Happiness Is a Warm Warm Gun. Sulla felicità nello spazio pubblico. #2 seconda parte

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Se lo spazio pubblico è il luogo della felicità, non sempre è stato lo spazio della felicità pubblica. Abbiamo trattato tale questione in un precedente approfondimento, #1, e proseguiamo qui – prima di giungere a un’auspicabile, possibile soluzione – analizzando e facendo uso del set di indicatori dell’importante Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES) del 2014. Questo, a cura del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL) e dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), è uno dei pochi lavori scientifici in Italia in cui si è sperimentato qualcosa di molto simile alla misurazione della felicità, in particolar modo laddove si prendano in considerazione soprattutto gli indicatori che hanno a che fare con la soggettività, indicatori che sono disseminati in più “domini” del BES oltre ad avere un loro proprio dominio “Benessere soggettivo”. Per comprendere l’attuale relazione tra spazio pubblico e felicità è possibile dare un rapido sguardo allo stato della felicità in Italia, cosa resa possibile perché questi dati sono stati pensati per dare una misura del benessere oltre il PIL.

L’avere una vasta rete di amicizie è un indicatore di felicità e come abbiamo detto anche gli indicatori di felicità privata oggi sono direttamente implicati con la vita pubblica, quindi un indicatore come quello che misura la soddisfazione per le relazioni amicali ci restituisce parzialmente un’idea della felicità nello spazio pubblico. I dati percentuali sulle persone di 14 anni e più che sono molto soddisfatte delle relazioni amicali sono disponibili nel periodo 2005-2013 e ci indicano che solo un quarto della popolazione presa in esame è molto soddisfatta, passando dal 24.8 del 2005 al 23.7 del 2013. I maschi si dichiarano generalmente molto soddisfatti più delle femmine di circa 2 punti percentuali. Se si considerano le fasce di età, l’alta soddisfazione per le relazioni amicali è più diffusa tra i giovanissimi (14-19), passando dal 42.3 del 2005 al 44.1 del 2013, seguita dai giovani (20-24), passando dal 34.0 del 2005 al 33.9 del 2013 e dalla fascia di età 25-34, passando dal 30.6 del 2005 al 27.4 del 2013. Con l’avanzare dell’età l’alta soddisfazione per le relazioni amicali decresce, l’alta soddisfazione comincia a decrescere in modo rilevante a partire dai 35 anni e ha nelle fasce di età 55-59 e 75 e più quelle meno soddisfatte e in quella 65-74 un momento della vita in cui la soddisfazione ha una leggera ripresa. Dunque lo spazio pubblico trova nei giovani coloro che più di ogni altro restituiscono una forma di vita associata felice, le relazioni amicali si deteriorano con il tempo fino che a partire dai 35 anni solo 2 persone su 10 si dichiarano molto soddisfatte.

Anche la percentuale di persone di 14 anni e più che hanno parenti, amici o vicini su cui contare è misura diretta della felicità nello spazio pubblico. Nel 1998 la percentuale era del 77.3, nel 2003 del 75.7, nel 2009 del 75.9 e nel 2013 dell’80.8. Nell’ultimo anno vi è stata una ripresa considerevole che riteniamo sia correlata con l’attuale crisi economica. 8 persone su 10 hanno qualcuno su cui contare, ciò rende l’idea che con la dismissione del Welfare ci sia una rete sociale solida che provvede in modo reciproco ai bisogni più elementari che non sono più garantiti. Le femmine tuttavia sono leggermente più svantaggiate e la percentuale decresce con l’età. Lo spessore di questa rete è dato anche direttamente dalla percentuale di persone di 14 anni e più che nelle ultime quattro settimane hanno fornito aiuti gratuiti a parenti e non. Tale percentuale è passata dal 26.1 del 2003 al 30.4 del 2009 e le femmine forniscono aiuti gratuiti più dei maschi di circa 5 punti percentuali. A partire dai 45 anni si comincia ad aiutare di più, ma l’aumento della percentuale totale è dovuto a un incremento dei giovani che decidono di dare aiuto gratuito.

