TEFAF 2015. Cronaca dal grande evento di Maastricht

TEFAF 2015 Stand di Carlo Orsi (Ph LTraversi)

Questa è una cronaca partigiana, ovvero che “prende parte” alla promozione dell’ arte italiana, in occasione del prestigioso appuntamento annuale del TEFAF di Maastricht (Paesi Bassi). Riteniamo si tratti di uno dei luoghi più adatti a promuovere le eccellenze di cui l’ Italia potrebbe fregiarsi in modo più strutturato e continuo, se la collaborazione  culturale tra pubblico e privato crescesse d’importanza, e si favorisse lo sviluppo di servizi ad alto valore aggiunto, unitamente alle professionalità e ai mestieri della cultura e del mercato dell’ arte. In assenza di grandi committenze pubbliche, architettura e arte vivono da sempre grazie ai privati cittadini, che si avvantaggiano dei loro contributi. Pierre Rosenberg, presidente-direttore del Louvre dal 1994 al 2001, disse che nel tempo la Francia aveva  perso il possesso di un certo numero di opere degli  impressionisti, ma che se tali dipinti  non fossero partiti per gli USA l’arte francese moderna  non sarebbe mai stata così amata e apprezzata in tutto il mondo. Cosa dire allora dei valori del nostro Ottocento, o dei nostri ritrattisti, da Fra Galgario fino a Corcos,  al paragone degli artisti inglesi , da Gainsborough a Reynolds? E’ stato inevitabile che l’Italia,  paese in cui ogni generico oggetto culturale od artefatto avente più di 50 anni necessita di una complicata procedura di autorizzazione  per essere portato all’estero, dove possa avere  più  mercato o essere apprezzato, non favorisse la diffusione della sua cultura e della sua creatività, ma la ostacolasse, senza accorgersene. Il mercato dell’ arte peninsulare conta poche occasioni internazionali o di alto profilo, insufficienti a generare un elevato volume di scambi, a stimolare l’ interesse a comprare direttamente da noi, creando un indotto analogo all’incredibile effetto di trascinamento visibile in città di provincia come Maastricht e Basilea, i  cui eventi (TEFAF e ART BASEL) devono approssimativamente registrare bilanci   annuali intorno ai  250 milioni di Euro ciascuno (non lontano dal  fatturato annuale di tutte le case d’asta italiane).

Come indicano questi casi, creare un ambiente favorevole agli scambi è stata una scelta  lungimirante. Basata su  tassazione favorevole, trasparenza degli scambi e certezza della qualità. Servizi ed accoglienza di assoluta eccellenza li potremmo tranquillamente erogare anche in Italia, ma non siamo competitivi per i suddetti fattori, a beneficio degli amatori e  dei collezionisti d’arte. Eppure, non sono pochi gli artisti e i grandi mercanti stranieri che riconoscono agli italiani una cultura speciale e un  particolare dono per il collezionismo. D’altronde, come negare che l’Italia sia la patria del design e del Salone del Mobile di Milano, anche per  il suo sedimentato humus culturale?

Quest’anno, complice la crisi interna italiana, l’evento olandese all’apice del mercato globale del settore (35.000 opere d’arte della massima qualità, con  275 stand di cui non pochi allestiti come piccoli teatri) rappresenta  la verifica del diffuso interesse  verso i maestri italiani, sia antichi, che moderni e contemporanei. Lo evidenziano  lo sforzo compiuto per allestire al meglio gli stand dei 18 operatori italiani ed anche le presenze di arte italiana presso tanti altri operatori. La fiera più glamour del mondo ha aperto al contemporaneo già da tempo, ma questa edizione 2015 non solo ospita una mostra di scultura quasi monumentale (Night Fishing, a cura di Sydney Picasso http://www.tefaf.com/DesktopDefault.aspx?tabid=279&categoryid=15956), ma molti colossi di New York e Londra hanno elegantemente miscelato Fontana e  Marino Marini con gli Old Masters e i maestri del Moderno. Anche il  badge dei giornalisti reca impresso un dettaglio da Jean Dubuffet.  Per un evento nato coi fiamminghi del XVI secolo tira un’ aria battagliera, senza attendismi.

