Una rivista VIVA. Intervista a Claudio Damiani

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A Roma i poeti si riuniscono in una galleria d’arte. Alla Nuova Pesa (storico spazio condotto da Simona Marchini, attrice, regista e molto altro) da qualche anno si danno appuntamento i fans di  “Viva”,  una “rivista in carne ed ossa”.

Ogni numero ha un tema diverso e alla presentazione sono invitati scrittori e artisti a intervenire con letture o presentazioni dei loro lavori in sintonia con l’argomento scelto. I fondatori sono Claudio Damiani, tra i più rilevanti poeti italiani, assieme a Nicola Bultrini (avvocato e scrittore), Stas Gawronski (conduttore del programma televisivo “Cult Book”………) e all’artista visivo Giuseppe Salvatori, autore anche del disegno in copertina. Nei vari appuntamenti di “Viva” si sono avvicendati personaggi come Gianfranco Baruchello, Bizhan Bassiri, Luca Maria Patella e scrittori come Gabriella Sica, Daniela Attanasio, Valerio Magrelli, Franco Buffoni.

Incontro Claudio Damiani a Piazza del Popolo,  a due passi dalla galleria sede della rivista, per farmi raccontare la storia di “Viva” e del suo modo di intendere la Poesia. Chiedo:

Di chi è stata l’idea di far nascere Viva? E soprattutto perché in una galleria d’arte?

 “Recentemente con il gruppo culturale Bombacarta avevamo l’idea di creare una rivista e presentarla nei teatri, con ogni volta un tema diverso. La nostra volontà era di indicare quei libri che secondo noi erano importanti, andando contro la letteratura mediatica. Conoscevo Stas Gawronski che, assieme a Nicola Bultrini, teneva un laboratorio di scrittura e lettura invitando scrittori ai loro appuntamenti. Abbiamo unito le idee facendo nascere Viva, assieme a Simona Marchini che si è sempre dimostrata interessata e aperta alla letteratura.”

La storia della Nuova Pesa è nota nel mondo dell’Arte romano. La galleria fu avviata alla fine degli anni ’50 da Alvaro Marchini, in sedi diverse nel tempo, che la rese da subito un punto di unione tra pittura e le altre arti. Scrittori come Ungaretti, Calvino e Pasolini parteciparono alla stesura dei testi dei cataloghi degli artisti in mostra. Lo spazio divenne fulcro della “Scuola Romana” e, dopo la chiusura alla fine degli anni ’70, ebbe nuova vita per volontà di Simona Marchini. Nell’86 il progetto “Minuscole: 10 artisti italiani contemporanei” in cui espongono Carla Accardi, Alighiero Boetti, Ugo Nespolo, Giulio Paolini, Salvo, Mario Schifano. Oggi artisti come Felice Levini, H.H. Lim e Giuseppe Salvatori partecipano attivamente all’andamento della galleria.

” Viva” è una rivista realmente in carne ed ossa, affatto patinata. E’ realizzata quasi in modo amatoriale, su fogli A4 spillati e fotocopiati con delle selezioni, dei collages di testi letterari attinenti al tema scelto di volta in volta.

Ma il passato di Claudio Damiani è legato in modo indissolubile a “Braci”, altro giornale letterario di cui “Viva” è quasi la naturale continuazione. “Braci” uscì in otto numeri dal 1980 al 1984 e venne fondato da un gruppo di giovani scrittori dell’epoca: oltre a Damiani,  Arnaldo Colasanti, l’artista Giuseppe Salvatori, Beppe Salvia, Gino Scartaghiande. I redattori si incontrarono a dei laboratori tenuti da Elio Pagliarani in quegli anni e l’idea che li univa era il recupero di una certa letteratura italiana. In particolare l’attenzione ai classici latini era uno dei punti cardine. Tra le nuove voci che diedero vita alla rivista, quella di Beppe Salvia fu una delle più significative e anche la più tragica, si tolse la vita a soli trent’anni.  Per questo chiedo a Damiani:

Caludio Damiani, foto di Dino Ignani
Caludio Damiani, foto di Dino Ignani

Perché secondo te Beppe Salvia è stato così importante per la Poesia?

