Gita al Faro. Due chiacchiere con gli autori. Beatrice Masini.

Beatrice MasiniProseguono le interviste con gli autori di Gita al Faro 2015. Oggi incontriamo Beatrice Masini.

È sempre più forte la sensazione che tutti noi desideriamo soprattutto farci raccontare delle storie, che abbiamo fame di racconti. Abbiamo davvero solo bisogno di narrazione?

Io sì, come del pane. Posso anche non scrivere per settimane, ma non leggere è impensabile.

Da dove nascono le tue storie?

Ci sono parole-chiave, temi-chiave che in una forma o nell’altra tornano sempre a galla: casa, bambini, affetti, natura. E poi ci sono altri nodi nati in modo casuale, da un incontro o da una cosa ascoltata o vista che accende qualcosa o perde un filo da seguire per vedere che cosa c’è all’altro capo, e anche tra il qua e il là.

Di cosa parli con maggior coinvolgimento quando vuoi raccontare la vita reale? Famiglia, amore, crescita personale, oppure hai un tuo percorso meraviglioso?

Chi scrive per ragazzi tende a disegnare una serie di cerchi concentrici a partire da un punto, l’essere umano. Io, famiglia, amore, crescita sono i cerchi più stretti e quelli tracciati con più forza, e sono comuni, almeno per me, alla scrittura per adulti. Poi c’è il mondo, e poi gli altri mondi, e qui entriamo nel regno del fantastico e in quello dei generi – il distopico, per esempio, un universo strano e interessante. Ma anche quando si scrive il fantastico si scrive la realtà.

Che faccia hanno i tuoi lettori? Cosa credi li affascini della tua scrittura?

Da quando ho pubblicato un libro per adulti posso dire a ragion veduta che sono lettori di tutte le età. I bambini sono più difficili da affascinare perché i libri li subiscono – giustamente, nel senso che devono essere gli adulti a scegliere per loro, però poi hanno tutto il diritto di dire cosa gli piace e cosa no, e lo fanno senza mezze misure. I ragazzi sono interessati ai meccanismi dello scrivere e ai perché, e ti costringono a rifletterci sopra, a dare corpo a una poetica. Gli adulti apprezzano lo stile, le sfumature, le minuzie non casuali.

Perché hai deciso di partecipare a Gita al Faro? Cosa ti ha convinto a dire sì? Ti era già stato chiesto?

Ne avevo sentito parlare e avevo provato pura invidia al pensiero di quegli scrittori così fortunati da poter passare un po’ di tempo via da tutto. Quindi ho accolto l’invito con sorpresa e con gioia.

È la prima volta che sei “costretto” a un eremitaggio letterario?

Ho fatto una cosa analoga per una settimana nella regione di Bordeaux qualche anno fa. Le rive della Garonne non sono isole, ma un po’ selvagge sì.

Sei mai stata prima a Ventotene?

No.

Cosa porti di te nell’Isola?

La faccia pallida da cittadina e la curiosità.

Cosa cerchi nell’Isola?

Un silenzio molto animato.

Cosa pensi potrebbe mancarti (persone, cose, emozioni…) sull’isola e cosa invece non vorresti ti mancasse?

Sono un tipo solitario e quindi la dimensione dell’isola non mi preoccupa, anzi. Non per una sola settimana. Farò come viene.

Conosci qualcuno degli altri scrittori? Pensi che sull’isola riuscirai a destrutturare o a confermare le impressioni sui tuoi compagni di confino?

Sono stata compagna di Campiello di Fabio Stassi, che è un amico e che sono molto contenta di ritrovare. Ho incontrato Michela Murgia a Rimini per Maredilibri. Gli altri non li conosco, vedremo. Mi piace molto ascoltare e osservare, è quello che farò.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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