Francesca e l’altra. Gli autoritratti del Pink Project. Contributo di Marta Magagnini

PinkP, Praga 2014

“Ogni ritratto fa appello all’identità e all’alterità di ciascuno di noi:
all’essere se stessi e all’essere qualcun altro, in una sola volta e nello stesso tempo”
(Jean Luc Nancy)

Francesca Tilio arriva alla fotografia dopo aver sconfitto il cancro al seno. Prima era una graphic designer con la passione per il cinema di David Lynch, per la musica conturbante di Tom Waits (e poi Nick Cave, Patty Smith…) e soprattutto per il teatro. Oggi, oltre che grafica, è una fotografa e non è importante indagare se sia stata la malattia a innescare questo passaggio. Di certo però è stato così: Francesca è uscita dalla malattia con un messaggio e l’ha affidato al Pink Project.

Ogni artista porta nella sua opera la propria vita e con questa quell’intimità che poi non gli appartiene più, diventa un dono che si offre alla collettività.

A volte la relazione tra l’osservatore e l’opera si attiva in modo empatico, altre volte il dialogo agisce più sul piano intellettuale. Chi guarda il Pink Project può non cogliere la portata artistica del messaggio che lo emoziona, in virtù del tema sociale che lega questo lavoro alla lotta contro il tumore al seno.

Il Pink Project è un progetto fotografico di autoritratti, non isolabile dal percorso artistico complessivo di Francesca Tilio, incentrato fondamentalmente sul ritratto. E sulla messa in scena.

Francesca costruisce immagini, progettate dall’ambientazione al dettaglio (la parrucca è un particolare quasi irrinunciabile nelle sue opere) e questo è il modo per creare un “favoloso mondo” dove riunire cose che la ispirano (quelle parrucche le piacciono davvero!) e risolvere nell’artificio l’assurdo della condizione umana, quello per cui è proprio ciò che ci attrae a sfuggirci. E noi, ci piacciamo?

Nell’imbarazzo della risposta, l’artista contemporaneo non si rappresenta come il creatore dell’opera che guarda l’osservatore per essere riconosciuto, come avveniva nell’autoritratto “classico”; l’autore si ritrae (letteralmente si raffigura e allo stesso temo si ri-trae, arretra) per offrirci un personaggio, un alter-ego artificiale. Così Francesca indossa un vestito e una parrucca rosa, si traveste, si maschera.

A differenza degli artisti-culto in questo campo, la Tilio non si chiude tra le pareti di casa (come Francesca Woodman) o di un set  allestito per l’occasione (Luigi Ontani), non ricalca un’ambientazione cinematografica stereotipata (Cindy Sherman), ma con quella scamiciata vintage, indossata dalla madre in quello che è il primo ricordo che Francesca ha di lei, e la parrucca che le avevano regalato i colleghi per farla sorridere sui postumi della chemioterapia, va a New York a realizzare il primo scatto del Pink Project.

Nel tran-tran della metropoli, una giovane vestita di rosa posa inosservata come quel personaggio vestito da Batman che compare all’improvviso in una scena di This must be the place (Paolo Sorrentino, 2011). Come un eccentrico personaggio felliniano.

Scelta l’inquadratura, predispone l’autoscatto o passa la macchina al suo compagno (di viaggio e di vita), non bada se nel frattempo lo stivale le è un poco sceso lungo il polpaccio, poi va a prendere la sua posizione.

E nel tempo di un click il suo sguardo si perde, in un fuori assoluto.

Dopo New York, la Scozia, Roma (in quello che forse è il suo museo più intrigante, l’ex centrale Montemartini)… Finché qualcosa cambia: lo sguardo dall’infinito si centra, la mano si posa. Arriva, nella vita e nell’opera, una figlia.

E con lei un altro soggetto: la nuova Francesca.

Il progetto

La mostra propone ventuno autoritratti in rosa. Rosa come la parrucca che i colleghi di Francesca le hanno regalato durante la chemioterapia fatta in seguito ad un cancro al seno; rosa come l’abito bon ton della madre ritrovato in soffitta; rosa come il colore della prevenzione al cancro al seno; rosa come il fiocco appeso dopo la nascita di sua figlia Dora, venuta al mondo contro ogni previsione medica. Da esperimento personale e privato il progetto si trasforma in un’opera collettiva. Collettiva perché viene donata alla collettività; perché Francesca ha deciso di coinvolgere tutte le donne che incontra sul suo cammino fotografandole con la “mitica” parrucca rosa in testa, donne sorridenti, testimonial solidali della lotta alla malattia, ed infine perché il Pink Project da portfolio online privato è diventato un progetto condiviso grazie al crowdfunding che ha permesso di raccogliere 3.000 euro necessari a trasformare il progetto in una mostra. Itinerante. Che diventa uno spazio dove confrontarsi, un messaggio di speranza ed infine un simbolo della prevenzione e della lotta al cancro al seno.

Info

  • PINK PROJECT – mostra fotografica di Francesca Tilio
  • A cura di Marta Magagnini
  • Inaugurazione: sabato 21 marzo ore 17,30
  • dal 21 marzo al 18 aprile 2015
  • Insieme – Rua David D’Ascoli 1/3 – Ascoli Piceno
  • promossa dallo IOM Ascoli Piceno in collaborazione con il Comune di Ascoli Piceno e l’Assessorato Politiche Sociali e Pari Opportunità
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