonista della Berlino anni ’20, Joachim Ringelnatz?).

Infine Vito Žuraj con Runaround (2014) per quartetto di ottoni e ensemble, una composizione tra le più irriverenti: gli ascoltatori, per una volta circondati minacciosamente dagli interpreti, vengono travolti da ritmi scatenati che ricordano le più esaltanti notti di improvvisazioni jazz. È una musica che reclama attenzione, che non vuole rinunciare al suo aspetto ludico e al piacere del suono, che non vuole smettere di raccontarsi, nonostante il trascorrere inesorabile della tempo.

Che il suono/sogno continui!

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Nato a Torino nel 1964, dopo gli studi musicali (pianoforte) e dopo la scuola per interpreti e traduttori, dal 1984 ha intrapreso una lunga carriera in campo editoriale che lo ha portato a collaborare con molte case editrici torinesi (EGA, Seb 27, Ananke, Edizioni Sonda, Utet) in qualità di traduttore e editor. Del 1989 escono le prime traduzioni dal francese da Voltaire (per i tipi di Seb 27) e articoli e traduzioni di semiologia (per la rivista universitaria Quaderni di semiotica). Contemporaneamente è stato coinvolto nella ricerca di nuove modalità della comunicazione nell’ambito della mostra Progetto Sonda, curata dal Centro di Ricerche Semeion di Roma, occupandosi di analisi linguistica e testuale e seguendo i corsi di perfezionamento sul modello Mac P (Modello Attanziale Cognitivo-Paradigmatico). Organizzatore culturale è stato responsabile dell’ufficio stampa e dei rapporti con l’estero della casa editrice Ananke dove ha curato in particolare le collane di Filosofia e Psicologia (testi di Friedrich Nietzsche, Stefano Zecchi, Olivier Abel, Simone Sausse-Korff) e ha tradotto il saggio di studi culturali di Bran Nicol Stalking, quando la passione diventa ossessione e, per le Edizioni Sonda, il Dizionario Madre/Figlia degli psicologi Joseph e Caroline Messinger. Dal 2010 è iniziato l’impegno di organizzatore e curatore di mostre di arte contemporanea presso la Pow Gallery di Torino. Attivo anche in ambito giornalistico si è occupato di cinema e di musica prima di diventare, nel 2010, responsabile della redazione romana del “Corriere dell’Arte” e autore di centinaia di articoli dedicati all’arte contemporanea e alla scena artistica torinese e romana.

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