L’indicatore “Partecipazione sociale” è misura diretta della felicità nello spazio pubblico, per partecipazione sociale s’intende la percentuale di persone di 14 anni e più che negli ultimi 12 mesi hanno svolto almeno una attività di partecipazione sociale. Le attività considerate sono: partecipato a riunioni di associazioni (culturali/ricreative, ecologiche, diritti civili, per la pace); partecipato a riunioni di organizzazioni sindacali, associazioni professionali o di categoria; partecipato a riunioni di partiti politici e/o hanno svolto attività gratuita per un partito; pagano una retta mensile o periodica per un circolo/club sportivo. Le percentuali indicano che meno di un quarto della popolazione ha svolto attività di partecipazione sociale. Nel 2013 vi è stato un calo di tre punti rispetto al 2005, passando dal 25.7 al 22.5, calo iniziato nel 2012. I maschi svolgono attività di partecipazione sociale più delle femmine di circa 10 punti percentuali ed è la diminuzione soprattutto tra i maschi che contribuisce al calo generale della partecipazione sociale. Quanto alle fasce di età sono i giovanissimi (14-19) con 33.6 e la fascia di età 45-54 con 32.6 che svolgono di più attività di partecipazione sociale. Tra i 14 e i 54 si attesta intorno al 30% e dopo i 54 comincia a decrescere notevolmente. La tendenza dell’indicatore è quella di una generale diminuzione.

Un indicatore soggettivo molto importante è “Fiducia generalizzata”, ovvero la percentuale di persone di 14 anni e più che ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia. Tra il 2010 e il 2013 solo 2 persone circa su 10 ritiene il prossimo degno di fiducia. I maschi hanno più fiducia nel prossimo di circa 5 punti percentuali e le fasce di età 45-54 e 55-59 sono quelle che hanno più fiducia. La fascia 20-24 ha quasi la stessa fiducia nel prossimo di quella 65-74. Ad ogni modo la fiducia generalizzata nel 2013 si attesta al 20.9.

L’indicatore “Partecipazione civica e politica” è un indicatore della felicità pubblica. Esso corrisponde alla percentuale di persone di 14 anni e più che svolgono almeno una attività di partecipazione civica e politica. Le attività considerate sono: parlano di politica almeno una volta a settimana; si informano dei fatti della politica italiana almeno una volta a settimana; hanno partecipato online a consultazioni o votazioni su problemi sociali (civici) o politici  (es. pianificazione urbana, firmare una petizione) almeno una volta nei 3 mesi precedenti l’intervista; hanno letto e postato opinioni su problemi sociali o politici nel web almeno una volta nei 3 mesi precedenti l’intervista. Tra il 2011 e il 2013 circa 6 persone su 10 hanno partecipato alla vita civica e politica, nel 2013 la percentuale è di 62.2. I maschi partecipano alla vita civica e politica più delle femmine di circa 4 punti percentuali, nel 2013 i maschi si attestavano al 75.3 e le femmine al 62.2. I giovanissimi (14-19) e i più anziani (75 e più) sono le fasce di età in cui la partecipazione è più bassa, la fascia di età 55-59 quella dove è più alta. La partecipazione cresce a partire dai 25.

Ugualmente, l’indicatore “Fiducia nelle istituzioni locali (regionali, provinciali e comunali)” ci dà una misura diretta della felicità nello spazio pubblico. Questo indicatore è il punteggio medio di fiducia nel governo locale (in una scala da 0 a 10) espresso dalle persone di 14 anni e più. Il punteggio nel 2013 è di 3.8, non c’è granché scostamento tra maschi e femmine, va solo rilevato che a partire dai 20 fino ai 59 anni la fiducia è più bassa che non nei più giovani e nei più anziani.

