Roma, Colosseo, Beni Culturali, progetti faraonici e mancanza di cura

Archeologia e degrado

Ricevemmo, dall’autorevole Associazione Bianchi Bandinelli (www.bianchibandinelli.it) questa che ci sembra una riflessione in molte parti condivisibile; volentieri, pertanto pubblichiamo, rilanciando quanto già indicato dalla stessa struttura ad agosto (http://www.bianchibandinelli.it/2015/08/08/ma-roma-finisce-al-colosseo/), chiedendoci, anche noi, se Roma è SOLO il Colosseo, sollecitando chi di dovere a un’attenta disanima della situazione – disastrosa – a riguardo dei nostri Beni Culturali e a una soluzione ficcante e responsabile. Per non ripetere, qui, sino allo spasmo, di Pompei – ma forse pure Ercolano non ride…-, ricordiamo al Ministro anche della sparizione, in molti uffici istituzionali – per esempio a Bari, nel Palazzo della Regione  (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/08/12/sparite-le-opere-darte-il-giallo-della-regione-aperta-unindagineBari05.html?ref=search) e non solo in questa sede -, di opere d’arte pregevoli che sono – ribadiamolo – bene comune e dovrebbero essere, quindi, di fruizione collettiva… Dunque, tra furti, crolli, chiusure sconsiderate – di Ville, tra cui, a Roma la Ada (http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_agosto_07/villa-ada-la-caduta-2-pini-diposta-chiusura-sughereta-5d6fedb0-3d34-11e5-a2f1-a2464143b143.shtml) e di musei, e di alcune belle sale di Palazzo Barberini che torniamo a citare -, e sviste, sottovalutazioni e/o complicità istituzionali e ministeriali, spostamento di fondi da un settore all’altro, da un sito all’altro, come nel gioco delle tre carte, pensiamo che ci siano priorità e urgenze impellenti che forse necessitano di improcrastinabile, più considerevole e responsabile impegno, di attenzione e competente cura… anche se – comprendiamo – meno spendibile elettoralmente e di minore impatto mediale…

Ci piace il nuovo, riteniamo fondamentale dare impulso a imprese contemporanee di respiro e immagine internazionali e, soprattutto, sappiamo bene che la Città – tutte le città – è organismo vivo, sorta di dinamico work-in-progress e riteniamo, pertanto, indispensabile che generi e/o accolga progetti innovativi, talvolta talmente tanto da non essere, in prima battuta, graditi ai più…; ma…

La recente decisione del Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo di destinare alla ricostruzione dell’arena del Colosseo gran parte dei finanziamenti in precedenza rivolti alla messa in sicurezza dalle infiltrazioni di acqua della Domus Aurea è di assoluta gravità e dimostra a quale stadio di innamoramento si sia giunti nei confronti di una supposta valorizzazione del nostro patrimonio.

Le opere da realizzarsi con i fondi distratti verso il Colosseo avrebbero dovuto contribuire a garantire la conservazione della Domus Aurea. Invece, da oggi si avranno opere rivolte a qualcosa che non necessariamente corrisponde all’antico aspetto del Colosseo; e che non corrisponde alla necessità di tutela del Colosseo stesso. Per abbandonarsi all’inarrestabile passione di disporre di un bel piano nuovo sul quale allestire spettacoli, si condanna alla progressiva, lenta e sicura distruzione uno dei principali monumenti della Roma antica.

Il nuovo piano dell’arena non risponde ad alcuna necessità di conservazione o di rafforzamento statico del Colosseo; non procedere ad azzerare le infiltrazioni d’acqua dai giardini soprastanti alle pareti decorate significa abbandonare a se stessa la Domus Aurea.

Inoltre a Roma non è solo la Domus Aurea bisognosa di cure. Tutto il Palatino è a rischio strutturale e idrogeologico. Necessitano di interventi l’Acquedotto Claudio nel Parco degli Acquedotti, il Ponte Rotto, l’Arco di Giano, l’Acquedotto Celimontano, le Mura Aureliane, tutti i monumenti dell’Appia Antica in proprietà pubblica e privata (S. Urbano, i mausolei dei Calventii e del Cercenii, solo per citarne alcuni).

Nel 1875 il ministro Ruggero Bonghi sostenne che da allora in poi sarebbe stata cura dei tecnici del Ministero stanziare nelle direzioni più fruttuose per la conoscenza e la salvaguardia dei monumenti della storia le risorse a disposizione. Oggi, centocinquant’anni dopo, un suo successore segue ad occhi chiusi gli obiettivi che gli impone una malintesa concezione della valorizzazione e non la sua responsabilità istituzionale di tutelare il patrimonio storico. E alcuni tecnici, ossequienti, applaudono.

Questa la lettera, alla quale ci riallacciamo con una nostra segnalazione: di una mancanza di studi fattivi e di protocolli sulle modalità in merito alla questione del riuso del nostro patrimonio monumentale; è, questo, qualcosa che esige regole, agili ma trasparenti, chiarezza nelle finalità e, in ultima istanza, un confronto su un tema di basilare importanza: non esclusivamente per preoccupazioni conservative ma anche per rianimare siti altrimenti catacombali, e per un uso culturale ed economico che non sia abuso.

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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