“XXI Secolo” di Paolo Zardi. Un outsider allo Strega

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XXI Secolo, Cover

Lo ha detto Dario Vergassola durante la presentazione beneventina dei 12 semifinalisti del 69° Premio Strega,  è lui il “vero outsider”: XXI Secolo di Paolo Zardi (NEO Edizioni), presentato da Valeria Parrella e Giancarlo De Cataldo.

Ci troviamo in una imprecisata città italiana, nemmeno a metà di un buio ventunesimo secolo: «Nessuno ricordava com’era cominciato il declino. Qualcosa, all’improvviso, s’era rotto. Ognuno aveva continuato a fare quello che aveva sempre fatto, ma a un certo punto non era più bastato. Avevano lottato con coraggio; poi, avevano ceduto a una disperazione composta». Chi ci traghetta attraverso le rovine di un Occidente che ha tradito le promesse di benessere è un uomo qualunque, marito di Eleonore (in coma) e padre di Miriam e Marco, che per campare la famiglia vende depuratori d’acqua.

Paolo Zardi, ingegnere padovano, con la NEO Edizioni  – piccola casa editrice di Castel di Sangro (AQ) “senza peli sulla lingua ma con almeno un pelo sullo stomaco” – ha già pubblicato Antropometria (2010) e Il giorno che diventammo umani (2013), entrambi raccolte di racconti che misurano – con pazienza, lucidità e genio – l’esistenza umana.

Misurazione che continua e si amplia con XXI Secolo, romanzo breve, siamo d’accordo, ma senza fretta. Zardi si prende il giusto tempo per le sue subordinate, pennellando – ancora con pazienza, lucidità e genio o, per dirla come De Cataldo, “con una scrittura aspra e controllata, illuminata da sprazzi di singolare originalità” – la grammatica dell’Uomo, questa volta alle prese con le macerie di un secolo spezzato ma, più che altro, con l’Amore e i suoi disastri, con la ricerca della felicità.

«Era arrivato il momento di ammettere che il passato, come il futuro, non esisteva: si costruiva con gli anni, un po’ alla volta, guardando di lato, o tornando indietro, perché la direzione del tempo era un’illusione […]. Tutto questo, però, lui non lo sapeva, non lo aveva mai saputo. Si era portato dentro gli anni passati con Eleonore come fossero una specie di dote. Noi eravamo, noi avevamo, noi pensavamo… ora, quel “noi” sembrava perdere spessore».

XXI Secolo è un romanzo da rimanere asserragliati tra la veglia e il sonno. Perché Zardi ha quella capacità impossibile di rapirti con una frase, una parola – una qualsiasi, una comune: «fanali», ad esempio – e trascinarti ovunque. Fino alla fine. Fino a pagina 160, in una sola notte.

Il 10 giugno, in Casa Bellonci, verrà annunciata la cinquina (o sestina, qualora la piccola-media editoria non fosse rappresentata) dei finalisti e, benché ovunque il punto sembri essere se Elena Ferrante con Storia della bambina perduta (edizioni e/o) ne farà parte o meno, potrebbe accadere che.

Intanto su Twitter, tramite il profilo del Premio,  potete seguire le intenzioni di voto di alcuni Amici della domenica, e dei lettori. Stefano Petrocchi (direttore della Fondazione Bellonci) ha infatti lanciato l’hashtag #iovoto dopo la dichiarazione del vincitore dello scorso anno, Francesco Piccolo: “Letti i dodici libri del #PremioStrega 2015. Voto Covacich, Ferrante, Lagioia. In finale voterò Ferrante”. A lui, per ora, si sono uniti Valeria Parrella (Covacich, Lagioia e Zardi), Gabriele Pedullà (Santagata, Lagioia, Covacich), Igiaba Scego (Zerocalcare, Sereni, Covacich) e Sandro Veronesi (Capossela, Covacich, Gallico).

 

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Giornalista pubblicista dal 2012, scrive da quando, bambina, le è stato regalato il suo primo diario. Ha scritto a lungo su InStoria.it e ha aiutato manoscritti a diventare libri lavorando in una casa editrice romana, esperienza che ha definito i contorni dei suoi interessi influendo, inevitabilmente, sul suo percorso nel giornalismo. Nel 2013 ha collaborato con il mensile Leggere:tutti ma è scrivendo per art a part of cult(ure) che ha potuto trovare il suo posto fra libri, festival e arti. Essere nata nel 1989 le ha sempre dato la strana sensazione di essere “in tempo”, chissà poi per cosa...

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