Vi sono, inoltre, due indicatori nel dominio “Sicurezza” che possono contribuire a inquadrare il discorso sulla felicità nello spazio pubblico. Sono “Percezione di sicurezza camminando al buio da soli” e “Presenza di elementi di degrado nella zona in cui si vive”. Il primo indicatore è la percentuale di persone di 14 anni e più che si sentono sicure camminando al buio da sole nella zona in cui vivono. Qui la differenza di genere è tutto, se per i maschi nel 2013 si attesta al 68.0 per le femmine si attesta al 42.9 (contro il 47.5 del 2010). Quanto al secondo indicatore, esso è la percentuale di persone di 14 anni e più che vedono spesso elementi di degrado sociale ed ambientale nella zona in cui vivono. L’ultimo anno disponibile è il 2009 e il valore si attesta a 15.6, i maschi vedono più elementi di degrado delle femmine di circa un punto percentuale. Quanto alle fasce di età quella più sensibile al degrado sociale e ambientale è la 20-24, dopo i 24 anni la percentuale decresce rapidamente passando dal 23.9 (20-24) all’8.3 della fascia di età 75 e più. Alle femmine è praticamente interdetto di stare da sole nello spazio pubblico di notte. Mentre fondamentalmente la stragrande maggioranza delle persone non ritiene la zona in cui vive degradata, né socialmente né ambientalmente.

Nel dominio “Istruzione e formazione” vi è un indicatore che ci dà una misura diretta della felicità nello spazio pubblico, è “Partecipazione culturale”, ovvero la percentuale di persone di 6 anni e più  che, 12 mesi precedenti l’intervista, hanno svolto tre o più attività. Le attività considerate sono: si sono recate almeno quattro volte al cinema; almeno una volta rispettivamente a teatro, musei e/o mostre, siti archeologici, monumenti, concerti di musica classica, opera, concerti di altra musica; hanno letto il quotidiano almeno tre volte a settimana; hanno letto almeno quattro libri. La serie storica comprende l’intervallo di tempo tra il 2006 e il 2013 e il 2013 è l’anno con il valore è più basso, 25.9. Le femmine partecipano alla vita culturale più dei maschi di circa un punto percentuale. Dunque solo un quarto della popolazione presa in esame partecipa alla vita culturale del paese, con la fasce di età 16-19 e 20-24 più attive delle altre per ragioni legate agli studi.

Come anticipato vi è un dominio interamente dedicato agli indicatori che misurano la soggettività, di cui due indicatori ci sembrano fondamentali: “Soddisfazione per la propria vita” e “Soddisfazione per il tempo libero”. Il primo è la percentuale di persone di 14 anni e più che hanno espresso un punteggio di soddisfazione per la vita tra 8 e 10. Dal 2010 al 2013 la percentuale scende da 43.4 a 35. Decresce da 44.2 a 35.8 per i maschi e da 42.6 a 34.3 per le femmine. La diminuzione avviene in tutte le fasce di età, anche quelle con i valori più alti, come i giovanissimi (14- 19) che nel 2013 si attestano al 49. Va rilevato che la fascia di età dei giovani (20-24) che nel 2010 presentava valori più alti di quelle 23-34, 35-44, 45-54, nel 2013 si attesta al livello della fascia di età 55-59 con il 32.5. Anche le fasce di età 60-64 e 65-74 presentano percentuali più alte. Questo indicatore che è il più vicino a misurare la felicità percepita da ciascuno, ci indica che l’alta soddisfazione per la propria vita è prerogativa passata da 1 persona sue 2 a poco più di 1 persona su 3, la felicità in Italia sta decrescendo vertiginosamente. Quanto all’altro indicatore, esso corrisponde alla percentuale di persone di 14 anni e più che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatte per il tempo libero. La percentuale nel 2013 è del 63%, il valore è più alto di circa 4 punti percentuali per i maschi rispetto alle femmine. Le fasce di età più giovani presentano valori molto più alti della media (80.8 per la fascia 14-19 e 72 per quella 20-24). Il valore decresce fino alla fascia 54-59, per poi risalire. È significativo che il valore di soddisfazione per il proprio tempo libero sia più alto di quello per la propria vita, la soddisfazione per il tempo libero non basta a far crescere la soddisfazione per la propria vita e non può essere il lavoro il rimedio, poiché la popolazione in età lavorativa è quella meno soddisfatta per il proprio tempo libero, qualcosa manca e va oltre il lavoro e il tempo libero.

