Palazzo Lucarini – Galleria Cinica #13. Magnus Frederik Clausen The Tomato Syndrome. Intervista all’artista e al collettivo ARTNOISE

Modification#1, DVD-loop, prodotto in collaborazione con Claus Haxholm, ˇ2013-2014. Foto Magnus Frederik Clausen

L’inizio della stagione invernale coincide, a Trevi, con l’apertura di una nuova mostra, inaugurata presso gli spazi di Galleria Cinica (progetto riservato a giovani curatori e artisti della panorama creativo italiano ed internazionale) ubicata all’interno di Palazzo Lucarini, centro per l’arte contemporanea locale. In tale evento il collettivo romano ARTNOISE ha presentato The Tomato Syndrome, prima personale italiana dell’artista danese Magnus Frederik Clausen, classe 1981. L’esposizione riunisce una serie di lavori, alcuni precedentemente prodotti e altri inediti, realizzati da Magnus con l’obiettivo di indagare la continua interferenza esistente tra quotidianità ed artificio.

Le fredde temperature registrate nel comune umbro in questo periodo dell’anno si stemperano nelle due sale attraverso il rinvio ai caldi paesi dell’America Latina insito nel titolo. The Tomato Syndrome, infatti, deriva da un articolo pubblicato sul sito dell’UNEP in cui si evidenzia un singolare aumento del costo dei pomodori avvenuto nel 2013 in Brasile. Tra le molteplici cause individuate una in particolare ha attirato Magnus ovvero quella collegata all’estetica della produzione alimentare, secondo la quale i prodotti non gradevoli alla vista sono scartati perché giudicati non idonei, attivando la sua vena creativa. Partendo da questa tematica si snoda la sua pratica artistica volta a far riflettere il pubblico sull’accumulo delle informazioni mediatiche tramite opere realizzate con tecniche e materiali poveri, legati al quotidiano o all’uso commerciale delle immagini estrapolate dal loro contesto. Fine ultimo è porre all’attenzione dell’utente l’omologazione del linguaggio visivo imposto dal mercato internazionale, cui ognuno di noi è inevitabilmente sottoposto, e, contemporaneamente, rimetterne in gioco gli elementi attraverso una prospettiva critica che sottolinei le potenzialità dei mass media nella diffusione del messaggio.

Magnus Frederik Clausen (1981) è un artista danese che lavora con differenti tecniche e medium, spaziando dalla pittura alla performance, passando per l’installazione e il video.

Ha all’attivo numerose mostre personali e collettive internazionali. The Tomato Syndrome, la sua prima personale italiana, porta avanti un legame intrapreso con l’Italia nel 2010 in occasione di una residenza ad Amalfi e proseguito con due residenze presso l’Accademia Danese a Roma nel 2012 e 2014.

Il collettivo curatoriale ARTNOISE (www.artnoise.it) nasce nel 2012 in seguito alla fondazione del sito omonimo, con l’obiettivo di supportare e promuovere la diffusione di pratiche artistiche contemporanee. E’ attualmente formato da: Anna Brancato, Maila Buglioni, Daniela Cotimbo,  Sara Fico, Barbara Nardacchione, Paola Paleari e Giulia Zamperini.

Per approfondire ancora meglio, abbiamo intervistato l’artista e il collettivo che ha curato la mostra.

Partiamo da Magnus.

Perché ti sei concentrato sull’episodio riguardante l’aumento del costo dei pomodori avvenuto nel 2013 in Brasile?

“Ti riferisci al titolo della mostra, il quale in realtà è nato l’anno scorso in occasione di un altro evento su cui io e il mio amico Mike Watson – che vive a Roma – stavamo lavorando, ma che poi non abbiamo mai realizzato. Questo titolo ha continuato a frullarmi in testa da quel momento, e così ho deciso di usarlo in un altro contesto per vedere se e come potesse funzionare. Solo successivamente mi sono focalizzato sul motivo per il quale fosse stato coniato questo termine – mi riferisco all’articolo menzionato nel comunicato stampa – ma tuttora non guardo a questo come a un collegamento diretto, quanto piuttosto ad una fonte poetica.”

Partendo da questo input, tramite diverse tecniche hai prodotto lavori che incentivano lo spettatore a riflettere sull’accumulazione dell’informazione mediatica e sulla sua influenza nel contesto della vita quotidiana. Hai utilizzato elementi riferiti specificatamente allo sfruttamento commerciale delle immagini (giornali e cataloghi) in modo da sottolineare le dinamiche che si celano dietro I codici visivi condivisi ai quali siamo inesorabilmente soggetti (un esempio che tu porti in uno dei tuoi lavori è lo stile Ikea). Dall’altra parte, utilizzi oggetti di uso quotidiano per svelare i meccanismi del linguaggio collettivo, concentrandoti sul potenziale rivestito dal mezzo nella diffusione del messaggio. Pensi che queste riflessioni siano state capite?

“Non era il mio principale obiettivo, relativamente a questa mostra, che il pubblico cogliesse un messaggio specifico. Tutti i lavori provengono da diversi progetti e serie che ho realizzato nel corso degli ultimi anni, a parte due opere che sono state create specificatamente per The Tomato Syndrome. Le curatrici hanno operato la selezione finale per la mostra e penso che leggendo il comunicato stampa si possa avere un’idea molto chiara di quale fosse la loro intenzione. Sono convinto che il significato finale dipenda molto più dalla loro visione che dalla mia.”

