Libri Come. Francesco Piccolo: come diventare felici/infelici

francesco-piccoloLibri Come. Teatro Studio Borgna, ore 20. Francesco Piccolo tiene un reading dal titolo Come diventare felici/infelici. I brani sono estratti in gran parte dal suo ultimo libro, di imminente pubblicazione per Einaudi, Momenti di trascurabile infelicità, che segue il quasi omonimo Momenti di trascurabile felicità (2010), la deliziosa enciclopedia tascabile di quelle minuscole gioie che viviamo quotidianamente senza quasi accorgercene.

L’autore entra sulle note di Poesia di Don Backy e inizia leggendo di quel Natale in cui la moglie gli ha regalato un oggetto bellissimo ma di cui nessuno, compresi il commesso del negozio che lo vende, gli addetti dell’azienda che lo produce e la moglie stessa, riesce bene a comprendere la funzione. È un piccolo, piacevole racconto che introduce subito al clima leggero (ma non per questo frivolo) che caratterizzerà il reading. Piccolo saluta e spiega cosa andrà a, per l’appunto, leggere nell’oretta successiva, presentando in poche parole il suo ultimo lavoro da scrittore e il tour di letture che ne seguirà.

Poi prosegue, alternando racconti più o meno lunghi a frasi più incisive, capaci di descrivere situazioni in poche parole (ad esempio, «Quando ti dicono: “ti potevi vestire meglio2, e io mi ero già vestito meglio»). Funzionano entrambi: le risate sono la colonna sonora di tutto l’incontro. Risate e applausi, ovviamente; ma soprattutto risate.
Il talento di Piccolo consiste infatti nel farci ridere di noi stessi, descrivendo situazioni quotidiane in cui è davvero difficile non rispecchiarsi: a tutti i genitori sarà sicuramente capitato di accompagnare i figli piccoli a una festa di qualche compagno di classe, e di vivere quindi quei momenti di noia pura in cui si ripercorre mentalmente la propria vita passata, aspettando con orrore frasi quasi rituali come “Ma c’è la torta!” e “Ma adesso apre i regali!”, che prolungano la tortura apparentemente irripetibile e ogni volta ripetuta del genitore costretto all’attesa della fine della festa. E poi c’è il racconto di quel “giapponese” che suda nero, che non gioca ad altro che al uatà e che sta tranquillo solo quando narcotizzato dai cartoni animati: un secondo figlio in perenne e instancabile movimento che piomba in casa come un estraneo (anzi, come uno straniero!) iperattivo e che sconvolge gli equilibri domestici di una altrimenti tranquilla famiglia media.

Il reading si chiude leggendo qualche pagina tratta da Momenti di trascurabile felicità, inducendo a pensare che i due libri, opposti nei titoli, tendano invece, e alla fine, a completarsi. Entrambi non fanno altro che descrivere la vita, e il tipo antropologico del normale cittadino italiano alle prese con viaggi in treno, cene tra amici, aspirapolveri, navigatori satellitari, amanti, paracetamolo… Forse i due libri di Piccolo, Trascurabile felicità e Trascurabile infelicità, funzionano un po’ come libretti di istruzioni per la vita quotidiana: il primo descrive quelle istantanee piacevoli che, una volta focalizzate, strappano facilmente un sorriso; il secondo insegna invece a ridere anche di quei momenti di apparente fastidio.

Quando il reading si conclude, viene spontaneo, oltre che applaudire, pensare che far ridere, e soprattutto far ridere di sé stessi, non è cosa affatto facile. Piccolo ci riesce bene. E forse a chi ha assistito all’incontro (o a chi ha letto il libro) non potrà non scappare una risata, dopo i pasti, pensando a come fanno le strisce colorate del dentifricio a rimanere sempre perfettamente separate e autonome sia nel tubetto, sia sullo spazzolino, e magari anche nella cavità orale.

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Lorenzo Moltedo nasce a Roma nel 1991. Laureato (triennale) in Lettere Moderne presso “Sapienza” Università di Roma con una tesi sull’Orlando Furioso, è davvero curioso di conoscere cosa gli riserva il futuro. Non saprebbe immaginare una vita senza libri (e lo scrive con il rischio di sembrare retorico). Tra gli altri suoi interessi: viaggi, corsa, cinema e, in generale, ogni forma di manifestazione artistica. Quella con artapartofcult(ure) è la sua prima esperienza “ufficiale” di scrittura.

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