Titoli di coda. Di Petros Markaris. Un giallo antico nella Grecia in crisi.

5466185_389179Petros Markaris fa pensare a Georges Simenon, ma forse meglio a Giorgio Scerbanenco o ad Andrea Camilleri. Autore, sceneggiatore, saggista è uno degli scrittori più influenti nel panorama greco. Alla domanda dell’intervista di Raidue rilasciata nella libreria “Poems and crimes” sulla situazione greca, qualche giorno fa, ha risposto. “Siamo al teatro dell’ipocrisia. Su un debito che nessuno può più ripagare i tedeschi ci dicono vi daremo altri soldi e poi ce li renderete. I greci, dopo aver detto usciamo dall’Euro, chiedono a tutti dateci più soldi che poi ve li restituiremo. Una situazione senza uscita.

Alla domanda, ancora più ipocrita, quanto conti l’orgoglio nazionale e quali siano le speranze del futuro il papà del commissario greco più famoso Kostas  Charitos ha risposto “Ci serve di avere un po’ più di umiltà. Dopo la guerra (mondiale e civile) si andava in giro senza scarpe e la speranza contava molto. Ora che in fondo stiamo molto meglio la speranza non c’è più in nessuno. Non è facile ricostruire una forma mentale positiva. Ci proverò nel prossimo romanzo del commissario Charitos”.

Con questa premessa e curioso di sapere qualcosa di vero sulla Grecia da chi ci vive e ci scrive ho cominciato a leggere Titoli di coda, un romanzo poliziesco,  un giallo per passare il tempo d’estate, ma che è invece soprattutto uno spaccato sulla vita reale di una nazione che ancora non abbiamo capito o non ci vogliono far capire. Il bello di libri come questo è che l’inchiesta del commissario Charitos, uomo comune senza doti particolari, fila via liscia tra pestaggi, delitti ed indagini al buio (senza tecnologia avanzata), ma quello che traspare dalle pagine è l’affresco nitido e globale della situazione economico – sociale della Grecia.

Illuminanti le conversazioni tra la gente comune. “Che cosa abbiamo guadagnato a continuare per mesi a dire no alle condizioni delle Organizzazioni internazionali e della Merkel?” oppure “Vedi che ogni negozio rischia di chiudere domani ed ogni commesso di essere licenziato, un impiegato pubblico di essere messo in mobilità. E ogni poliziotto di ronda di beccarsi una pallottola. Tutto si muove sul filo del rasoio e la povertà vuole che il tragitto lavoro – casa sia senza macchina. E questa sia sempre parcheggiata in attesa di tempi migliori.” Forse niente di nuovo rispetto a quello che, malgrado tutte le ‘complicate’ informazioni economico finanziarie che riceviamo, abbiamo già potuto capire. Ma detto direttamente da loro… Ancora “Atene di notte  è come le nostre tasche. Due vasi comunicanti con scarso flusso. Strade vuote, marciapiedi vuoti, trattorie semivuote. Se di giorno vedi la sofferenza di Atene, di notte ne cogli il lutto.”

Una scrittura piana, semplice, concisa, familiare e popolare, nelle sue descrizioni di luoghi di lavoro (commissariato, tribunale), quartieri (più ricchi e più poveri), paesi e campagne e case private dove avviene il vissuto umano. Tutto così normale come può avvenire nel quotidiano di ogni città del mondo, abitata di esseri umani con i loro bisogni e le loro ambasce. Ed i delitti sono coperti da una grande rispetto in un giallo che scorre via in scioltezza e non fa pensare.

Eppure da poche e piccole notazioni si approfondisce un vissuto che è diverso. Quella situazione greca che con le grandi storie dell’economia non ha nulla a che fare. Ma forse ha poco a che fare anche con il lavoro.  “Per fortuna sono riuscita ad andare in pensione prima della riforma. Ora con qualche lezione privata…” “La gente che sa fare tutto sono gli immigrati ma combinano poco, i greci non combinano niente lo stesso ma non sanno neanche più fare niente, hanno disimparato le cose che sapevano fare.” Ancora. “Nel centro di Atene la scarsità si vede, in certi quartieri invece la gente passeggia tranquilla e la nasconde perché ancora non ha trovato il coraggio di ammetterla.” A casa del commissario Charitos, in cui confluiscono figli, consuoceri ed amici è tutto un cucinare economizzando. I piatti sono quelli della dieta mediterranea: torta di verdure e feta, fagiolini e melanzane alla caciotta greca, pomodori e peperoni e molti piatti nati ricchi ma diventati poveri (a carne o pesce sfuggito).

Il commissario si diverte a consultare il vocabolario greco con richiami al greco antico ed agli autori antichi. Così troviamo definizioni interminabile su violenza o burocrazia impotenza ed ostruzionismo provenienti da Iliade ed Odissea, da opere di Eschilo, di Platone, Solone, Dionigi di Alicarnasso, dal Codex Iustiniani. Unico indizio per un giallo che si rispetti sono i messaggi che seguono i delitti firmati da “I greci degli anni ‘50”. Un messaggio che vuol ricordare un mondo in cui si stava meglio quando si stava peggio.

+ ARTICOLI

Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.