Stefano David è nato a Roma nel 1970 da padre italiano e madre greca e si è diplomato come fotografo e stampatore presso l’Istituto di Scienza e Tecnica di Roma.
La sua ultima mostra in ordine di tempo, dopo il progetto Metropolis – presentato alla Galleria Fondaco di Roma e poi in diverse sedi private e istituzionali in Italia e all’estero (con una selezione allestita nello spazio arte del Caffè Vanni, via Col di Lana 10, sempre a Roma) – è Atomi. Paesaggi della memoria. Si tratta di un ciclo impostato come una sorta di memoir fotografico che racconta per immagini ricordi emotivi legati alla Grecia, che, come ci dice l’autore, è parte delle sue radici:
“mia madre era originaria della Grecia, mia seconda casa.
I ricordi dei periodi trascorsi in Grecia, fin dall’infanzia, si stratificano, si sedimentano, si confondono per rinascere in una veste nuova: diventa impossibile collocare cronologicamente gli episodi del passato in un luogo e un tempo definiti.”
Attraverso stampe in bianco e nero di multiesposizioni in ripresa, realizzate utilizzando la stessa tecnica di Metropolis, David ritrae boschi, sentieri, spiagge, villaggi, case:i luoghi di questa terra che evocano la sua infanzia e le origini. Con Atomi egli sviluppa la sua ricerca e alla combinazione di strade e palazzi, che in Metropolis rappresentano la sua idea di città contemporanea, sostituisce emozioni e ricordi per descrivere veri e propri paesaggi della memoria.
In queste foto David sembra scolpire le immagini sovrapponendo diverse messe a fuoco e creando livelli di percezione visiva, sentimentale ed estetica che conferiscono mistero e profondità a paesaggi familiari e comuni in cui anche il pubblico può facilmente ritrovarsi. Quasi fosse una narrazione fiabesca, i livelli sovrapposti inducono a destrutturare i parametri artificiali con i quali comunemente ci si rapporta nella registrazione e nella fruizione delle immagini, ovvero: rappresentazione del luogo, definizione del tempo e delle dimensioni reali, forza di gravità che trattiene a terra. Così, Atomi, nella sua rarefatta definizione, sembra invitare ad entrare in una dimensione altra, in intimità con l’interiorità, scardinando i canoni convenzionali, offre l’occasione di librarsi, viaggiare nel tempo, ritornare con la mente all’infanzia o comunque ad un passato senza tempo.
La mostra: dal 26 marzo al 16 aprile 2015, visitabile dal martedì al sabato dalle ore 10.00 alle 13.30 e dalle 16 alle 19.00 alla Galleria Fondaco nella sede di Via degli Zingari 37, Roma – www.fondaco.eu
La cultura della contemporaneità nelle sue molteplici declinazioni
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