Il fascino indiscreto della struttura: Sintattica all’Andersen

claudioadami, Qual è la parola, 2015, programma sviluppato per scheda raspberry, proiezione (foto Lavinia Della Bruna)

Il metodo è qualcosa di estremamente affascinante. Ogni mattina da circa tre anni mi alzo e mi preparo la colazione ascoltando un programma di cultura alla radio. Niente cronaca o brutte notizie; questa routine è per me un modo di ridestarmi e rinascere nel mondo in maniera graduale.

Dopodiché mi siedo davanti al computer, apro il mio taccuino, e segno la data e l’orario in cui comincio a lavorare. Prima di staccare per pranzo, scrivo l’ora in cui ho terminato il lavoro della mattina, e calcolo il tempo impiegato.

Per noi che ossessivamente cerchiamo un metodo per creare nessi tra le nostre ore e le nostre azioni, una mostra come Sintattica non può che invitarci a nozze. Ci rispecchiano un’opera come quella di claudioadami, dove a fianco ad una serie di righe così fitte da sembrare cancellate, si osservano timbri con date. In questa specie di partitura, che in realtà è una riscrittura di Beckett, ci sono alcuni interstizi. In una riottosa pienezza, spazi di staticità e tranquillità sono necessari, così come le pause in un brano musicale. Con la sua serialità e la sua abitudine a darsi regole e norme nell’esecuzione del lavoro, claudioadami rende manifesto il gusto per una quotidianità ossessiva, compulsiva e calcolabile. Si tratta dell’illusione di possedere il tempo una volta che lo si scrive su un pezzo di carta. La rincorsa ad una disciplina inafferrabile ed ad una memoria infinita ed impossibile.

Di mostre sulla parola dell’arte ne abbiamo viste di belle (una delle più celebri si è tenuta nel 2007 Mart di Rovereto), ma per Sintattica si parte da presupposti diversi. La parola è frammentata, scomposta, evocata. Non sono lettere e parole il punto della questione, bensì la sintassi. Questa mostra è una cura per i dolori articolari; gli artisti scarnificano il linguaggio per arrivare alle articolazioni e alle giunture, a quei principi che regolano la comunicazione e il linguaggio, orale e scritto.

In questa mostra i tre artisti romani Luigi Battisti, claudioadami e Pasquale Polidori, si confrontano tramite opere provenienti da diverse fasi del loro percorso artistico. Per quanto diversi generazionalmente, gli artisti condividono l’attenzione per il materiale testuale, da riformulare e ricombinare in vario modo. Pittura, video, istallazione; attraverso i vari medium a disposizione gli artisti esplorano i nessi tra concetti, oggetti, e significati. In maniera concettuale si, ma anche sinestetica.

Non è la prima volta che questi artisti espongono assieme, eppure Sintattica vede il trio interagire in un contesto peculiare. La mostra è stata infatti pensata appositamente per il Museo Andersen (casa-atelier che il proprietario, Hendrik Christian Andersen, ha voluto lasciare alla città d’elezione). Una delle sfide degli artisti e della curatrice Francesca Gallo nell’approcciarsi a questo elegante museo, è stata quella di non farsi fagocitare dall’ambiente. Anche se le stanze utilizzate per l’esposizioni sono normalmente vuote, si tratta comunque di spazi fortemente connotati. E’ difficile non lasciarsi annientare dalla ricchezza degli ambienti di inizio secolo. La scelta, in perfetto accordo con la visione estetica degli artisti, è quella di presentare opere minimali che facciano riposare lo sguardo e la mente, anziché appesantire, percorrendo allo stesso tempo l’unica strada possibile; quella del dialogo con lo spazio.

La partitura di Luigi Battisti si srotola nella sala principale del museo Andersen. Come un computer che ragiona in termini di zero ed uno, Battisti scompone i colori degli affreschi in piccole cellule che ne cristallizzino la bellezza cromatica, evocando ancora una volta la sintassi al di là della forma. Polidori ha invece trovato l’armonia con il museo attraverso la musica, confrontandosi con ambienti saturi di documenti e statue realizzate da Andersen, senza la possibilità di agire su alcun oggetto, così come spesso avviene nei musei. Un intervento sonoro fa da catalizzatore dell’ambiente, facendo danzare le dinamiche statue di Andersen.

Tra norma, prassi e linguaggio, questa mostra si pone come un’interessantissima riflessione visiva che ci coinvolge in prima persona. Anche per coloro che non cominciano la giornata preparandosi la colazione con la radio accesa.

Info mostra

  • Sintattica. Claudioadami / Luigi Battisti / Pasquale Polidori, a cura di Francesca Gallo.
  • a cura di Francesca Gallo
  • 28 maggio – 11 ottobre 2015
  • Museo Hendrik Christian Andersen
  • Via Pasquale Stanislao Mancini 20
  • Roma
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Naima Morelli è una critica e giornalista specializzata in arte contemporanea nel Sudest Asiatico e Medioriente, ed è un'autrice di graphic novel. Scrive regolarmente per Middle East Monitor, Middle East Eye, CoBo, ArtsHub, Art Monthly Australia e altri. Collabora con gallerie asiatiche come Richard Koh Fine Arts, Lawangwangi Creative Space, Tang Contemporary con testi critici e come liason tra Italia e Sudest Asiatico. E’ autrice di due libri-reportage intitolati “Arte Contemporanea in Indonesia, un’introduzione” e “The Singapore Series”. Sotto lo pseudonimo “Red Naima” ha pubblicato le graphic novel “Vince Chi Dimentica”, incentrato sulle tensioni artistiche di inizio ‘900, e “Fronn ‘e Limon”, realismo magico all’italiana.

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