Ma torniamo agli italiani, a cominciare da Moretti, che già a Frieze Masters aveva composto in un equilibrato trittico il tardo gotico Vivarini e due opere di Richter. Al TEFAF ha osato accostare le superfici bianche di Castellani  ai suoi preziosi fondi oro.  Da Orsi, antiquario milanese Presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia (AAI), sono visibili  un raro Salomon Corrodi con la Cupola della Roccia di  Gerusalemme, comprato a Roma nel 1892 dall’Imperatore Guglielmo II – direttamente dall’artista – nonché un bellissimo Canal Grande di Michele Marieschi. Da Antonacci-Lapiccirella, insieme ai disegni di Le Brun, G. Tiepolo e di V.Camuccini, c’è un incantato paesaggio innevato dello svedese Fjaestad, grande talento nordico tra romanticismo e modernismo,  e soprattutto un inedito Notturno sul Canal Grande di Carlo Grubacs, bellissima memoria delle ineguagliabili antiche feste lagunari.

Magnifici i due inediti Vanvitelli, firmati e datati 1719, ritrovati  da Lampronti in Gran Bretagna, uno dei quali costituisce un’ importante testimonianza della perduta Villa Chigi-Massinaghi, sulla Via Aurelia a Roma.  Altomani & Sons presentano, tra gli altri, una notevole Vergine col bambino di Cristoforo Caselli (1460-1521) impreziosita da una rara veduta della laguna di Chioggia sullo sfondo.

Molto  internazionale lo stand di Paolo Antonacci, caratterizzato dalle impressionanti Vedute di Capri del romantico tedesco K.Diefenbach, da una Fontana di Trevi al tramonto di O.Achenbach e da un sognante Tramonto sul Pincio a Roma di Ippolito Caffi.

Da Benappi spicca la seicentesca Maddalena di G. F. Romanelli e lo stand di Bacarelli-Botticelli si fa notare per il raffinato bassorilievo in marmo di P.P.Olivieri.  Buccellati incanta come sempre gli appassionati di alta gioielleria, con l’ estrema perfezione stilistica e tecnica della sua prestigiosa tradizione orafa. Alla Cardi Gallery, per la prima volta al TEFAF,  si respira l’ atmosfera della più ruggente arte italiana del momento, da Fontana a Pistoletto, passando per Bonalumi, Castellani, Manzoni, Melotti, Scheggi e tutti gli esponenti dell’Arte Povera (Anselmo, Boetti, Calzolari, Kounellis, Merz, Paolini  e Penone).

Per la gioia degli iniziati cultori della classicità segnaliamo gli stand di Alberto e Alessandra Di Castro, ricchi di splendidi oggetti in marmo, terracotta e pietre dure, che hanno  sedotto  collezionisti di ogni provenienza. Ammirevoli, tra tante raffinate rarità,  il Tavolo in commesso di pietre dure (Alberto Di Castro) e la veduta del Colosseo di J.Faure (1835) ma anche la sensuale Cleopatra di Leonardo Grazia (Alessandra Di Castro). Molto bello il San Giovanni Evangelista di Guido Reni esposto dalla Galleria Giacometti.

Spicca per la qualità delle sculture  il milanese Longari Arte, mentre Piva si segnala per due magnifiche commodes veneziane del Settecento. Tra gli originali frutti delle ricerche del milanese Cesati, specializzato in scultura ed arti del metallo, si nota una scatola damaschinata in oro ed argento del primo Seicento, destinata alla custodia del messale.

Robilant & Voena articolano in due metà complementari un’offerta importante, che spazia dall’antico (Pompeo Batoni e Joli su tutti) ai più riconosciuti italiani dell’ultimo Novecento (Fontana, Bonalumi, Scheggi). Come sempre Tornabuoni si contraddistingue per la  ricca offerta di Fontana, Boetti, Marino Marini, Arnaldo Pomodoro e Damien Hirst, ma non manca di proporre alcuni notevoli Hartung e Fautrier.

