Gradus. La visione prende corpo e sale

Come nasce una visione? Non è dato saperlo. La visione ti prende e non ti lascia, diventa un leitmotiv ossessivo che fa parte delle tue giornate, del tuo sentire, del quotidiano che mai diventa quotidianità. L’immaginazione si concentra e si realizza momento dopo momento senza concederti scampo. Vivi in un limbo fantastico che non corrode, ma alimenta l’ineffabile. Ti trovi in un sogno ad occhi aperti che non ti abbandona mai, ti insegue, carpisce il tuo istinto, comincia dalle viscere e piega la tua razionalità verso un vissuto totale. Ecco come nascono le visioni di Arianna Bonamore, che si possono definire allucinazioni propizie e prorompenti che invadono lo spazio dell’opera in una continua relazione fra inconscio e forma, stato di veglia trattenuta e sedimentazione del concreto. Un concreto che non ha una lettura immediata, bisogna spingersi a guardare attentamente ciò che è di fronte a noi perché appaiano delle creature misteriose portatrici di un universo sensibile. Approcci ad un riconoscimento di facoltà individuali che scardina la consuetudine di ciò che la nostra memoria ricorda andando incontro ad immagini che hanno una propria singolarità: personali, coinvolgenti, illimitate nella cornice che l’artista gli ha dato. Immagini che si spingono verso l’interiorità di ciascuno e che portano ad un beneficio estatico ed estetico in una lotta continua fra ciò che si percepisce e ciò che risuona dentro di noi.

La personale Gradus di Arianna Bonamore, e a cura di Paolo Aita presso Interno 14, spazio indipendente romano gestito da Luigi Prestinenz Puglisi, è concentrata sull’opera site specific da cui prende il nome l’esposizione. Il titolo è tale perché in Gradus si assiste ad una salita interna verticale in cui sono coinvolti la visionarietà, la tecnica e il significato profondo del lavoro.

Ne abbiamo parlato con l’artista che ha spiegato la sua genesi: Bonamore è partita dalla scelta casuale di una frastaglia, una parte di un legno riciclato in cui convivono tante listelle chiamato O.S.B., in pratica una matrice. Ha preso questa frastaglia per ricavarne poi due matrici, una ruotata di 180 gradi rispetto all’originale, le ha stampate su cartoncino e da lì è iniziato tutto. Guardando i fogli si è accorta che nascevano in lei delle visioni insite nelle varie forme originate dalle listelle: animali, piante ed altri elementi:

“ho cominciato a visualizzare un pezzo di un serpente, la faccia di un lupo, una farfalla, un cuore, e automaticamente, assommando le parti, si è creato un universo più complesso che ha dato vita ad immagini di maggiore dimensione: sono usciti fuori, ad esempio, otto fatti di serpenti, un volo di farfalle, un gruppo di corvi, delle civette, dei conigli che balzano sopra delle fiamme di fuoco, i lupi, che sono il soggetto al centro dell’opera.”

Ha organizzato tutte queste immagini come se si assistesse ad un’ascesi spirituale che richiama una piramide, Bonamore spiega:

“ perché ci si inoltra in una trasformazione delle pulsioni. La pulsione quando è non domata o non capita può diventare una dipendenza, può essere autodistruttiva o un problema per chi la vive, quando invece si prende questo impeto e lo si trasforma, come nel caso dell’arte, in qualcosa di diverso, ovvero in una passione, esso porta ad un altro tipo di consapevolezza: non ne perdi la forza e l’intensità, ma lo sublimi.”

Ogni animale ha la sua simbologia che viene interpretata dall’artista a seconda di un sentimento personale sorretto da uno studio approfondito di varie culture. Nel caso di Gradus la struttura portante si nutre della volontà di giungere ad una ricerca di innalzamento dell’esistenza, per cui vi sono animali che si susseguono in questa ascesi spirituale. I lupi hanno un significato che consente di capire, oltre al tema, il processo tecnico del lavoro:

“sono tre e guardano verso l’alto manifestando lo stupore per l’eterico, ciò che di solito non appare nel mondo materiale. Tutto ciò riporta proprio al concetto di frastaglia cioè di matrice fatta da agglomerati di legno in cui si creano delle forme sempre diverse: noi molte volte diamo per scontato ciò che abbiamo davanti, ha per noi un unico significato, mentre magari il significato può essere un altro.”

Essenziali i colori, si nutrono a vicenda ed hanno diversi contenuti semantici: rosso, madre terra; giallo, il nostro diaframma; verde, il plesso solare; celeste, la comunicazione; indaco, il terzo occhio; viola, il contatto con Dio; oro, la sacralità che qui appare nell’occhio del lupo centrale che ha il dono di vedere, oltre il suo istinto e la sua natura bestiale, che ci sono altri livelli di consapevolezza; il nero come quinta teatrale negli alberi laterali in basso e negli angoli in alto; il bianco, la luce. In altre due sale lavori precedenti su O.S.B. che riprendono alcune tematiche care all’artista come la piramide, il lupo e i ragni, e quindi si collegano al lavoro principale, mentre nell’ultima stanza lo studio sulle matrici che hanno portato a Gradus. Dalle parole del curatore Paolo Aita:

“Arianna Bonamore dimostra che, nonostante la sua povertà, questa elementare matrice sviluppa un mondo, e realizza un Merzbau votivo.”

 

Fino 20 febbraio
Interno 14
via Carlo Alberto 63, Roma.

Su appuntamento 3382992228

 

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Claudia Quintieri, classe ’75, è nata a Roma, dove vive e lavora. Si è laureata in Lettere indirizzo Storia dell’arte. È giornalista, scrittrice e videoartista. Collabora ed ha collaborato con riviste e giornali in qualità di giornalista specializzata in arte contemporanea. Nel 2012 è stato pubblicato il suo libro "La voglia di urlare". Ha partecipato a numerose mostre con i suoi video, in varie città. Ha collaborato con l’Associazione culturale Futuro di Ludovico Pratesi. Ha partecipato allo spettacolo teatrale Crimini del cuore.

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