“Beppe Salvia ha rivoluzionato la nostra letteratura recuperando  i classici e tornando a concentrarsi sull’espressione linguistica. Fino alla fine degli anni ’70 anche i poeti più lirici del Novecento continuavano a ridurre la lingua. Salvia di questo se ne frega, la sua operazione è stata in realtà un classicismo, un ritorno alle origini come aveva iniziato a fare Caproni.”

 Leggendo i versi di Salvia è chiara la volontà di guardare alla tradizione:

“Forse scopriranno una nuova legge/ universale, e altre cose e uomini/ impareremo ad amare. Ma io ho nostalgia/ voglio tornare/ indietro. Domani mi licenzio, e bevo/ e vedo chimere e sento scomparire/ lontane cose e vicine.” (dalla raccolta Cuore)

Anche nella raccolta di Claudio Damiani Il Fico sulla fortezza (Fazi editore, 2012) è forte il legame con un certo tipo di passato letterario italiano. Non tanto negli schemi quanto nel pensiero, nella forza lapidaria della parola dei classici greci e latini. Ma pure c’è il rincorrere un pacifico vuoto zen, alla maniera di Li Po:

“Così la strada ancora va, una volta,/ e ancora andrà, per sempre./ In alcuni punti è franata, non importa,/ si crea un sentiero più piccolo/ che ricollega i punti.”

A questi silenziosi paesaggi di carta si oppongono gli spunti più punk:

“Fra cento anni, fra diecimila, fra un milione/ ci sarà sempre la ragazza annoiata/ che gli dai il compito di matematica/ e non sa fare un cazzo, e si rigira/ si preoccupa, gli sembra arabo il compito…”

 Parlaci del tuo modo di concepire la lingua e i versi

 “Ho iniziato studiando e scrivendo versi classici e ricercando man mano una semplificazione, rimanendo convinto che la Poesia debba comunicare col passato, con una lingua trasparente. Siamo nati in un periodo di decadenza, sociale e letteraria, e gli scrittori hanno cercato di reagire a questo. A mio parere poi la seconda metà del Novecento è stato un vero deserto per la Poesia, forse anche a causa della perdita della Guerra.”

 Si è sempre detto in ogni periodo storico che la Poesia non si vende, che è un settore per pochi. Come la pensi a riguardo?

“C’è da dire innanzitutto che abbiamo giganti letterari difficili da eguagliare. Il problema però è che leggiamo poco in generale. Molti anni fa gli editori e gli industriali italiani erano vicini alla letteratura, oggi l’editoria è solamente commerciale. In più c’è la crisi economica e l’avvento di alcune tecnologie come il libro elettronico che svalutano l’oggetto libro tradizionale.”

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

“Sto lavorando a tre libri: uno è una raccolta di poesie, un altro è dedicato al paesaggio della mia infanzia e il terzo avrà come titolo Endimione.”

Qualche info:

Pagina Facebook di Viva: https://www.facebook.com/VivaUnaRivistaInCarneEOssa?fref=ts

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Donato Di Pelino (Roma, 1987) è avvocato specializzato nel Diritto d’autore e proprietà intellettuale. Scrive di arte contemporanea e si occupa di poesia e musica. È tra i fondatori dell’associazione Mossa, residenza per la promozione dell’arte contemporanea a Genova. Le sue poesie sono state pubblicate in: antologia Premio Mario Luzi (2012), quaderni del Laboratorio Contumaciale di Tomaso Binga (2012), I poeti incontrano la Costituzione (Futura Editrice, 2017). Collabora con i suoi testi nell’organizzazione di eventi con vari artist run space.

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