Un altro indicatore d’interesse è “Insoddisfazione per la qualità del paesaggio del luogo di vita”, ovvero la percentuale di persone di 14 anni e più che dichiara che il paesaggio del luogo in cui vive è affetto da evidente degrado.  Nel 2012 ogni 100 persone di 14 anni e più il 18.3% dichiara che il paesaggio in cui vive è segnato da evidente degrado. I maschi percepiscono il degrado più delle femmine di circa un punto percentuale. La fascia di età che percepisce più il degrado è quella 55-59 con il 20.2, le fasce che lo percepiscono di meno sono quelle 65-74 e 75 e più. Ancora una volta i dati dimostrano che l’infelicità della popolazione presa in esame non è correlata con il degrado del posto in cui si vive, nemmeno al livello paesaggistico.

Un ulteriore indicatore utile allo scopo è “Preoccupazione per il deterioramento delle valenze paesaggistiche”, ovvero percentuale di persone di 14 anni e più che dichiara tra i 5 problemi ambientali per i quali esprime maggiore preoccupazione la rovina del paesaggio causata dall’eccessiva costruzione di edifici. Nel 1998 la percentuale era di 15.8, nel 2012 di 19.9. I maschi sono leggermente più preoccupati. La fascia di età più preoccupata è quella 45-54, con il 21.3 nel 2012. Anche se il valore cresce solo 1 persona su 5 percepisce tra i primi 5 problemi ambientali quello dell’eccessiva costruzione di edifici.

Nel dominio “Ricerca e innovazione” un indicatore utile è “Intensità d’uso di internet”, ovvero la percentuale di persone di 16-74 anni che hanno usato Internet almeno una volta a settimana nei 12 mesi precedenti l’intervista. Si passa dal 28.3 del 2005 al 56.0 del 2013. I maschi utilizzano internet più delle femmine e le fasce di età che utilizzano internet sono quelle più giovani. Questo è l’indicatore che è cresciuto più rapidamente e va tenuto in altissima considerazione poiché lo spazio digitale è una forma di spazio pubblico oggi basilare.

Dunque, solo un quarto della popolazione è molto soddisfatta delle relazioni amicali, meno di un quarto della popolazione ha svolto attività di partecipazione sociale, solo 2 persone circa su 10 ritiene il prossimo degno di fiducia, la fiducia nelle istituzioni locali è bassissima, solo un quarto della popolazione presa in esame partecipa alla vita culturale del paese, l’alta soddisfazione per la propria vita passa da poco meno di 1 persona su 2 a poco più di 1 persona su 3. D’altronde 8 persone su 10 hanno persone su cui contare nel momento del bisogno e 3 persone su 10 fornisce aiuti gratuiti, 6 persone su 10 hanno partecipato alla vita civica e politica, 6 persone su dieci è soddisfatta del proprio tempo libero, la stragrande maggioranza della popolazione non pensa che la zona in cui vive sia degradata, né socialmente, né ambientalmente, né paesaggisticamente, l’uso di internet dal 2005 ad oggi è più che raddoppiato.