 Quali sono state le reazioni del pubblico?

“Non ne ho idea, non ho parlato della mostra con il pubblico, ma solo di cosa mangiare a cena.”

 Sei soddisfatto della riuscita della mostra?

“Non riesco a dire con precisione se la mostra sia stata o meno un successo, non conoscendo bene le dinamiche di Galleria Cinica, ma posso affermare che sono molto soddisfatto della collaborazione con il collettivo Artnoise. Ogni curatore lavora in modo differente, ma credo che esista una diversità nel modo in cui il curatore approccia le pratiche artistiche qui in Italia rispetto a come ciò avviene in Danimarca, benché l’arte sia un linguaggio internazionale sotto molti aspetti. Rendersi conto di questa peculiarità e lavorare con gli italiani è stata un’esperienza nuova e positiva.”

Domandiamo, ora, ad Artnoise: secondo quali basi è stato scelto l’artista in questione e perché?

“L’incontro tra Magnus e Artnoise è avvenuto durante una delle sue precedenti residenze a Roma, e da lì è nato l’interesse di intraprendere un progetto insieme. Siamo state colpite principalmente dalla varietà della sua produzione, la quale, pur mantenendo una linea comune basata sul rapporto tra i meccanismi del linguaggio e la sua traduzione artistica, spazia molto in termini di scelte tecniche ed espressive. C’è molta libertà nelle opere di Magnus, che deriva da un’attitudine a sperimentare senza troppi preconcetti o ragionamenti aprioristici. Questa ci è subito sembrata una caratteristica fertile da esplorare e rendere in mostra, specialmente dal punto di vista curatoriale, che per natura si pone l’obiettivo di filtrare e dare una cornice concettuale alla pura ricerca artistica.”

 Perché proporre un artista straniero piuttosto che connazionale?

“Nel campo prettamente curatoriale, Artnoise si è spesso trovata ad agire nel territorio romano e a confrontarsi con personalità artistiche della stessa nazionalità. Ciò non è derivato da una scelta specifica, in quanto è stato fin dal principio naturale per noi misurarci dapprima con ciò che il contesto in cui operavamo – e operiamo – ci offre a livello di nuove proposte artistiche. Ci riteniamo piuttosto soddisfatte dei risultati raggiunti, così come delle collaborazioni attuate e delle nuove conoscenze portate avanti fino ad oggi; per questa ragione, nel caso di Galleria Cinica, avendo raggiunto un grado di maturazione superiore e conoscendo bene le connotazioni dello spazio, ci siamo sentite pronte a spingerci oltre i confini, estenderci a uno sguardo internazionale, per comprendere anche quali potessero essere le reazioni in un centro piccolo come Trevi, inserito in un contesto territoriale culturalmente fertile. Eravamo alla ricerca di un’esperienza che potesse, sotto certi aspetti, arricchirci diversamente. Questo nuovo indirizzamento ha coinciso con il conoscere il lavoro di Magnus, che ha fin da subito catturato la nostra attenzione.”

 Quali sono state le reazioni del pubblico alla mostra?

“Rispondere a questa domanda è sempre difficile, nel senso che il pubblico è ormai avvezzo a certe stranezze che fanno parte del linguaggio artistico contemporaneo: non bastano più smorfie o sorrisi a misurare un giudizio! Sicuramente è avvenuto quello che in qualche modo ci aspettavamo, ossia che si creasse un gap tra l’effettiva configurazione delle opere e il messaggio che si dichiarava di veicolare. Le opere di Magnus sono costituite da elementi semplici e familiari, ma non basta il singolo pezzo per comprenderne il valore critico. Allo stesso tempo, lo spettatore che passeggiava per la mostra ha dovuto fare i conti con media molto differenti e con interventi quasi impersonali, non essendo così in grado di definire l’artista come pittore, scultore, videomaker ecc… Questo aspetto, così importante nella contemporaneità, è vissuto diversamente nel contesto internazionale rispetto a quanto avviene nel nostro Paese: se in una certa misura gli artisti italiani sono legati ad un’attitudine al fare che li porta, anche in presenza di opere molto complesse, a metterne in risalto una certa artigianalità, altrove assistiamo alla volontà di assoggettare qualunque  aspetto della realtà alla trasmissione di un messaggio, spesso legato a problematiche di carattere socio-politico. Credo non sia possibile esprimere giudizi di valore, né dire se un’attitudine sia migliore o peggiore; semplicemente, in questo caso ci piaceva l’idea di confrontarci con questa diversità, e credo che il pubblico l’abbia avvertito.”

Info mostra

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Buglioni Maila è storico dell’arte e curatore di mostre. Fin da piccola ha manifestato un innato interesse verso ogni forma d’arte: dalle arti visive alla danza, dal teatro all’architettura. Dopo il diploma presso l’Istituto d’Arte Sacra Roma II, ha proseguito gli studi all’Università ‘La Sapienza’ di Roma, dove ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’arte contemporanea. Ha collaborato con l’associazione turistica Genti&Paesi in qualità di guida turistica nella città di Roma. Collabora attivamente con altre riviste specializzate del settore artistico. Nel 2013 ha collaborato alla realizzazione di Memorie Urbane - Street Art Festival a Gaeta e Terracina.

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