E veniamo ora alla nostra  selezione tra gli stand dei 20  paesi di questa edizione, che ha toccato la cifra di  13.000 visitatori solo nella giornata inaugurale (il TEFAF resta aperto fino al 22 marzo).

Tra i dipinti memorabili ci sembra di poter indicare quelli di Hubert Robert ( Didier Aaron & Cie. La Serie di 4 tela costa 1 milione di Euro), alcuni Kees van Dongen (Dickinson, Landau), il Paesaggio a Cagnes di Chaim Soutine (Galerie Thomas-Munchen), il Paesaggio primaverile di Sisley e per Monet una bella Seine à Vétheuil (Green, 6.8 milioni) e  La mer à Pourville  (Keitelman Gallery). Indimenticabili anche  gli Chagall portati da Hammer Galleries, alcuni Magritte (Keitelman), un Uomo al pozzo dell’ orientalista Swoboda (Kilgore) e la Casa di Th. Rousseau  di  Millet (da Dickinson, 660000 Euro).

I ritratti più belli noi li abbiamo visti da Agnew’s, Baroni (Gillis Claesseins), Colnaghi-Bernheimer (Joshua Reynolds), Dickinson (un prodigioso Sir adolescente di Raeburn), Fergus Hall (Cornelius Johnson, Gonzales Coques), Rob Smeets (Cristofano Allori), Robilant & Voena (Pompeo Batoni), Weiss (Franz Pourbus), ma sicuramente ve ne sono altri che – per oggettivi limiti fisico-temporali imposti all’umana condizione nostra – ci sono sfuggiti. Ce ne scusino gli espositori o ce ne inviino una gradita segnalazione. Lo stesso dicasi per gli impressionisti e i post-impressionisti, tra cui abbiamo  notato un delizioso Gauguin da Baroni, e poi Maurice Denis (Talabardon et Gautier), vari M. De Vlaminck (Hammer Galleries), Maximilien Luce (Stoppenbach & Delestre), Henri Martin (Alazraki), numerosi Isaac Israels, Henri Le Sidaner e H.E.Cross (Waterhouse & Dodd, Connaught Brown) oltre ad alcuni E.Boudin (Green, 230.000 Euro), uno speciale Evariste Carpentier e  vari Springer (Berko). Tra i simbolisti merita una menzione il nordico Hammershöi (da Åmells).

Per il Settecento non si possono trascurare i Luca Giordano da Canesso, il Pantheon di G. Pannini e la Venezia di M. Marieschi ( Green, a 4.1 e 1.9 milioni di Euro)  e  alcuni Guardi (Beddington). Tra i romantici non si dimenticano O. Achenbach (Antonacci) e Schielbach (Daxer & Marschall). Per gli artisti francesi si distinguono -ci è sembrato- anche un altro Millet ( French &  Co) e un  J. Vernet (Coatalem).

Da record per importanza e prezzo il Claude Monet da Richard Green (6.8 milioni di Euro),  ed anche la Primavera sulle Alpi di Segantini  (French & Co, 35 milioni di Euro). Ma non tutto tocca questa  cifre vertiginose e vi sono collezionisti pronti a testimoniare che anche al TEFAF, il cui simbolo è il falcone,  è possibile fare buoni affari, quando si ha l’ occhio addestrato dalle proprie passioni.

Belle o bellissime opere d’arte italiane o di soggetto italiano sono visibili anche da Baroni (F. Mazzucchelli detto il Morazzone), Bernheimer-Colnaghi (J. Frey), Fergus (Ribera), Matthiesen (Guido Reni), Macconal-Mason (P. Sala), Pelham (per un corallo di Trapani rappresentante un Salotto in miniatura),  Sanct Lucas (Pietro Longhi), Sarti (Donnino e Angelo del Mazziere) e Rob Smeets (Alessandro Magnasco).