La felicità percepita da ciascuno sia direttamente sia indirettamente decresce, né la felicità privata né la felicità pubblica tradizionali sembrano valide alternative o vie d’uscita. Ci si tiene informati e si partecipa alla vita pubblica solo nelle forme meno impegnative. Il problema non è lo stato dello spazio pubblico a livello sociale, ambientale o paesaggistico, se non in alcuni casi, né il tempo libero a disposizione che tuttavia probabilmente è sempre più impiegato nello spazio pubblico virtuale. In un momento di crisi economica duratura le reti sociali di reciproco aiuto tengono e anzi si rafforzano, si è tornati a soffrire per i bisogni elementari e se tali reti permettono di sopravvivere non danno sufficientemente soddisfazione per la propria vita. In questo contesto la felicità diviene un affare di stato e non è un caso che i paesi occidentali e le istituzioni internazionali abbiano preso a misurarla. Si tratta di qualcosa che riguarda tutti noi, oggi la lotta, differentemente dai tempi in cui  scriveva Hirschman è per la felicità tout court. Vi è una convergenza della felicità privata e della felicità pubblica. Il postmoderno ci ha dato in consegna un mondo triste eppure questo mondo è pieno di nuove opportunità, perché non occorrono grandi imprese per trasformare il mondo, basta spesso condividere la felicità, perché le grandi imprese per trasformare il mondo vogliono esattamente la stessa cosa: un mondo in cui si possa condividere la felicità. Tale convergenza è dunque la convergenza verso un mondo che restituisca un’alta soddisfazione per la propria vita, che ridia fiducia nel prossimo, che aumenti la partecipazione culturale e sociale, che sostituisca le istituzioni locali con l’autogoverno e soprattutto che tutto ciò sia condiviso con soddisfazione con gli amici. Inoltre vi è una drammatica questione di genere che deve essere risolta, senza assumere questa questione come centrale non vi è nessuna possibilità di trovare rimedi alla felicità generale. Un’altra questione centrale è quella degli anziani, i quali troppo spesso sono chiusi in casa e presentano in quasi tutti gli indicatori i valori più bassi. Questa felicità né pubblica né privata, patrimonio sia degli attivisti sia dei consumatori più attenti, potrebbe essere chiamata felicità condivisa ed essendo condivisa riteniamo debba essere alla base di qualsiasi innovazione e ridisegno degli ordinamenti dello spazio pubblico.

Bibliografia

  • Agamben G., L’uso dei corpi, Neri Pozza, Vicenza, 2014.
  • Arendt H., Vita activa: la condizione umana, Bompiani, Milano, 2009.
  • Bianchetti C. (a cura di), Territori della condivisione. Una nuova città, Quodlibet, Macerata, 2014.
  • Foucault M., La volontà di sapere, Feltrinelli, Milano, 1976.
  • Hirschman A. O., Felicità privata e felicità pubblica, Il Mulino, Bologna, 2003.
  • Internazionale Situazionista, “Il declino e la caduta dell’economia mercantil-spettacolare”, in Internazionale Situazionista 1958-1969, Nautilus, Torino, 1994.
  • Istat, BES 2014. Il benessere equo e sostenibile, Istat, Roma, 2014.
  • Jameson F, Postmodernismo, Fazi, Roma, 2007.
  • Marx K., Il capitale. Critica dell’economia politica, Avanzini e Torraca, Roma, 1965.
  • Stiglitz J. E., Sen A. K., Fitoussi J-P., La misura sbagliata delle nostre vite. Perché il PIL non basta più per valutare benessere e progresso sociale, Etas, Milano, 2010.
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Daniele Vazquez è antropologo, psicogeografo, urbanista e scrittore di science fiction. Tra i fondatori del Luther Blissett Project, ha fatto parte e fa parte di numerosi gruppi anti-artistici, attivisti e di ricerca indipendenti sulle forme di vita urbane, tra i quali l’Associazione Psicogeografica Romana. Ha pubblicato contributi per diversi libri, articoli per numerose riviste e nel 2010 il volume Manuale di Psicogeografia, nel 2012 il romanzo La comunità dei sogni, nel 2015 La fine della città postmoderna, nel 2016 ha fatto parte dell’équipe di ricercatori che ha lavorato al volume Sviluppo e benessere sostenibili. Una lettura per l’Italia, nel 2018, con Cobol Pongide, il libro patafisico Ufociclismo. Atlante tattico ad uso del ciclista sensibile e, con Laura Martini, la raccolta di scritti del Centro di Ricerca dei Luoghi Singolari: Che cosa è un luogo singolare?

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