Letterature Festival. Censure. Ileana Florescu ed i libri prohibiti sommersi

Ileana Florescu - Ph. Piero Bonacci

Ritrovarsi in un tramonto di giugno, senza più nuvole piene di pioggia, nel chiostro della Casa delle Letterature, a riscoprire le molte declinazioni e le ardite simbologie dell’elemento primigenio acqua. E sentire rinascere attraverso un bagno purificale i libri messi all’indice nei secoli, immersi con amore nel mare di Sardegna e del Maine, lasciati essiccare e fotografati artisticamente da Ileana Florescu. Ne è nato un libro fotografico “Libri Prohibiti” (Castelvecchi ed.2015), presentato nell’ambito del programma del Festival delle Letterature.

La premessa.

Una esposizione di ventuno foto di libri sommersi (edizioni tascabili) dall’artista fotografa, affiancate da ventuno rare edizioni proibite originali provenienti dal fondo antico della Biblioteca Angelica e rimaste esposte nel salone Vanvitelliano della stessa fino al 13 giugno. Frutto della collaborazione tra Ileana Florescu ed Isabella de Stefano la mostra ha unito le immagini di grande suggestione dell’artista Florescu ed ha fatto riflettere sulla censura ecclesiastica dal 1559 al 1948.

L’indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum) è stato un elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa cattolica. Creato nel 1558 per opera della Congregazione della sacra romana universale inquisizione (Sant’Uffizio) sotto Paolo IV ha avuto diverse versioni nei secoli ed è stato soppresso nel 1966, dopo il Concilio Vaticano II, da Paolo VI.

La serata.

È stata la giornata di Letterature Festival dedicata alle #Censure e, dopo la presentazione di Maria Ida Gaeta, Isabella de Stefano ha spiegato come e perché una biblioteca religiosa detenga le più famose edizioni di libri proibiti, frutto di una più che evidente contraddizione. Tutto nasce dal vescovo agostiniano Angelo Rocca, fondatore della Biblioteca Angelica nel 1604, il quale ricopriva l’incarico di Segretario della Congregazione dell’indice dei libri proibiti ed in questo ruolo ha avuto il privilegio di conservare i volumi vietati dalla censura ecclesiastica.

Isabella de Stefano aveva visto la mostra di libri sommersi presentata a Roma nel 2009 da Ileana Florescu e l’aveva contattata per arrivare ad una mostra che potesse simboleggiare una operazione artistica di purificazione e rigenerazione dei libri all’indice posseduti dalla Biblioteca (tra cui libri di autori come Machiavelli, Copernico, La Fontaine, Hume, Kant, Stendhal, Balzac, Croce, ecc.). Il compositore Franco Piersanti, ispirato dalla bellezza della mostra ha composto poi il brano De Revolutionibus Orbium Coelestium per sassofoni e percussioni, eseguito all’inaugurazione ed il regista Ottavio Celestino ne ha preparato un documentario.

Nella interessante ed affollata serata del Festival dedicata ai libri proibiti lo scrittore Diego Da Silva, parlando della censura ha paragonato un libro ad un essere vivente che fa pensare, che riesce a mettere dubbi sulle nostre certezze. I libri proibiti – ha aggiunto – sono sempre stati dei libri sfuggiti di mano all’autore, il quale non immaginava quanto fosse dirompente e pericoloso il libro che stava scrivendo. Purtroppo invece, ha voluto sottolineare Da Silva, per la maggior parte della letteratura le cose alla fine tornano, si assestano e ricongiungono nel luogo comune, in quello che è il pensiero dominante. “La forma puttanesca dell’arte”.

Il giornalista Edoardo Sassi ha parlato delle immagini della Florescu come immagini pittoriche di grande impatto visivo. Di come l’acqua sia un elemento più consono ad una artista che lentamente voglia approfondire una materia. Di come con l’immersione si riesca a riscattare i libri da un oscurantismo universale. Qualsiasi regime (religioso, nazista, comunista) – ha aggiunto Sassi – ha cercato sempre di vietare il sapere e la conoscenza. La censura non è mai finita, ancora oggi ci sono persone perseguitate per aver esposto il loro libero pensiero. Una ulteriore importante considerazione è stata fatta dal giornalista del Corriere della Sera: un altro grande male delle società oppressive (e qualsiasi la può essere) è la nascita della autocensura. Quante migliaia di pensieri si sarebbero potuti creare per l’evoluzione delle nostre società se non ci fosse stata l’autocensura?

Sono stati poi letti alcuni brani di J.M. Coetzee, Benedetto Croce, Nicolò Copernico, Ernesto Bonaiuto, Honorè de Balzac, con forti richiami alle tematiche della serata.

Ileana Florescu ha terminato parlando con amore profondo della sua biblioteca sommersa ma con quella sensazione tristissima della fine annunciata del cartaceo, mentre faceva buio sui tetti dell’ex Convento dei Filippini, oggi aperta e libera Casa del sistema culturale cittadino.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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