Per gli Old Masters fiamminghi e olandesi, restano imprescindibili tappe gli stand museali dei fondatori del TEFAF, colle opere delle dinastie Brueghel, Claesz, Hoefnagel,Teniers, Van Lindt, Van de Velde, Van Kessel, Van Ruisdael e ateliers. Sono gli antiquari  Richard Green (Aert van der Neer, Van Goyen, Van Hulsdonck), De Jonckeere,  Salomon Lilian (Abel Grimmer, Aert van der Neer e Rubens), Johnny Van Haeften (Van Aelst) ed altri ancora. Per le incisioni si va da Tunick, dove si spazia da Durer a Rembrant, ma anche  a Leger, Matisse e Hopper e per i disegni v’è il più chic dei settori, al primo piano, intitolato TEFAF-Paper.

Tra gli artisti più raramente sul mercato, segnaliamo: William Blake (Lowell Libson), Joshua Reynolds (Bernheimer-Colnaghi), John Gibson (Katz), Agostino Tassi (Orsi-Milano), Girolamo da Santacroce e Andrea Soldi (Derek Jones), Matthias Stomer (Grassi Studio), Kaspar Netscher e Maurice Utrillo (Richard Green, rispettivamente 6.7 milioni  e  445.000 Euro). La sezione di arte moderna è sempre ricca e seducente, grazie ad opere bellissime di vari espressionisti tedeschi e nordici: George Grosz  e Ludwig Kirchner (Galerie Thomas, Hanze & Ketterer), Max Liebermann (Ludorff), Max Pechstein (Gaerie von Vertes), Emil Nolde,  ma anche  Alfred Reth, A. Gleizes,  Hans Hartung (Applicat-Prazan-Parigi), Vasarely (Galerie Thomas). Non mancano un raro e notevole Annigoni del 1947 subito venduto (Andrew’s) e varie belle sculture di Marino Marini (es. Landau) e  Marcel Duchamp (Keitelman Gallery). Meno Picasso e Henri Moore, quest’anno, ma del grande scultore c’è una bella opera in legno da Osborne Manuel. Per il contemporaneo, difficile non vedere gli iper-citati Kiefer (Merkaba, 2004 da Beck & Eggeling’s),  Andy  Warhol (Galerie Bastian) e Jean-Michel Basquiat (1984, Galerie Boulakia) ma soprattutto vari Soulages (es. Applicat-Prazan).

Diminuita la presenza del design, per il quale si distinguono alcuni pezzi Shaker ( Galerie Downtown). Rarissimo il fortepiano dell’ ebanista David Roetgen (c.1785, da Senger Bamberg Kunsthandel) ed eccezionale il corsetto di diamanti ammirabile da  Wartsky, realizzato da George Fouquet su disegno di Alphonse Mucha.

Venduti nei primi dieci minuti la Conquista di Tiro di G. A. Guardi (Antonacci -Lappiccirella) e, durante il vernissage, ben 18 delle antichità di Alessandra Di Castro. Uguale destino, nonostante la montante marea degli oggetti d’arte e del moderno e contemporaneo, per certi bellissimi fiamminghi ed olandesi, dai Van Kessel ai Claesz.  Rapidi anche gli scambi per vari esponenti della Optical Art, tra cui Gianni Colombo e Turi Simeti, (Major Gallery), e alcuni contemporanei come Yuina Wada (Delaive).  Comprata dal Geemente Museum di Amsterdam la veduta della capitale olandese di  Corot (1854, Douwes Fine Art).

Per il consuntivo arrivederci al nostro rapporto finale.

TEFAF 2015  
Sito: www.tefaf.com

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Laureata e specializzata in storia dell’arte all’Università “La Sapienza” di Roma, ha svolto, tra 1989 e 2010, attività di studio, ricerca e didattica universitaria, come borsista, ricercatore e docente con il sostegno o presso i seguenti istituti, enti di ricerca e università: Accademia di San Luca, Comunità Francese del Belgio, CNR, ENEA, MIUR-Ministero della Ricerca, E.U-Unione Europea, Università Libera di Bruxelles, Università di Napoli-S.O Benincasa, Università degli Studi di Chieti-Università Telematica Leonardo da Vinci. Dal 2010 è CTU-Consulente Tecnico ed Esperto del Tribunale Civile e Penale di Roma. È autrice di articoli divulgativi e/o di approfondimento per vari giornali/ rubriche di settore e docente della 24Ore Business School.

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