Le isole del Frioul. La voce dell’Isola.

Bouches-du-Rhone (13)Port du Frioul, Marseille

Partiamo alle 6.30 del mattino con il battello che dal Vieux Port in mezz’ora raggiunge le isole sgranate nella baia davanti la città.

Il Frioul dà il nome al piccolo arcipelago a 7 Km al largo di Marsiglia, 4 isolette di 200 ettari in totale, fra cui l’isola di If (il tasso, l’albero), nella cui fortezza-prigione Alexandre Dumas immaginò Edmond Dantès nel Conte di Montecristo.

È ancora buio e fa freddo quando il battello arriva sonnecchiando nella nebbia, ma con i miei amici vogliamo aspettare l’alba in mare e godere del  magnifico spettacolo che si stenderà come un tappeto d’aria e di luce ai nostri occhi, lontano dai rumori e dalle contingenze della città.

Mi siedo fuori, a prua, una leggera pioggerellina mista a nebbia mette i brividi ma sono ben coperta e non voglio perdermi nulla del distacco dalla terra, dalla sicurezza, dalla radice, dalla casa.

È come un «viaggio» simbolico, sorrido se penso al viaggio in traghetto di mezz’ora, ma tutto è relativo e oggi la mia intenzione è di trascendere ogni evento.

Più siamo disposti a mollare, a lasciar andare (lâcher prise in francese), più le cose che ci dovranno appartenere verranno a noi. Più ci attacchiamo alla terra, alla casa, alla sicurezza, maggiore sarà la delusione e la sorpresa in caso di cambiamenti. E, visto che nella vita l’unica cosa che non cambia è che tutto cambia, tanto vale seguire il flusso, il fiume, il battello sulle onde tranquille o meno tranquille, disposti ad approdare, temporaneamente o diversamente, sull’isola dell’insicurezza, dell’incertitudine, dell’ignoto, dell’estraneo alla nostra zona comfort.

La mia zona comfort per oggi, quantomeno stamattina, era rappresentata da un bel letto ancora caldo e da un caffè ancora più caldo, dunque che ci faccio qui all’alba, destinazione un’isola dove non troveremo nessuno? Ma in fin dei conti non cerco neanche una risposta, non sono qui per far domande alla Vita, l’ho già abbastanza scocciata ultimamente, voglio solo godermi … tutto! Tranquillamente, senza pensare, ma solo sentire la Natura e scoprire le isole davanti Marsiglia.

Approdiamo nel piccolo porticciolo turistico deserto dell’isoletta di Ratonneau, comincia ad albeggiare e i gabbiani già stridono svegli sopra di noi. Siamo in quattro, Vincent fa da guida, cominciamo a camminare su  per il sentiero che si snoda in mezzo alle rocce, agli sprazzi d’erba, cespugli, piante della macchia mediterranea.

Le isole, data la posizione strategica di avamposto alla città, furono spesso utilizzate come punto di difesa e di osservazione; restano tracce, più che tracce, delle fortezze, delle trincee, delle batterie, delle costruzioni militari, dai tempi di Enrico IV a quelli di Luigi XIV, a Napoleone, fino alle due Guerre Mondiali. Proprietà del Ministero della Difesa fino al 1995, oggi le isole sono abitate da una cinquantina di persone che vivono qui tutto l’anno. Resta comunque un luogo impregnato da una certa atmosfera, nel XVIII secolo durante la peste fu dedicato alla quarantena e dopo il massacro degli armeni, negli anni ’20, divenne luogo di accoglienza dei rifugiati; si sente molto la separazione dal continente.  Qui l’isolamento, l’isolanità, è forte, è fisica.

Continuiamo a salire, i gabbiani eccitati e in piena forma ci seguono, ci fanno compagnia, ci gridano, ci sgridano, forse gelosi di quest’invadenza, forse lieti di questa presenza.

Arriviamo a un plateau, il mare di fronte è…immenso!

Un’enorme distesa di mare calmo ma pieno, gonfio (è luna piena), grigio azzurro del colore indefinito e trasparente del mare all’alba; alla nostra destra la città, già lontana, con tutto quello che vi è connesso e permesso.

Le priorità dell’esistenza si risistemano già tutte davanti al silenzio, alla presenza incredibile del mare, al fresco del mattino, al profumo del rosmarino, dei cardi, delle erbe selvatiche.

La connessione alla natura è la nostra salvezza, è la connessione a noi stessi, al nostro centro. Vincent guida la camminata sul sentiero pietroso mentre la luce del giorno si leva e ci investe gioiosamente in una sinfonia totale. I gabbiani non hanno smesso di danzare allegramente intorno e sopra di noi, cantando provocatori a squarciagola.

Il mar Mediterraneo brilla sotto di noi.

Il ciglio del sentiero è costellato di piante di asparagi selvaggi, ne raccolgo un mazzetto. Comincia a piovere, ci fermiamo a fare pic-nic in una grotta, o meglio un hangar, traccia anche questo del passato. Ma il passato ora non esiste e abbiamo solo voglia e bisogno di apprezzare appieno il pic-nic, la giornata, il profumo della passeggiata.

Succhi di frutta bio, macedonia, frutta secca, i miei biscotti siciliani al limone, un thermos pieno di thé caldo profumato alla cannella, gli asparagi amari e insieme dolci: seduti per terra gustiamo tutto come fossero le delizie più delizie del mondo.

La felicità dipende da come vediamo le cose, dalla nostra testa, dipende se vediamo «solo un po’ di frutta e due biscotti secchi» o se vediamo «tante cose buone, sane, saporite, mangiate in compagnia e in pace».

I miei amici vogliono fare una preghierina per fare smettere la pioggia che intanto va alla grande, io sorrido all’idea della danza della pioggia al contrario, ma faccio la preghierina lo stesso.

Scendiamo per raggiungere il traghetto, stanchi, leggeri, pieni di energia, di vento e di sale, la pioggia non ha smesso! Saliamo sul battello fradici e consapevoli, le isole rimangono dietro, come a proteggerci, a vegliare su di noi, sulla città.

Il tragitto del ritorno è più allegro e leggero, il porto di Marsiglia ci viene incontro con chiarezza e sicurezza, ci apre le braccia con il movimento e i rumori di una città che si è appena svegliata.

Il sole è alto, fa caldo, la primavera canta senza remore.

Se  si ha il coraggio di partire, di mollare, di rischiare, c’è sempre un porto, una terra, la terra, che ci attende. La nostra casa interiore è sempre lì ad accoglierci se siamo pronti a lasciare le tegole sopra la testa e i bei mobili attorno.

Arriviamo al Vecchio Porto dove il mercato del pesce è già iniziato e i gabbiani padroni di questo mondo del mare sono già in agguato per beccare.

Mi sento le ali ai piedi, compro due Kg di sgombri per 10€.

Saluto Vincent e gli altri, ci vedremo in giro per la città, al chiuso o all’aperto nelle strade, mentre penso già con nostalgia a quel mare immenso, alle tamerici e alla Voce dell’Isola.

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Simona Canzonieri siciliana, in Francia da dieci anni, 3 figli adolescenti, dopo una laurea in chimica ed un lavoro come ricercatrice in una multinazionale italiana, lavora oggi come insegnante di italiano nelle aziende della zona di Marsiglia; traduttrice free-lance, parla 4 lingue fra cui francese, inglese ed olandese; ha collaborato con la pagina letteraria del Corriere Nazionale. Amante di letteratura, yoga, trekking in montagna, Simona si interessa anche di filosofie e spiritualità orientali.

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